Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

sabato 30 agosto 2014

MANI



"Non tocco mai il mio pianoforte, perché non ne sono attratto. Se mi siedo al piano, è perché è in atto un processo creativo, qualcosa sta accadendo, e probabilmente verrà fuori un nuovo lavoro". 
Così si esprime spesso Mimmo. Ci sono tuttavia delle occasioni in cui, concerti a parte, pur non essendo in atto alcun processo creativo, al pianoforte si siede, e suona. Lo racconta la mia immagine: primo piano delle mani, mani grandi mani senza fine di Mimmo, che sanno fare, e bene, molte cose. Lo sappiamo. Agli inizi del blog, quando andavo avanti per supposizioni, avevo scritto qualcosa a proposito delle mani, sulla base, appunto di mere supposizioni, che si erano rivelate fondate. Sono la sua fonte di sostentamento, le mani, guidate dalla competenza, dallo spirito e dall'intelletto. Lo racconta anche l'etimo della parola che indica la sua prima professione: il chirurgo (termine, come tanti, di derivazione greca, da χείρ, mano e ἔργον, opera) è infatti colui che opera, per semplificare, usando le mani. 

Le mani raccontano di noi quanto gli occhi. A partire dalle mani mi sono spesso divertita a tentare di ricostruire la vita di sconosciuti che mi son trovata davanti, spesso in situazioni d'attesa. 

Una serie di domande alle quali non sono in grado di rispondere: Mimmo sarà anche uomo di casa? Avrà la cassetta degli attrezzi? I quadri di casa li avrà appesi lui, saprà cambiare la guarnizione di un rubinetto, sostituire una presa, montare un piccolo mobile, mettere due tasselli? Se le sarà mai sporcate di grasso, le mani, nel cercare di risolvere un problema alla sua auto, magari in un passato ormai lontano? Mi pare che lo spirito pratico non gli difetti, ma credo si sia poco dedicato al bricolage, e non solo per mancanza di tempo. Chissà.

Ogni tante le vedo incerottate, quelle mani. Le usa, non è uno di quei fissati che gira sempre con i guanti per non danneggiarle. Un'altra domanda che mi pongo, è: avrà mai usato il bisturi su sè stesso, ponendo rimedio a piccoli infortuni? Si sarà mai dato due punti? Nescio. Un signore che conosco bene io, che chirurgo non è, in casi del genere, interviene su sé stesso con grande coraggio, con grande successo, e aggiungerei io con grande incoscienza, mentre conosco medici che hanno il terrore perfino di farsi una iniezione. 

Puntando ancora l'attenzione sulle mani di Mimmo, di una cosa invece sono quasi certa: fa la manicure, non c'è traccia di pellicine.

Ancora una volta consapevole di aver dato un alto e ulteriore contributo alla storia della canzone d'autore, mi ritiro per lavorare al nuovo post dal titolo Orecchio (nel senso di orecchio musicale, cosa avevate capito?)

Chi ha orecchie per intendere...

venerdì 29 agosto 2014

FOTO DA INCORNICIARE


Bravo il fotografo che ha saputo cogliere espressioni, sguardi, sorrisi e forse qualche pensiero segreto di un soggetto visibilmente felice. Un soggetto felice, che ha offerto un'ottima materia prima al bravo fotografo.

Foto da incorniciare. Dentro c'è la quintessenza del Cantante, per come appare a me. 

...Mi riferisco, va da sé, alle foto postate oggi da Mimmo sulla sua pagina, relative al concerto di Bordighera. 

mercoledì 27 agosto 2014

ANIME BUONE

http://www.bordighera.tv/2014/08/mimmo-locasciulli-a-bordighera-video/

L'anima buona in oggetto è una gentile signora bionda di una web-tv locale, che ha intervistato brevemente Mimmo dopo il concerto. La mia curiosità è stata appagata quasi del tutto. Arriverà anche il momento in cui saranno pubblicati stralci del concerto. Da donnina frivola e pettegola e molto attenta all'aspetto esteriore (non disgiunto da una certa sostanza, tuttavia), mi sento di sfruttare il minuto che ho a disposizione, per dire che pare che il Cantante abbia fatto una cura miracolosa, altro che l'antiquato Gerovital, sembra un quarantenne nel fisico, che appare snellito, e nel volto. Ha dato una sforbiciata ai capelli (io avrei lavorato un po' di più sul retro, non solo ai lati), insomma era al top, come usano dire i giovani d'oggi. Se la voce e l'interpretazione sono state, e mi pare di intuire di si, sullo stesso piano dell'aspetto, allora il top è diventato supertop.
Quanto alla mosca, se c'è (la definizione del video non è tale da permettere di cogliere bene i particolari) deve essere proprio una moschina molto molto discreta, oppure è già volata via: poco male.
Ed ora, per Folgorata, una mezz'ora di VERGOGNATI VERGOGNATI VERGOGNATI da ripetere davanti allo specchio!

...Questo intorno alle 14,17.

Diverse ore dopo: ore 21,30. Mi trovo davanti a una galleria fotografica che mi chiarisce definitivamente un dubbio e mi regala una certezza: la mosca c'è, non è figlia della mia fervida immaginazione. Solo che il Mimmo quarantenne non c'è più: c'è Mimmo, signore affascinante, ma un po' spiegazzato, con la solita chioma sconvolta, portatore degli esiti dei suoi numerosi e piacevoli momenti conviviali, con la camicia e la giacca nera d'ordinanza, quello che sono abituata a vedere di solito,  a parte un paio di inconsueti mocassini da impiegato, al posto dei soliti stivaletti da rocker. Non è chiaro se le foto siano state scattate prima o dopo il concerto, certo è invece che il video è stato registrato dopo il concerto, e magari dopo una doccia e un cambio d'abito, che insieme alla pozione miracolosa dalla formula segreta, hanno levato ogni traccia di stanchezza e trasformato il brutto (si fa per dire) anatroccolo in cigno, e che cigno!
Certa che questo mio discorso illuminato non sia molto utile al dibattito sulla canzone d'autore (al quale a dire il vero non giungono apporti significativi), ma fermamente convinta di dover intervenire per amor di verità, chiudo dicendo che Mimmo, con la sua voce e le sue canzoni potrebbe avere le trecce, i tatuaggi, pesare 130 chili, indossare tute dorate, e la sostanza non cambierebbe. (Ancora una volta si fa per dire.)
...Avrò peggiorato la mia già precaria posizione???

lunedì 25 agosto 2014

CI SIAMO... QUASI


Con piacere noto che nelle ultime settimane e in questi ultimi giorni in particolare, è stato dato ampio risalto al concerto di Mimmo e degli altri artisti che si esibiranno stasera e domani a Bordighera, all'interno della rassegna "D'autore e d'amore". Ottimo lavoro quello dell'Associazione "Aspettando Godot", che organizzò anche la rassegna di Ferrara dell'ottobre 2013, per limitarci a eventi cui partecipò anche Mimmo. La finalità dell'associazione è ben spiegata nel sito e nella pagina facebook, ma per riassumere in poche parole: valorizzare e promuovere la canzone d'autore al di fuori delle logiche di mercato. Sensibile e attento anche il Comune di Bordighera, che ha inserito la rassegna all'interno degli eventi che hanno accompagnato l'estate della bella cittadina del Ponente ligure.
Curiosando, come faccio sempre ogni volta che Mimmo si sposta per un concerto, sulle particolarità del territorio che lo ospita, ho scoperto che nelle vicinanze di Bordighera, precisamente a Vallecrosia, esiste Il Museo della canzone italiana, che contiene al suo interno anche una ricca sezione dedicata agli strumenti per la riproduzione del suono.

Un'altra curiosità. A Bordighera, in un collegio di matrice cattolica, studiò da bambino e fino alla prima adolescenza Leo Ferré, artista poliedrico che fa parte del bagaglio culturale e musicale di Mimmo. Per non smentire la mia "fissazione" per le somiglianze (ho sempre pensato e l'ho anche scritto qui, che Mimmo ricordi un po' Richard Harris, e mi sembra un gran bel complimento) osservando qualche immagine di Ferré in età matura (da giovane non la colgo), vedo tra i due qualche fattezza o anche qualche espressione comune. Qui dalle mie parti c'è un detto: "Dognia mazzu 'e cardu, di paridi Bernardu" tradotto letteralmente "Ogni mazzo di cardi gli/le sembra Bernardo", per indicare chi vede sempre somiglianze o tratti affini non solo fisici, di qualcuno, che evidentemente a vario titolo gli interessa, in qualcun altro.

Non aggiungo altro: da Mimmo a Richard Harris a Leo Ferré a Bernardu, il passo è brevissimo.


Buon concerto, anzi, buoni concerti a tutti, artisti, organizzatori e pubblico.


sabato 23 agosto 2014

AZZURRO

Chissà se si ricorda, Mimmo, di quella manifestazione canora alla quale partecipò nel 1982, una gara tra cantanti, riuniti in squadre che si fronteggiavano per carpire la vittoria finale. La mia è evidentemente una domanda retorica: non sono cose che può dimenticare chi ne è stato parte in causa. La manifestazione si chiamava Azzurro; si svolse tra il mese di maggio e il mese di giugno di quell'anno che vide poco tempo dopo (l'undici luglio) l'allora gloriosa Italia vittoriosa ai Mondiali, quelli entrati nella storia anche per il tifo entusiastico del Presidente Pertini. A quanto narrano le cronache del tempo, il titolo fu voluto dall'organizzatore della rassegna, proprio come augurio e omaggio agli Azzurri calcisticamente intesi. 
Chi non ha quasi nessun ricordo di quella edizione della gara canora, la prima di una lunga serie, perché si ripeté per molti anni ancora dopo l'esordio del 1982, e a dire il vero neppure delle successive, se non per vaghissimi flash, sono io, l'agiografa. Per fortuna si trovano siti in cui ci si può documentare a piacimento e scoprire molte cose, ad esempio che la squadra dove militava Mimmo, chiamata New Romantic, capitanata da un cantante famosissimo e amatissimo che in quegli anni ritornava al successo dopo un periodo d'oblio, con una canzone che quando la ascolto mi fa palpitare, vinse la gara. Raramente riporto i nomi di altri artisti: chi fosse il capitano della squadra si intuisce facilmente e comunque chi volesse, digitando Azzurro manifestazione canora, troverà tutte le notizie nel dettaglio. 
Dei New Romantic faceva parte, tra gli altri, un numeroso gruppo sardo, Il Coro degli Angeli (ecco subito l'eccezione alla regola con la citazione) composto anche dai tre amici che poi costituirono I Tazenda.
Insomma, non so bene perché oggi ho dato risalto a quel momento della carriera di Mimmo così lontano nel tempo, al di là del paravento della completezza di notizie che il lavoro meticoloso delle agiografe deve produrre. Non lo so davvero: son passati tanti anni e la storia, nella forma adeguata ai tempi, continua. Mimmo attende trepidante il suo concerto bordigotto di lunedì,  io attendo trepidante che qualche anima buona, subito dopo, pubblichi dei video, perché Mimmo live è sempre una botta di vita, ma anche perché tanta è la curiosità di vedere... se la mosca c'è sempre o è volata via. 

mercoledì 13 agosto 2014

SE MI SALTA LA MOSCA... ALL'OCCHIO

Il termine mosca ha molti significati, da solo o usato in espressioni idiomatiche.
Ci troviamo di fronte a uno dei tanti esempi  che testimoniano la ricchezza della nostra lingua.
Come una mosca, volerò libera in cerca dei vari contenuti semantici di questa sequenza di cinque lettere, sperando di non incappare in qualche cacciatore spietato.
La mosca è un insetto, appunto, assai molesto. 
Da sarda, anche se non lo mangio, ma ce l'ho nel DNA per quanto ne hanno consumato i miei predecessori nell'albero genealogico, in particolare la nonna materna campata anni centodue, non posso non ricordare la larva della mosca casearia, quella che rende possibile su casu marzu, per alcuni prelibatezza, per altri puro orrore.
Se non ricordo male, il neo finto con cui  le damine del settecento si adornavano il volto e il decolleté, si chiama mosca.
Mi è capitato spesso di sentire chiedere (a volte anche alle sette del mattino, in qualche bar paesano) da parte di qualche avventore infreddolito (a dire il vero anche ad agosto) una sambuca con la mosca, che sarebbe un chicco di caffè tostato.
Mosca è anche un cognome; da noi si trova nella variante Muscas.
Che Mosca sia una città, capitale della Federazione russa, lo sanno anche i meno portati per la geografia.
C'è la pesca con la mosca, ci sono i pesi mosca, c'è un pennuto talmente piccino da meritarsi l'epiteto di uccello mosca. 
Insomma, ci sono mosche per tutti i gusti: ci sono quelli che non farebbero male a una mosca, tanto sono buoni e innocui, altri che incutono terrore o soggezione e al loro passaggio non si sente volare una mosca. Ci sono quelli talmente straordinari, eccezionali, da poter essere definiti mosche bianche.
Quante volte mi sarò trovata con un pugno di mosche in mano, quante altre mi avranno detto "zitta e mosca". La cosa che mi capita più di frequente è, senza ombra di dubbio, che mi salti la mosca al al naso, o meglio, che me la facciano saltare. 
Ieri mi è capitata una cosa inconsueta: mentre rimiravo, in brodo di giuggiole, le foto dell'ultimo Mimmo in concert, davanti a un ispirato primo piano, mi è saltata la mosca all'occhio; ho ingrandito, esaminato con maggiore attenzione e non ho avuto dubbi: nella nicchia sotto il labbro inferiore, appare una piccola infiorescenza. Un caso, un ciuffetto di peli sfuggito alla lama, o un cosciente e meditato cambio di look? Ci sono domande alle quali solo il tempo potrà dare risposta, per ora rimane la testimonianza rappresentata dalla foto in questione. Che Mimmo si sia già occupato di mosche, non è un segreto per chi lo segue, essendo Egli (con Greg), il celebrato autore della canzone Mosche & Mosquitos. 
A me, la mosca all'occhio, è saltata immediatamente. Alla faccia di chi mette in dubbio il mio spirito di osservazione.


domenica 10 agosto 2014

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Caro Cantante,
è da un po' che non ti scrivo una bella letterina, e questa mi pare l'occasione giusta per farlo, anche se non ti nascondo che rivolgermi in maniera diretta a te, come se fossi una persona in carne ed ossa e non l'ente virtuale che tu sei e devi essere, mi fa sentire ogni volta lievemente a disagio. Solo lievemente però, è un disagio piccolo e non molesto. Ho notato che ultimamente usi molto il punto esclamativo, e questo mi sembra segnale di stupita contentezza. Credo che il concerto di stasera, inaspettato per noi, ma forse anche per te, ti abbia reso felice, e ti abbia spinto, ancora una volta, a usare il punto esclamativo. Sono certa che anche oggi sarà una bella serata, con tanta gente, e che dopo, magari, ci sarà spazio per un bel brodetto e un bel trebbiano, o un buon cerasuolo dal rosa intenso. Sai, in questo periodo appena trascorso, nell'Isola, in cui solo in questi giorni è arrivata l'estate, ma un'estate calda, afosa, ventosa, una di quelle che mi fa desiderare una casa piccola piccola in un borghetto spopolato di montagna, sono giunti alcuni abitanti d'Abruzzo. Parlo di abitanti noti, che son venuti qui, ciascuno per un motivo diverso. Visite velocissime. Due signori, e una signora. Dei due signori, uno in particolare ha riscosso un successo strepitoso tra il pubblico femminile, e io in certi casi non posso non rimanere esterrefatta. Non giudico tuttavia, questione di gusti, anzi, meglio, di buon gusto. Magari le ragazze e le signore che sono andate in brodo di giuggiole per quel signore lì, penserebbero di me e di quello che scrivo chissà che cosa, e forse non avrebbero tutti i torti. Il mio interesse era tutto per la signora,  che è stata, qualche settimana fa, ospite di una serata nella biblioteca di un paese qui vicino; si tratta di una scrittrice, che nella vita svolge un altro lavoro, anche se scrive fin dall'infanzia. Solo da qualche anno tuttavia, ha iniziato a pubblicare. Vive nella tua città natale, questa signora, ma nasce in un piccolo borgo dove due anni fa hanno deciso di proclamarti Bacucco dell'anno. Avevo letto qualcosa su di lei e sul suo primo romanzo, ma poi la blanda curiosità che mi aveva suscitato era caduta nell'oblio. La sua presenza qui, mi ha spinto invece, questa volta, e anche in maniera prepotente, alla lettura proprio di quel primo romanzo, e ne sono rimasta colpita. Ho pensato che, nonostante tu non sia un grande lettore di narrativa, salvo le dovute eccezioni, questo libro avrebbe potuto conquistarti, se lo avessi letto... ma magari lo hai letto. Dentro c'è l'Abruzzo rurale di un tempo che sembra arcaico, ma non è neppure tanto lontano, con tutti i suoi aspetti belli e quelli duri  e difficili, a tratti spietati, e l'autrice lo racconta esattamente come è stato, senza cadere nella tentazione di rappresentazioni da carme bucolico. C'è la fatica dei campi, ci sono le relazioni difficili e sofferte all'interno di grandi famiglie, ma c'è anche la solidarietà, l'affetto discreto e un po' ruvido: in ogni caso c'è poco spazio per le smancerie. Ci sono le tradizioni, c'è lu ddu' bbotte e il bicchiere di Montepulciano, gli inverni rigidi e le case che si svuotano degli uomini che vanno a lavorare altrove, e vivono di niente in condizioni estreme, per mandare quanto più denaro possibile alla famiglia, lo sfruttamento dei mezzadri da parte di fattori e padroni esosi e odiosi. C'è una situazione in cui la voce narrante del romanzo, ormai adulta, autonoma, dedita a una professione frutto dei sacrifici dei genitori e dei suoi anni di studio, distante dal mondo contadino in cui è cresciuta,  va a visitare con il figlioletto i luoghi dell'infanzia e trova tutto in uno stato di abbandono e di rovina. Inevitabilmente mi è venuta in mente la tua Canzone di sera.
Il contesto che ho cercato di descrivere è solo uno degli aspetti del romanzo, che ha più piani di lettura e tratta in particolare del rapporto non sempre facile tra una figlia e una madre malata di Alzheimer, con la quale ad ogni incontro cerca di ripercorrere un capitolo della sua e della loro vita, in un costante tentativo di lotta contro l'oblio. 
Ho trascorso delle ore piene e partecipi, nel leggerlo, questo romanzo che si intitola Mia madre è un fiume (e il lettore che si domandi perché, non sarà deluso nelle sue aspettative) e molte volte il pensiero è andato a te. 
Un saluto, e buona lettura, di questo o di altri libri.
La solita cantora delle tue gesta.

Donatella di Pietrantonio, Mia madre è un fiume, Roma, Elliot, 2011

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