Mimmo & Greg

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Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 7 maggio 2013

VORREI CONOSCERLA... PUNTI DI VISTA A CONFRONTO




Lo sanno molto bene, i personaggi pubblici, con una notorietà grandissima o anche molto limitata, ed a qualsiasi ambito appartengano. Non importa se scrittori o cantanti, musicisti o attori, conduttori o altro: nella corrispondenza che ricevono, sia essa copiosa o ridotta, ma comunque esistente, spesso ci sarà la richiesta, da parte di chi scrive, di poterli, almeno una volta, incontrare.
Magari non sarà una richiesta perentoria, magari sarà la garbata esternazione di un desiderio, magari oltre che garbata sarà anche timida, ma è un fatto veramente comune. Capita più o meno a tutti, e non da ora. Se è vero che, nell'era tecnologica che viviamo, la comunicazione diretta è facile e veloce, anche in passato non era impossibile, ne' inconsueto, entrare in contatto con le celebrità del tempo. Alla apparente freddezza della posta elettronica (apparente perché non conta tanto il mezzo, quanto il contenuto, che può essere glaciale o incandescente, o tiepido, anche se si usano carta e inchiostro) basta sostituire una missiva tradizionale vergata a mano, in bella e chiara grafia, e il gioco è fatto.

Certamente a mano avrà scritto l'appassionata e colta francese Henriette D'Hussieres, una delle tante ammiratrici che volle entrare in contatto epistolare, indovinate con chi? Niente meno che con Lord Byron, e certamente a mano, a meno che non avesse, ma non erano ancora tempi, una scrittura poco leggibile, e anche in tal caso il galateo non lo avrebbe permesso, scrisse a Italo Calvino una aspirante, e a quanto pare promettente, giovanissima scrittrice di Sulmona. Diversi i tempi, diversissimi i personaggi in questione, diverse le estimatrici, accomunate dal desiderio di conoscere personalmente, l'esponente più noto del secondo romanticismo inglese, e il grande e riservato scrittore italiano. Entrambi risposero, ciascuno secondo la propria indole e le proprie convinzioni.
Propongo entrambe le risposte, prima quella di Byron e poi parte di quella di Calvino. Non ci è dato conoscere le missive delle ammiratrici. La lettera di Lord Byron è datata 8 giugno 1814, quella di Calvino è del 22 aprile 1964.

A Henrietta D'Hussieres

A parte i vostri complimenti (che sono scusabili solo perché non mi conoscete) voi scrivete come una donna intelligente, ragion per cui spero che non ne abbiate minimamente l'aspetto – ne ho conosciuta una sola del vostro paese – Mme de Stäel – ed è terrificante come un precipizio. Poiché venirvi a far visita mi sembra poco pratico – non potete fare in modo di venire voi a trovare me? dicendomi in anticipo l'ora perché mi trovi sul vostro percorso – e se questo colloquio condurrà al «tuffo nel Serpentine»* cui accennate, - possiamo fare il salto insieme – sarete in ottima compagnia – poiché io nuoto come un'anatra – una delle poche cose che faccio bene) e voi dite che il vostro genitore vi ha insegnato la stessa utile perizia. – Mi piace soprattutto la vostra educazione – per qualche verso assomiglia alla mia – poiché i primi dieci anni della mia vita furono trascorsi in gran parte tra i monti – e avevo anche una tenera e autoritaria genitrice che talvolta mi concedeva delle vacanze e ogni tanto uno scapaccione. – Se farete la mia conoscenza – vi prometto di non farvi la corte a meno che la cosa non vi vada a genio – e anche in tal caso non avrete motivo di riceverne più di quanto vi farà piacere: – dovete tuttavia farmi due favori – il primo è di non confondermi con S** – che è un uomo eccellente – ma con il quale non ho l'onore di avere la minima (non voglio dire la più piccola, perché ha la circonferenza di un assessore comunale) somiglianza – e il secondo é di ricordarvi che «come nessun uomo è un eroe per il suo valletto», così io non sono un eroe assolutamente per nessuno – e non trattatemi con un tanto offensivo rispetto e timore reverenziale – che mi fa sentire come se avessi il busto. - Sarete un'eroina tuttavia se preferite e io sarò e sono
il vostro umilissimo servitore
B
P.S. «Sorpreso»? oh! no! - io non mi sorprendo di nulla - se non del fatto che vi disturbiate tanto per uno che non lo merita. […]

*il lago artificiale a Hyde Park, meta di suicidi (ci si sarebbe annegata, anni dopo, anche la moglie di Shelley)
**Forse un altro poeta, Southey?

Gentile Signorina
ho letto la sua lettera e i Suoi racconti. I Suoi racconti nella loro «giovanilità», testimoniano l'occhio sensibile e senza diaframmi letterari con cui Lei guarda il mondo. Tutto quel che si può dire è che Lei è «su una buona strada». È poco? È moltissimo.
La sua lettera pone un problema che credo si riproponga ogni volta che un lettore vuole conoscere l'autore d'un libro che gli è piaciuto. Prova sempre una delusione. Perché l'autore non esiste: cioè esiste solo nelle sue opere; al di fuori di quelle (se non è un dannunziano o altro genere di trombone) è un tipo qualsiasi che si guarda bene dall'«identificarsi» con un personaggio ideale. Io, come molti della mia generazione, ho una possibilità in più d'aver rapporti con il prossimo – oltre a quella dell'autore (che si può realizzare solo attraverso le opere) e quella dell'individuo (che si realizza nel tran-tran della vita quotidiana): sono uno che lavora (oltre che ai propri libri) a far si che la cultura del suo tempo abbia un volto piuttosto che un altro. Credo molto in questo aspetto della mia vita e mi dispiace che lei si senta respinta se persone come […] o il sottoscritto s'interessano al Suo lavoro da questo punto di vista. Non c'è sotto nessuna Macchinazione Misteriosa dell'Industria Culturale per soffocare l'Umanità, mi creda.
Amici come prima e un cordiale saluto

Il tema della conoscenza con l'autore è affrontato anche in un'altra lettera, posteriore alla precedente solo di qualche giorno, di risposta a una studentessa di Padova che intendeva fare una tesi su di lui.

Gentile signorina, se vuole un consiglio, non cerchi mai di conoscere di persona gli scrittori. Uno scrittore, se vale, è nelle sue opere. La conoscenza della persona non aggiunge nulla. Per di più, gli autori sono i meno autorizzati a parlare della propria opera. Proprio per questo gli studi letterari riescono molto meglio quando trattano di autori morti che di autori vivi. […] Scusi se sono brusco ma questo studio dei contemporanei nelle Università è una cosa che non mi va giù, e ogni volta che ne sento parlare mi arrabbio. Probabilmente nessun contemporaneo italiano resisterà nella memoria dei posteri. E quasi certo che tra cinquant'anni quando sapranno che si facevano lettere su x o y, o su di me, scoppieranno a ridere.

Due stili molto diversi, due toni molto diversi. Galanteria e tono brillante e mondano nel primo caso, ironia, leggerezza e giocosità. Asciuttezza, riservatezza e fermezza nel secondo. In entrambi correttezza ed educazione.
Due posizioni distanti, ma non del tutto. Neppure Lord Byron, in fondo, ha un grande desiderio di incontrare l'ammiratrice, ma neppure lo esclude. Gioca, recita il ruolo di se stesso.

La vita, la società, i costumi, gli strumenti a disposizione, sono molto mutati dai tempi di Byron e lo sono anche da quegli anni sessanta in cui Calvino esprimeva le proprie convinzioni.

Dunque: conoscerli direttamente, incontrarli, questi personaggi che ci interessano, ci attraggono, ci affascinano, ci suscitano emozioni, rappresentano forse un altrove nel quale rifugiarci, oppure limitarci alla conoscenza che di essi ci fornisce la loro opera, letteraria, musicale, figurativa o di qualsiasi altro tipo? Un conto è l'artista, un conto la persona. Con l'artista si può entrare in contatto, di questi tempi, perfino in tempo reale, se ne possono conoscere le opinioni e i pensieri, se l'artista in oggetto utilizza, e lo fanno veramente in tanti, anche se non tutti allo stesso modo, gli strumenti che lo consentono. Ci si può anche incontrare, nelle sedi opportune, cioè quelle in cui l'attività artistica o pubblica trova la sua realizzazione, e che prevede anche (non sempre) uno spazio e un momento dedicato all'incontro con gli estimatori. Non è detto che, come dice Calvino, l'incontro possa aggiungere altro alla ricchezza che abbiamo raggiunto tramite la fruizione dell'opera. Anzi, potrebbe pure togliere, nel senso che potremmo rimanere scontenti, o delusi, o amareggiati. Potremmo anche rimanere molto colpiti, tornare a casa felici e custodire un bel ricordo, e magari potremmo rinverdirlo in molte occasioni successive, questo ricordo. Siamo nella sfera della soggettività, e quindi della estrema varietà dei punti di vista. In teoria niente è impossibile: ci sono ammiratori che hanno instaurato un bel rapporto personale con i loro beniamini, qualche volta sono nate delle amicizie e in casi non isolati anche degli amori. Niente di strano e niente di male: solo che le cose nascono se ci sono le condizioni, se scatta quel quid che le fa accadere, e questo vale sempre nelle relazioni tra persone, note o comuni che siano. Pertanto non esiste un comportamento giusto e uno meno giusto, almeno non in maniera troppo rigida o schematica. Esistono l'affetto, la curiosità, l'entusiasmo, ma anche la discrezione, il rispetto, il buon senso e la buona educazione: è dentro il giusto equilibrio tra questi elementi che ci si dovrebbe muovere, anche se non sempre è facile.

...Per tornare un momento a Calvino. Son passati cinquant'anni e a nessuno verrebbe in mente di scoppiare a ridere, davanti alla mole di tesi e studi di cui è stato oggetto.

Per chi come me, fosse interessato a conoscere la persona dentro l'autore, anche attraverso le lettere:

George Gordon Byron, Vita attraverso le lettere, a cura di Masolino D'Amico, Torino, Einaudi, 1989

Italo Calvino, Lettere, 1940-1985, a cura di Luca Baranelli, Milano, Mondadori, 2000




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