Viva la smania che mi prende al mattino
Di correre forte incontro a un altro destino,
Di respirare il traffico feroce,
Di far sentire forte la mia voce
lo posso andare forte o andare piano,
Ritornare indietro o fuggire lontano,
Sono così, una corsa magica di un tram,
Sono il vapore di una grande città
Da Questa illogica follia (Clandestina, 1987)
Ho iniziato a studiare; ho esaminato una trentina di testi - cercando quasi, cosa non facile, di uscire da me stessa - e in tutti quanti ho trovato, come previsto, una compresenza di elementi, una stratificazione di tematiche ricorrenti, e anche di situazioni, di immagini, di espressioni lessicali. Ogni canzone è un microcosmo, perfettamente inserito e inseribile dentro il macrocosmo del corpus del nostro Cantante. Ho trovato unitarietà dentro la molteplicità; c’è un filo che collega la produzione più lontana nel tempo a quella più recente, ed è un filo resistente, che rimane intatto anche nel mutamento: la sua impronta, il palmo della sua mano impresso in modo indelebile, quello che te lo fa riconoscere e amare anche se son passati tanti anni e non ne sapevi più niente.
Ascoltandolo, con il senso dell’udito e con quello del cuore, ti accorgi che è cambiato, ma non si è snaturato. Non voglio tentare di interpretare testi, almeno non nel senso di fornire di ciascuno un significato, di raccontare esattamente che cosa vogliano dire e a che cosa si riferiscano, perché, a parte quelli di lettura immediata e inequivocabile,( o almeno che tali appaiono) o quelli di cui ci ha fornito l’interpretazione lo stesso Cantante, di qualcuno posso avere una mia personale interpretazione che forse è totalmente fuori dagli intenti dell’autore. Di qualche altro posso avere un’idea alquanto nebulosa; per altri ancora invece posso, senza alcun timore, affermare di godermeli molto quando li ascolto, di essere coinvolta nella sfera emozionale, ma di non sapere proprio che cosa pensare. Deve sfiorarmi il dubbio di essere un po’ tonta? Delle canzoni si deve proprio capir tutto e spiegare tutto? A me in più di un’occasione viene il dubbio di essere un po’ tonta, non solo in relazione alla comprensione di una canzone; a volte il dubbio diventa perfino certezza, però alla fine che cosa me ne importa se non la so spiegare? Certa è una cosa: la so sentire, se mi suscita stati d’animo positivi, se mi lascio conquistare e trasportare, in un altrove, come si usa dire - a mio avviso troppo, oggi - dove non tutto mi è chiaro, ma mi sento a mio agio.
Uno dei capi di cui è costituito quel filo resistente e ritorto, è senz’altro l’idea del viaggio, nelle sue varie accezioni e sfumature. Amo molto le parole, da alcune sono conquistata come fossero esseri viventi, e in un certo senso lo sono. Mi piace immergermi dentro le parole, conoscerne i significati profondi, l’origine. Smembrarle, analizzarle, supporre parentele semantiche quando non le conosco con esattezza, indagare e scoprire la fondatezza delle mie analisi. Nella parola viaggio, arrivata in italiano attraverso il provenzale viatge, dal latino viaticum, (che esattamente significa ciò che può essere utile portare quando ci si sposta da un luogo all’altro), c’è il concetto di via, di cammino, di distanza che si deve percorrere per giungere da un luogo ad un altro, non necessariamente luoghi geograficamente, materialmente intesi. Ecco, in questo senso moltissime canzoni di Mimmo sono canzoni di viaggio, non solo quelli che si compiono con i treni (i mezzi di trasporto più presenti nella sua produzione, ma sembrano treni che permettono di gustare il paesaggio, di fare incontri, di pensare: se non è il treno locale che si ferma a tutte le stazioncine, non è l’alta velocità) con l’aereo, con i bastimenti, con le corriere, con le auto, monoposto o meno, lanciate a tutto gas.
Spesso questi mezzi alludono a metafore, e la velocità è l’esatta traduzione di un anelito di libertà, per sfuggire ai recinti, alle costrizioni, alle celle. Si va, si corre, ci si sposta, per raggiungere un luogo o qualcuno, ma si va spesso anche via, si raccolgono le cose amate e si punta verso un’altra direzione. Se la situazione è stagnante, meglio non attendere oltre, meglio cambiare aria. Se in un luogo o con qualcuno non si sta più bene, un cambiamento è quello che ci vuole, anche se spesso non è il malessere che spinge ad andare, ma un’inquietudine positiva, quella smania di correre forte incontro a un altro destino: partire per nuove esperienze è certo una sfida, è farsi sospingere da una pulsione eroica, misurarsi con sé stessi e scoprire che sfidare l’ignoto è molto eccitante. Niente acque ferme, ma torrenti cristallini, aria pulita, velocità e vento nei capelli, la certezza di poter avere diamanti dentro gli stivali, e si volta pagina. Anche se il giorno si configura come il più difficile, starsene a casa è inutile, meglio tuffarsi nelle strade lucide della città tentacolare. Tale è l’urgenza di andar via che si parte col buio, questa volta in due, perché non ha senso aspettare il mattino. Ci si può far guidare da una stella di vetro.
Ascoltandolo, con il senso dell’udito e con quello del cuore, ti accorgi che è cambiato, ma non si è snaturato. Non voglio tentare di interpretare testi, almeno non nel senso di fornire di ciascuno un significato, di raccontare esattamente che cosa vogliano dire e a che cosa si riferiscano, perché, a parte quelli di lettura immediata e inequivocabile,( o almeno che tali appaiono) o quelli di cui ci ha fornito l’interpretazione lo stesso Cantante, di qualcuno posso avere una mia personale interpretazione che forse è totalmente fuori dagli intenti dell’autore. Di qualche altro posso avere un’idea alquanto nebulosa; per altri ancora invece posso, senza alcun timore, affermare di godermeli molto quando li ascolto, di essere coinvolta nella sfera emozionale, ma di non sapere proprio che cosa pensare. Deve sfiorarmi il dubbio di essere un po’ tonta? Delle canzoni si deve proprio capir tutto e spiegare tutto? A me in più di un’occasione viene il dubbio di essere un po’ tonta, non solo in relazione alla comprensione di una canzone; a volte il dubbio diventa perfino certezza, però alla fine che cosa me ne importa se non la so spiegare? Certa è una cosa: la so sentire, se mi suscita stati d’animo positivi, se mi lascio conquistare e trasportare, in un altrove, come si usa dire - a mio avviso troppo, oggi - dove non tutto mi è chiaro, ma mi sento a mio agio.
Uno dei capi di cui è costituito quel filo resistente e ritorto, è senz’altro l’idea del viaggio, nelle sue varie accezioni e sfumature. Amo molto le parole, da alcune sono conquistata come fossero esseri viventi, e in un certo senso lo sono. Mi piace immergermi dentro le parole, conoscerne i significati profondi, l’origine. Smembrarle, analizzarle, supporre parentele semantiche quando non le conosco con esattezza, indagare e scoprire la fondatezza delle mie analisi. Nella parola viaggio, arrivata in italiano attraverso il provenzale viatge, dal latino viaticum, (che esattamente significa ciò che può essere utile portare quando ci si sposta da un luogo all’altro), c’è il concetto di via, di cammino, di distanza che si deve percorrere per giungere da un luogo ad un altro, non necessariamente luoghi geograficamente, materialmente intesi. Ecco, in questo senso moltissime canzoni di Mimmo sono canzoni di viaggio, non solo quelli che si compiono con i treni (i mezzi di trasporto più presenti nella sua produzione, ma sembrano treni che permettono di gustare il paesaggio, di fare incontri, di pensare: se non è il treno locale che si ferma a tutte le stazioncine, non è l’alta velocità) con l’aereo, con i bastimenti, con le corriere, con le auto, monoposto o meno, lanciate a tutto gas.
Spesso questi mezzi alludono a metafore, e la velocità è l’esatta traduzione di un anelito di libertà, per sfuggire ai recinti, alle costrizioni, alle celle. Si va, si corre, ci si sposta, per raggiungere un luogo o qualcuno, ma si va spesso anche via, si raccolgono le cose amate e si punta verso un’altra direzione. Se la situazione è stagnante, meglio non attendere oltre, meglio cambiare aria. Se in un luogo o con qualcuno non si sta più bene, un cambiamento è quello che ci vuole, anche se spesso non è il malessere che spinge ad andare, ma un’inquietudine positiva, quella smania di correre forte incontro a un altro destino: partire per nuove esperienze è certo una sfida, è farsi sospingere da una pulsione eroica, misurarsi con sé stessi e scoprire che sfidare l’ignoto è molto eccitante. Niente acque ferme, ma torrenti cristallini, aria pulita, velocità e vento nei capelli, la certezza di poter avere diamanti dentro gli stivali, e si volta pagina. Anche se il giorno si configura come il più difficile, starsene a casa è inutile, meglio tuffarsi nelle strade lucide della città tentacolare. Tale è l’urgenza di andar via che si parte col buio, questa volta in due, perché non ha senso aspettare il mattino. Ci si può far guidare da una stella di vetro.
Spesso si parte, qualche volta si ritorna, magari solo col pensiero. Si viaggia attraverso il tempo, si ripercorrono piano piano le tappe della propria esistenza, che sono comuni ad un'intera generazione; si accarezzano immagini lontane, si fruga dentro il passato, si aprono vecchi cassetti che rivelano lettere ingiallite e squarci di memoria. Non sempre andar via è possibile, non tutti ne sono capaci, ma per per tutti deve esserci un’occasione, anche per i poveri cristi, ci deve essere un bon voyage, e ciascuno lo intenda come vuole intenderlo. Non sempre andare via è possibile, ma ci si può abbandonare a chiudere gli occhi e sognarsi un’altra vita, perché anche il sogno, è un viaggio, come un viaggio di ricerca dentro sé stessi permette di scoprire quel famoso passaggio segreto, che ciascuno di noi dovrebbe poter riconoscere e percorrere al momento opportuno. Il viaggio più impegnativo e insieme forse il più doloroso, che non comporta l’acquisto di un biglietto, è come ha detto bene Mimmo, quello che ci conduce negli scantinati di noi stessi. A volte può essere una discesa negli inferi, ma ci costringe a guardarci allo specchio e a vederci per quello che realmente siamo, se ne siamo capaci. Per Mimmo una discesa notturna, che rende più agevole il percorso interiore, quando intorno c'è silenzio ed una oscurità illuminante.
Ciascuno di noi ha un suo portamento turistico, conferisce l’impronta di sé nei vari viaggi che si trova ad affrontare, dentro, fuori, intorno, nel tempo, in altre dimensioni, dentro un’altra persona, nel sogno: il viaggio come sfida, scoperta, arricchimento, evasione, esigenza profonda di mutamento; anche l’amore è un viaggio, anzi il conto di un viaggio, verso o con un’altra persona, se questa ne ha voglia e non è a sua volta impegnata in un altro viaggio. Il viaggio che è una costante nella vita dei musicisti, girovaghi per necessità e per vocazione, che spesso di una città vedono solo il palco dove suonano, la camera dell’hotel e l’aeroporto, ma non vogliono catene, e da questi viaggi non portano souvenir, sia nei bagagli sia nel cuore: forse hanno ragione loro.
Ciascuno di noi ha un suo portamento turistico, conferisce l’impronta di sé nei vari viaggi che si trova ad affrontare, dentro, fuori, intorno, nel tempo, in altre dimensioni, dentro un’altra persona, nel sogno: il viaggio come sfida, scoperta, arricchimento, evasione, esigenza profonda di mutamento; anche l’amore è un viaggio, anzi il conto di un viaggio, verso o con un’altra persona, se questa ne ha voglia e non è a sua volta impegnata in un altro viaggio. Il viaggio che è una costante nella vita dei musicisti, girovaghi per necessità e per vocazione, che spesso di una città vedono solo il palco dove suonano, la camera dell’hotel e l’aeroporto, ma non vogliono catene, e da questi viaggi non portano souvenir, sia nei bagagli sia nel cuore: forse hanno ragione loro.
Ci sono poi i viaggi di chi parte e non si sa se arriva, è in questo caso la molla è la disperazione che porta verso false terre promesse, che non sono in grado di mantenere nessuna promessa.
Accade anche a un certo punto che un uomo navigato, che ha solcato molti mari, calmi o tempestosi, volato, esplorato lande a tutte le latitudini, senta il bisogno di fermarsi a riflettere, in un luogo d’elezione - con il poco o il molto che ritiene opportuno portare con sé - dove chi lo desideri e ne condivida i pensieri possa recarsi e trovare accoglienza. Io credo di aver fatto quest’ultimo tipo di viaggio, sono andata a trovarlo, forse anche senza il bagaglio giusto, il giusto viatico. Mi sono dovuta adattare alle asperità del cammino, a momenti di entusiasmo si sono succeduti momenti di difficoltà, di scoramento: nonostante tutto ancora non ho smesso. Però, che bel viaggio, quello verso Mimmo, che tenacia sono stata capace di tirar fuori, partendo da quest’occasione… Indiscreta, ho anche frugato nei suoi bagagli, perchè lui ha un set di valigie sempre pronte: una per ogni occasione, ognuna con un contenuto diverso, però in tutte, ho trovato un sogno e un po’ di polvere di stelle: non ho saputo resistere e gli ho rubato un sogno, e mi ci son tuffata dentro. La polvere di stelle mi è rimasta impigliata tra i capelli, mi ha illuminato gli occhi e mi ha fatto starnutire. Ho richiuso frettolosa le valigie e sono fuggita senza voltarmi indietro.
Accade anche a un certo punto che un uomo navigato, che ha solcato molti mari, calmi o tempestosi, volato, esplorato lande a tutte le latitudini, senta il bisogno di fermarsi a riflettere, in un luogo d’elezione - con il poco o il molto che ritiene opportuno portare con sé - dove chi lo desideri e ne condivida i pensieri possa recarsi e trovare accoglienza. Io credo di aver fatto quest’ultimo tipo di viaggio, sono andata a trovarlo, forse anche senza il bagaglio giusto, il giusto viatico. Mi sono dovuta adattare alle asperità del cammino, a momenti di entusiasmo si sono succeduti momenti di difficoltà, di scoramento: nonostante tutto ancora non ho smesso. Però, che bel viaggio, quello verso Mimmo, che tenacia sono stata capace di tirar fuori, partendo da quest’occasione… Indiscreta, ho anche frugato nei suoi bagagli, perchè lui ha un set di valigie sempre pronte: una per ogni occasione, ognuna con un contenuto diverso, però in tutte, ho trovato un sogno e un po’ di polvere di stelle: non ho saputo resistere e gli ho rubato un sogno, e mi ci son tuffata dentro. La polvere di stelle mi è rimasta impigliata tra i capelli, mi ha illuminato gli occhi e mi ha fatto starnutire. Ho richiuso frettolosa le valigie e sono fuggita senza voltarmi indietro.
Un giorno o l'altro, tentata dalle tue parole, ascolterò la musica di Mimmo. Spero che non mi deluda, quel giorno in cui lo ascolterò, perchè le parole che mi avranno spinto, sembrano dettate da qualcosa di bello e a qualcosa di bello fanno pensare.
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