Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

lunedì 24 ottobre 2011

PAESE CHE VAI...


CANTANTE CON IL CAPPELLO CHE TROVI...

Insomma ci ho preso gusto, a farmi fotografare sotto i manifesti dei cantanti con il cappello, in concerto in luoghi più o meno prestigiosi. Il fatto è che quando vedo signori con il cappello, non capisco più niente: la mia discrezione cede il passo a una sfrontatezza senza uguali, che mi fa inforcare gli occhiali se non li ho già sul naso, e mi fa "casualmente" percorrere la strada intrapresa dal signore con il cappello in questione, anche se il mio itinerario sarebbe del tutto opposto.

Nel caso poi, in cui il signore munito di elegante copricapo sia un cantante, non so bene come dire... appiccicato al muro, la situazione si aggrava ulteriormente. Non resisto proprio, e, nonostante la mia ritrosia di fronte all'obiettivo, mi faccio fotografare in compagnia del soggetto in questione. La responsabilità di questo stato di cose, è tutta del Prediletto, che senza di lui, l'interesse nei confronti di cappelli, e relativi cantanti che ne fanno uso, sarebbe quasi irrilevante.

Non mettendo nemmeno per un momento in discussione il fatto che il cappello, come lo porta lui, nessuno, non posso non soffermarmi sulla considerazione che, cantanti e artisti in genere, facciano spesso del cappello il loro emblema. Se ne contano a centinaia, di esempi di cantanti corredati di copricapo, e si potrebbe discettare per ore, non avendo altro da fare, sul perchè e percome sentano l'esigenza di utilizzare questo affascinante accessorio.

Mimmo, cappellini con la visiera a parte, (per me sono come fumo negli occhi) dimostra un certo gusto nella scelta del cappello, e approfitta dei suoi viaggi per visitare i negozi più prestigiosi e forniti. Il cappello, per lui, come sappiamo, è per sua stessa ammissione una sorta di coperta di Linus, che serve a coprire le sue insicurezze durante un concerto. Per il resto, insicurezze a parte, lo indossa per motivi pratici e perchè sa che gli sta veramente bene, anche se finge di essere poco interessato al fattore estetico.

Altri suoi colleghi, tra le centinaia citati prima, stranieri e italiani, non sempre dimostrano lo stesso buon gusto, ma, va da sé, spesso artista fa rima con eccentrico. Se ne vedono di tutti i colori, o meglio di tutte le fogge: colbacchi, a latitudini non siberiane, cappelli da Napoleone, copricapo da mago e da buffone di corte, cappellini militari e cappellini etnici e via di seguito.
L'importante è come uno canta e suona e come si propone al pubblico, siamo tutti d'accordo, però è innegabile l'importanza dell'impatto visivo. A me quelli conciati in modo troppo strambo non piacciono troppo, però, putacaso, a Mimmo dovesse venire in mente di indossare un copricapo di pelle d'orso, (sintetico) oppure, e la sto sparando grossa nella speranza che capiate perchè, una bandana, orrore degli orrori, io giuro che ci passerei sopra e diventerei una strenua sostenitrice della bandana.

Chi è il Signor Cantante della foto? - potrebbe domandarsi qualcuno. Fino all'altro giorno per me era un completo sconosciuto e anche per molti altri, qui, immagino. In Spagna è una gloria nazionale, ha un nome molto lungo, ma è noto come Raphael, e penso di poter sostenere senza tema di essere smentita, che si collochi nel solco della tradizione melodica del suo paese, dove miete successi da circa cinquant'anni. Voce potente e repertorio sentimentale. La sua ultima fatica si intitola Te llevo en el corazón.

Abito nero e cappello a parte, non credo ci siano molte analogie artistiche tra Mimmo e Raphael, almeno così, a un'analisi non troppo approfondita. Magari ce ne sono di altro tipo: niente esclude che Raphael possa produrre Rioja, o essere attento lettore di poesia, o tenere, di tanto in tanto, apprezzate lezioni-concerto in prestigiose università. A proposito, e la lezione di Mimmo? Le cronache ufficiali confermano che ci sia stata, la lezione, anche al cospetto di eminenti esponenti delle istituzioni.
Non raccontano come sia effettivamente andata, che riscontro abbia avuto, ma questo sono le mie antenne, che raramente captano segnali sbagliati, a raccontarmelo con dovizia di particolari: splendidamente, con Mimmo un po' formale (ma non ingessato), perchè il luogo e il ruolo lo esigeva, e lui è attento al luogo e al ruolo, e al contempo emozionato. Più tardi, se le mie fonti hanno detto il vero, ci si è sganciati un po' dal protocollo in un luogo bellissimo, l'ideale per permettere alle emozioni di fluire liberamente: una enoteca. Che bei luoghi, le enoteche, e le cantine...


Altrettanto liberamente fluiscono le mie parole, quando la fonte d'ispirazione è Mimmo, perchè, Te llevo en el corazón, Cantante, come direbbe Raphael. Non mi vergogno neanche un po' a dirlo, sapete, anche se talvolta sento un leggero peso, al cuore.

Auspici per un futuro prossimo: io che preparo un piccolo bagaglio per un altro minuscolo viaggio; la meta è un altro concerto di Mimmo. Prometto che non lo pedinerò, nonostante il cappello, ne' insisterò per farmi fotografare insieme a lui, a patto che ripulisca il tamburo dalle ragnatele, e canti Il treno della notte. Ogni volta che vedo delle foto in cui la sta cantando (bellissime quelle dei suoi amici di Spoltore) mi viene un'invidia, ma un'invidia...

lunedì 17 ottobre 2011

DRUM BUN, CǏNTĂRÈŢ!

Come avevo già scritto, i due ultimi impegni di Mimmo, il concerto al Teatro Valle Occupato e la lezione-concerto all’Università de Vest di Timisoara, avevano suscitato, più di altri, il mio interesse. Non avevo previsto che tra i due concerti, potesse esserci un nesso, e invece, scava e riscava...

Il primo ha una forte connotazione politica e solidale; Mimmo e con lui un gran numero di artisti, hanno abbracciato la causa del Teatro Valle Occupato. http://www.teatrovalleoccupato.it/

I lavoratori dello spettacolo, artefici dell’occupazione, portata avanti con coraggio e determinazione, l’hanno fatto divenire luogo di dibattito costante e laboratorio di spettacolo aperto e permanente, diventando protagonisti di una lotta che va ben al di là delle problematiche dei singoli, e del singolo caso, per rappresentare l’emblema di un discorso veramente più ampio: focalizzare l’attenzione sulla politica culturale italiana. La cosa è nota, e purtroppo drammaticamente vera: nei confronti della cultura, nel nostro paese, paradossalmente ricchissimo di beni culturali materiali e immateriali, alla cultura nelle sue varie espressioni, si dedica poca attenzione e altrettanto pochi fondi, come dimostrano i tagli feroci costantemente apportati .

Accade che a distanza di pochi giorni dal concerto al Valle, Mimmo sia invitato, giovedì 20 ottobre in una Università rumena per una lezione-concerto. Non è nuovo, Mimmo, a questo genere di esperienze, da cui personalmente sono, anche al di là di lui, molto attratta. Riferendomi a lui, ricordo quella trasmessa in diverse occasioni in televisione, che ho seguito con immenso piacere e che seguirei ancora, nonostante ormai conosca a memoria quanto Mimmo, seduto al pianoforte della sua casa di campagna, ha raccontato. Lezione-concerto era anche quella all’Unical, a Cosenza. Da ciò che ho visto e sentito nei video registrati in quella circostanza, si respirava un’aria davvero speciale e il Cantante è riuscito a coinvolgere pienamente un pubblico giovane, ma evidentemente motivato e felice di essere lì, cioè non presente solo perché magari la partecipazione poteva essere foriera di crediti. Anche le esperienze in Svizzera, a Stans, e in Germania, a Regensburg, credo possano ritenersi delle lezioni-concerto, essendo state inserite all’interno di un discorso analogo: senz’altro erano momenti di manifestazioni più ampie, giornate della cultura e della lingua italiana, in cui la canzone d’autore era uno degli aspetti trattati. In senso lato credo che i concerti di Mimmo, almeno quelli cui ho assistito io, possano considerarsi tutti delle lezioni-concerto, e non certo perché ostenti un tono professorale, (anche se è vero che talvolta interroga: siate pronti!) ma per l’attenzione che pone nel raccontare delle sue canzoni, dei fatti che hanno portato alla loro creazione, di aneddoti, di ricordi, e di tutto ciò che gira intorno alla sua musica e non solo. In alcune occasioni sono stata amichevolmente critica nei confronti di alcune boutades dell’artista, che sono puntualmente riproposte, ma, pur continuando a esserlo per spronarlo a migliorarsi sempre e a riproporsi, per quanto possibile, in modo diverso, è evidente che per forza di cose gli aneddoti si ripetono e anche le battute: amabilmente prevedibile, Mimmo, ma credo che ci siano molte cose che le mie orecchie debbano ancora sentire e il mio senso critico debba ancora ispezionare.

Ha partecipato anche ad alcune edizioni della manifestazione Pergamene in concerto, presso l’Università di Teramo, festa di consegna delle pergamene di laurea, voluta fin dal ’99 (lui c’era) dall’allora Rettore Professor Russi, che di Mimmo era caro amico. Parte importante di tale festa è la musica, con la partecipazione di uno o più artisti. Non so se si sia trattato di vere e proprie lezioni-concerto o di concerti tradizionalmente intesi. Spero solo che i giovani presenti abbiano saputo apprezzare come i loro colleghi di Cosenza. Non lo so, nemo propheta in patria: mi auguro di sbagliarmi, ma mi sono imbattuta in un forum di studenti di quella università, mi auguro una piccola minoranza, che commentava la manifestazione e esprimeva opinioni sugli artisti ospiti, uno in particolare, e dal tipo di considerazioni non mi pare fosse dotata di quel minimo di sensibilità e profondità necessarie per poter apprezzare, senza pretendere di essere chissà chi, le canzoni del nostro autore. Questo fermo restando il fatto che è legittimo che ciascuno abbia i suoi gusti, fatto salvo il buon gusto nell’esprimerli. Mi sono sentita amareggiata, a leggere quel forum, ma non perché voglia ad ogni costo essere paladina del Cantante, che se la cava benissimo senza, ma perché mi intristisco sempre quando mi trovo di fronte a superficialità e desolazione, soprattutto giovanile.

Timisoara, dunque: un altro evento all’interno di un ciclo di manifestazioni che hanno lo scopo di promuovere la cultura italiana in Romania, dove, si tiene in questi giorni, tra il 17 e il 21 ottobre, la “Settimana di promozione della comunità e della cultura italiana”, organizzata dal Consolato Generale d’Italia a Timisoara. Una settimana intera di eventi che si svolgono in varie sedi. Il concerto di Mimmo avrà luogo, nell’Aula d’onore della Biblioteca Centrala Universitara Eugen Todoran, dell’Università di Vest, la terza università del paese. Il pubblico, tra il quale ci sarà anche il Console, leggo, sarà composto in massima parte di studenti e docenti, che conoscono e studiano la lingua italiana, e sono molto ottimista sul gradimento della manifestazione. Sono convinta che Mimmo, con la sua simpatia (non voglio rinunciare ancora una volta a dire quanto sia amabile, spiritoso e simpatico nei suoi concerti, con quel tanto di emozione che qualche volta lo fa “inciampare”, ma lo rende ancora più vicino e gradito al suo pubblico) con i suoi racconti e con la sua voce, conquisterà il pubblico, rumeno e italiano, docente, discente o ad altro titolo partecipante, convenuto nella sala d’onore della Biblioteca. Si tratterrà, in biblioteca, almeno quel tanto per una breve visita guidata, o fuggirà via subito dopo? Io l’ho visitata virtualmente: ha un bel sito, offre tutti i servizi che ormai tutte le biblioteche del mondo con quelle finalità, più o meno offrono, e penso valga la pena visitarla. Ci saranno domande, interventi, sarà un incontro vivo e stimolante?

Mi piacerebbe che Mimmo spendesse qualche parola non solo per annunciare le manifestazioni cui partecipa, ma anche per raccontarle, dopo averele vissute, almeno alcune, anche con poche efficaci pennellate, come talvolta riesce a fare.

A sentir parlare di Timisoara, inevitabilmente il ricordo è andato ai fatti del 1989, l’anno dell’inizio del grande cambiamento nei paesi del socialismo reale. La crudezza di certe dirette televisive.

Mi è anche venuto in mente che Mimmo si è avvalso della collaborazione, in più occasioni, di un quartetto d’archi rumeno. Riascoltate L’attesa, ad esempio: loro ci sono.

Il legame tra le problematiche annesse al concerto al Valle e la lezione-concerto a Timisoara, dove sta? - potrebbe domandare qualcuno - se non si è perso la mia breve premessa. Eccolo: a Timisoara, non il giorno in cui si esibirà Mimmo, ma il giorno prima, il 19 ottobre, sarà presente il Ministro della cultura, (Non ditemi che sto sbagliando, e come si chiama esattamente il ministero, lo so: cultura e basta per brevità) sempre all’interno degli eventi della settimana di cui sopra . Non so se i due avranno possibilità di incontrarsi, ma quale migliore occasione, dovesse accadere, per trovarsi di fronte e discutere in un clima di confronto e dialogo, pur nelle diverse posizioni, di un tema tanto importante quanto l’esigenza di una corretta politica culturale.

Il dialogo è sempre un fatto positivo, solo che non sempre conduce a grandi risultati.

Chissà che ne pensa, Mimmo. Io ad esempio in certi casi, penso: "Con quello non ci voglio neppure parlare; tempo e fiato sprecati". Avrò torto?

Drum bun, Cîntărèţ! che, se il piccolo dizionario che ho consultato stamattina non mi ha ingannato, o se io non ho ingannato lui, dovrebbe significare:

Buon viaggio, Cantante, e Noapte bună.



lunedì 10 ottobre 2011

LA GRATTUGIA DEL MIO CUORE

La scena è la stessa descritta altre volte in circostanze simili, qui dentro: una stanza buia, quando la sera diventa notte, (che faccio, marzulleggio?) silenzio perfetto, una persona sola, in attesa delle prime note di un disco che non ha mai ascoltato, nonostante sia uscito ventisei anni fa. Non ricorda, l’ascoltatrice in attesa, come mai non sia stata tentata dal possesso di quel disco, tanti anni fa. L’unica spiegazione può essere che le canzoni le conoscesse già, essendo già state pubblicate in altri album precedenti. Una sola era inedita, pubblicata in un singolo poco prima, o contemporaneamente. Forse non era ancora pronta, all’epoca, la nostra amica, per raffinatezze come ascoltare un album live, registrato durante un concerto, anche se, certo, sapeva che lì dentro avrebbe trovato delle sorprese. Forse non riusciva ad apprezzarle a pieno, le inevitabili sorprese e varianti di un’esibizione dal vivo, preferendo rimanere legata alle certezze delle versioni originali.

Mimmo nel 1985 le piaceva molto e consumava la cassetta dell’album intitolato con il suo nome, che ancora oggi possiede e custodisce gelosamente. Un suo amico gliel’ha trasformata, quella come altre, e ora, pur non in maniera perfetta, di tanto in tanto la ascolta in mp3. Le cose normali tutte diverse e tutte quante uguali, per niente e per nessuno sotto un cavalcavia, sapessi quante volte mi son messo a pensare e sotto il cuscino ci ho trovato la pace ogni tanto facevano capolino tra altri pensieri, quando proprio non c’entravano niente, e questo fatto non ha smesso di accaderle, ancora oggi, a distanza di tanto tempo. Ora sono molti di più, i versi che le attraversano i pensieri, perché da allora il suo Cantante ha scritto molte canzoni e lei ha imparato a conoscerlo molto meglio. Le mancava quel disco, e forse sarebbe rimasto per lei un mistero, se a qualcuno non fosse venuto in mente di regalarglielo. Il portatore di doni è una persona gentile, ma il suo gesto racchiude in sé anche un intento didascalico e pedagogico: una che si dà un sacco di arie con quelle sue noiose storie sul raggiungimento dello status di somma conoscitrice del Cantante, doveva urgentemente colmare una lacuna profonda, ahi quanto profonda…

Silenzio perfetto, una lunga introduzione musicale, le pare di riconoscere una canzone… Svegliami domattina, che Mimmo utilizza ancora, talvolta come canzone d’esordio di suoi concerti con la band. Si certo, a Penne… All’ascoltatrice pare di provare una sensazione forte, troppo; le ricorda quanto ha vissuto con molte delle canzoni di Clandestina. Certo appare un eccesso, questa sensibilità così esacerbata. In fondo si tratta solo di una canzone. Perché le sembra che qualcuno le pizzichi il cuore, o glielo spelli? Vorrebbe spegnere perché le fa davvero male, il cuore, e non riesce a spiegare del tutto questa ridondanza di emozioni, dove sia il confine tra ciò che le suscita una voce e altri strati profondi, suoi personali, per il quali quella voce funge da amplificatore. Si emoziona sempre, con le canzoni di Mimmo, soprattutto ai primi ascolti, però una cosa così forte, ad esempio, con Idra, o con Sglobal, non è accaduta. Non le sembrava che ci fosse qualcuno lì a torturarla e a spellarle il cuore. Prevaleva più un’emozione estetica, legata alla ricerca e al godimento del bello nelle canzoni, anche se c’era una compresenza di altro tipo di emozioni, ma non così forte. Ha dovuto, l’ascoltatrice, stringere il denti e costringersi a procedere in questa tortura.

Cala la luna, Gli occhi: aiuto! qui si raggiunge sempre un momento alto… Arriva alla fine, a quella trascinante e inaspettata versione rock di Sognadoro, allo stremo delle forze. Ricomincia da capo: va un po’ meglio, il cuore spellato fa meno male, riesce a staccarsi dalla voce del cantante e a lasciarsi trasportare dalla musica, a cogliere l’aria che si respirava al concerto, con il pubblico partecipe e complice. Nota che non ci sono incertezze, che c’è da parte di tutti un gran divertimento, il piacere di cantare e suonare e stare sul palco, con emozione, ma con mestiere e sicurezza. La voce non presenta cedimenti, si nutre dell’energia trasmessa dal pubblico, e la ritrasmette a sua volta. Applausi entusiasti, Mimmomimmo, ma anche Enrico, che lo accompagna in Confusi e in Sognadoro. Le due voci, in quest’ultimo pezzo, si completano splendidamente, ma non si confondono, perché sono talmente diverse che non possono confondersi. L’allegria del Treno della notte, con le sirene della polizia: siamo in una posizione intermedia tra la versione originale e quella estrema di Delitti perfetti. Lo zingaro, con quello special che si spegne in fondo al cuore. Lo sapranno, i ragazzi d’oggi, cos'è uno special?

Notte che cambia la pelle e nasconde tutte quante le stelle: ecco Piove e non piove, da sempre una delle mie preferite, e me la vedo davanti questa notte fatta persona, che nel levarsi il manto scuro, copre le stelle.

1985: anno di impegni e grandi soddisfazioni per lui. Son trascorsi dieci anni dal primo disco, da quel 1975 anch’esso assai denso, in cui aveva tracciato le rotte, come dice lui, della sua vita musicale, professionale e non solo.

Nel 1985, repetita iuvant, sempre che non facciano sbadigliare, partecipa a Sanremo suo malgrado, con la canzone che per tanto tempo è stata una di quelle che mi è meno piaciuta, Buona fortuna. L’ho recuperata in tempi recenti. Partecipa confuso in quel playback che a lui e a Enrico ispira una riuscita canzone, Confusi in un playback, appunto. Il testo è di Enrico, la musica di Mimmo, ma la canzone è frutto di una riuscita fusione tra le due sensibilità; non devono essere mai sconnesse, le due componenti, ma in stretta relazione, per la buona riuscita di una canzone. Certo Enrico, attento alle parole, ha messo in quel “confusi”, più di un significato, tra quelli proposti nel mio prologo. Avrà consultato il Battaglia?

I due simpatizzano, lo sappiamo e ne conosciamo i motivi. Ci sono diverse interviste in cui lo raccontano, anche a distanza di tempo. Nasce un progetto comune, che trova realizzazione in un singolo, (lato A Confusi… lato B Con la memoria: cose già dette…) e nell’album live, dal titolo omonimo, registrato in uno dei concerti del tour estivo di Mimmo, cui Enrico partecipò come artista-ospite. Segue un tour teatrale di successo. Cosa fanno Mimmo e Enrico nel tempo libero? Le cronache narrano di entusiasmanti partite a scacchi, in cui l’uno è degno avversario dell’altro. Li guardo, i due, in vecchie foto di quel periodo. Mimmo spesso con quelle camicie un po’ troppo aperte, e il bavero delle giacche ornato di spillette. Enrico con il suo “boccolo” e gli occhiali, bianchi fanali, che qualche ragazzino porta di nuovo, adesso. L’ho rivisto di recente in una intervista spiritosa: simpatico, in buona forma fisica. Al contrario dell’amico, dice che ci rimane un po’ male se dimostrano di non riconoscerlo, purchè non ci siano troppi eccessi legati al riconoscimento, immagino. Ho saputo che in anni abbastanza recenti E. ha tenuto un concerto a Penne, e ha invitato Mimmo, presente tra il pubblico, a salire sul palco a cantare Con la memoria, memori forse di quell’indimenticabile volta nel 1986, con un ascoltatore d’eccezione.

Dove fu registrato l’album, in occasione di quale concerto, non è dato sapere, almeno io non ne ho trovato traccia nelle mie ricerche. Il lavoro è arricchito dalla presenza di musicisti di rilievo, uno per tutti il bassista Mario Scotti, compianto amico di Mimmo. La foto di copertina ritrae un primo piano di Mimmo molto preso dalla sua interpretazione. L’album è inoltre corredato di altre foto: dei musicisti, dei due cantanti; c’è un dettaglio degli occhi di Mimmo, quegli occhi chiari (ci sono molti occhi chiari, a Penne) chiacchierini, talvolta allegri e scanzonati, talvolta severi e pensosi. Rubandogli le parole: telecamera del cuore, antenne dell’anima, specchio del sogno.

Nel sito di Mimmo, nella sezione “discografia”, trovate la scheda del disco, con le canzoni, i musicisti, ma solo l’immagine di copertina. Inserisco il link dove invece è possibile vedere tutto, occhi chiacchierini compresi.

http://discografia.dds.it/scheda_titolo.php?idt=2163

Grazie a Mimmo, anche di essere la grattugia del mio cuore.

Grazie al mio “Portatore di doni”, che mi offre gentilezze e spunti di scrittura, e non solo.

venerdì 7 ottobre 2011

PROLOGO

C'è uno scrittore greco che si chiama Petros Markaris, intellettuale, sceneggiatore, traduttore dal tedesco di opere teatrali, di Brecht in particolare. La sua notorietà, non so in Grecia, ma fuori sicuramente si, la deve a un personaggio, Kostas Charitos, protagonista di una serie di romanzi gialli, o come usa dire oggi, noir. Lo scrittore racconta di come questo personaggio lo abbia ossessionato per tanto tempo, gli si sia proprio materializzato davanti, con la richiesta pressante di abitare stabilmente nella sua testa e di lì nella carta stampata. Questo a proposito di chiamate, che non sono così infrequenti, a quanto sembra.

Io leggo le avventure del commissario Charitos e di altri suoi colleghi di altri paesi, per altri motivi che non siano gli intrecci e le trame, che anzi a volte trovo faticoso seguire. Qui però non mi attarderò a parlare delle mie letture e delle annesse motivazioni, se non per lo spunto che nello specifico mi offrono. Charitos, e per sua stessa ammissione il suo autore preso per il bavero dal personaggio, hanno la mania dei dizionari. Ne possiedono diversi, e per rilassarsi, aprono i tomi e consultano le voci, traendone un giovamento per la mente e per lo spirito.

Io non ho proprio la mania dei dizionari, cioè non li utilizzo per rilassarmi, ne' ne possiedo, a casa, più di quattro, di italiano, intendo, comprendendo quelli del tempo che fu. Li utilizzo, però, quando voglio approfondire e andare oltre la ricerca veloce nel dizionario online, e questo avviene soprattutto in biblioteca, dove posso accedere a strumenti che a casa non possiedo.

Oggi ho deciso di emulare i miei amici greci, e ho preso in mano un tomo del Grande dizionario della lingua italiana, di Salvatore Battaglia, pubblicat0 dalla Utet, a Torino, nel 1964; esattamente il terzo, Cert-Dag. Ho sentito l'esigenza di approfondire la voce CONFUSO, participio passato del verbo confondere. Deriva dal latino confusus, participio passato di confundere, a sua volta derivante da fundere, versare, e dal prefisso con.

Lungi da me voler riportare integralmente le dotte pagine dove si indaga su confusione e confuso, mi limito a elencare i significati principali della voce.

1) Messo insieme alla rinfusa, disordinatamente, mescolato, frammisto, aggregato ad altri;
assorbito in un tutto, (più o meno omogeneo).

2) Abbracciato, accoppiato. (Accezione letteraria)

3) Non chiaro, indistinto, poco discernibile, torbido, vago, nebuloso, scompigliato, disordinato, arruffato, intricato, incomprensibile.

4) Che non distingue chiaramente, che pensa, opera disordinatamente, senza regole e disciplina.

5) Turbato, preoccupato, smarrito, mortificato, avvilito.

Ti sei confusa? - Potrebbe obiettare qualcuno - Guarda che questo è il tuo spazio-cantante.
Si, non ho difficoltà ad ammetterlo, sono confusa, in una o più delle accezioni elencate prima, ma non al punto da non tenere presente dove mi trovo a scrivere adesso.

Ho semplicemente voluto trovare un modo per introdurre un argomento che con Mimmo ha attinenza, come ne ha con un regalo ricevuto solo due giorni fa. Non poteva non offrirmi lo spunto per scrivere, questo regalo, che per una che vive di pane e Mimmo e ahimè, anche di molto altro companatico, costituisce una tessera fondamentale del mosaico che non vorrei mai ultimare, dal titolo Sviscerare Locasciulli.

Questo è il prologo. Entriamo nel vivo la prossima puntata, così accontento anche chi mi dice che i miei scritti sono troppo lunghi e si impiega troppo a leggerli, e se uno non è fan di Mimmo... e via di seguito. Non è vero, ho calcolato, al massimo dieci minuti e ci sono tante altre pietanze nel menù oltre il piatto forte. Il fatto è che occorre essere lettori allenati e anche interessati, altrimenti ci si stanca presto, perchè oltre che lunghi sono anche un po'... densi. A me non piacciono le minestre annacquate, ma le zuppe dense e corpose, come quelle che sa preparare Mimmo. (Volete la ricetta?)

domenica 2 ottobre 2011

ACCADE CHE UN GIORNO...

Ritratto di signora:
C'è sempre chi ha un cerchio alla testa
Chi ha un buco nel cuore
(Svegliati amore, Mimmo, 1995)

Ho sempre mal di testa, sarà l'umidità
o forse il chiodo fisso di non averti qua
(Un signore di Genova, che nel 1989 aveva pubblicato il suo primo, bell'album: dentro c'è anche questa canzone)

Accade che un giorno, un giorno non ancora nato, perchè è quasi l'alba, ma è ancora notte, una signora blogger con il bioritmo scompigliato, ma anche con un bel po' di cose quotidiane e poco interessanti da fare prima di uscire, si alzi e accenda il computer per una rapida panoramica. Non è che abbia mille attività, quella signora, nel web. Aveva un blog, regalo di un'amica molto addentro a quei mezzi espressivi, a lei che ne era del tutto estranea e anche diffidente, e l'ha soppresso, sorpresa di come la cosa non l'abbia per niente fatta soffrire. Si era registrata in un famoso social network e, non essendo un'artista cui può essere utile per la comunicazione e la promozione, le sembrava del tutto inutile e pochissimo gratificante esserci, e anche da lì - ciao - è uscita. Le è spiaciuto un po' non essere più fan del Cantante, (solo lì) ma alla fine ogni volta che "postava" qualcosa si poneva il problema se fosse opportuno, e ora non ha più la tentazione di "metterci cose" possibili cause di disagio o di irritazione. Le sono rimaste le sue caselle di posta elettronica, non sempre brulicanti di cose elettrizzanti, che utilizza perchè comunicare per iscritto le sembra congeniale, e il suo piccolo spazio, quello preferito, quello che se lo sopprimesse, forse, le dispiacerebbe. Quello spazio le ha permesso di realizzare una cosa alla quale non aveva mai pensato prima, un contatto virtuale con uno sconosciuto-noto, uno scambio di pensieri tra un soggetto che scrive e un oggetto destinatario, a sua volta soggetto, che, suo malgrado, legge. Suo malgrado perchè forse, per natura, artista quanto vuoi, narcisista il tanto che basta, una cosa del genere, fatta da una sconosciuta, se gliel'avessero offerta avrebbe risposto "Grazie, a posto così".
Fosse stato il progetto monografico di un addetto ai lavori accreditato, magari...



Lo vede, la signora, il suo oggetto-soggetto, mentre legge le cose che lo riguardano, o che dovrebbero riguardarlo. Lo vede che scorre veloce le righe. Lo vede cercare il suo nome, quando c'è, e andare dritto allo scopo principe, che è quello di appurare che non ci sia niente di "dannoso" o "lesivo" nei suoi confronti. Normale essere un po' diffidenti, quando si è personaggi pubblici, normale controllare che non ci sia qualche squinternato che scriva chissà che su di te. Qualche volta lo vede sorridere, qualche volta nota il suo volto adombrarsi, qualche altra percepisce un moto di irritazione, altre di noia. Qualche altra volta ancora lo vede blandamente gratificato, qualche altra, assai rara, altrettanto blandamente intenerito. Lo vede, comunque. Forse fa una semplice operazione di trasferimento di possibili atteggiamenti suoi in una situazione del genere, perchè ci piace pensare di essere empatici, ma forse semplicemente attribuiamo ad altri, nostri possibili comportamenti in circostanze simili.



Accade che dunque un giorno, qualche giorno fa, questa signora trovi un commento notturno, un commento anonimo. Non gliene importa niente di filtrare i commenti, che, piaccia o no, non è che fiocchino (questo non vuol dire che questo blog non abbia misteriosi lettori affezionati, dagli esordi, che però non lasciano tracce) quindi prende tutto ciò che arriva, purchè non siano insulti, e non ne sono mai arrivati.



Questo commento parla di due canzoni, citate nel post, di due cantanti, e dice delle cose di fatto assai pertinenti sull'una e sull'altra. Una pare un adattamento etc etc, l'altra è del tutto originale, e via di seguito. Se a un bambino sveglio mettessimo di fronte i testi delle tre canzoni citate nel post e gli chiedessimo di trarne delle conclusioni, opportunamente sollecitato, forse arriverebbe alle stesse considerazioni dell'anonimo. Questo non vuol dire che siano considerazioni infantili, ma abbastanza scontate. Basta leggere i testi per capire come stanno le cose: una canzone è stata scritta prima; ha un testo originale, e si rifà alla canzone tradizionale solo nel senso che è in dialetto, e ne ripropone il titolo, con bel vola in più. La seconda canzone è stata scritta qualche anno dopo, appare palesemente come un adattamento italiano del testo abruzzese, si intitola allo stesso modo. Ciascuno ne tragga le conclusioni che vuole. L'amico anonimo (non può che esserlo, amico, uno che si prende la briga di entrare, leggere un pezzo lungo e commentare) ha tratto le sue. L'altro amico anonimo bis, pure.
Ci si potrebbe porre una domanda, al di là del caso in oggetto: l'originalità di un testo è sempre garanzia di un prodotto artisticamente più valido rispetto a uno non del tutto... originale?


Domanda evidentemente provocatoria, e forse anche un po' sciocca, non lo so. Lungi da me, in questo e in altri casi, fare classifiche, anche se talvolta può accadere di cascare nella trappola. Non voglio fare classifiche, ne' confronti, anche perchè l'artista oggetto del blog, quello che legge annoiato e sbadigliante, o sorridente, o veloce, a caccia dell'errore o dell'impertinenza, è totalmente al di là, si pone su un piano a sé. Mi ha suscitato qualcosa che nessun altro artista avrebbe mai potuto e potrà mai più suscitare: sono quelle stranezze, quelle anomalie, che hanno luogo una tantum. Per fortuna di quelli a cui non capiterà e per sventura, ahimè, di quello a cui è capitato.



L'anonimo butta un po' di sospetto sul fatto che i due artisti in questione siano ancora amici. Lo fa con una piccola preposizione latina dentro parentesi e un punto interrogativo.

La fine di un'amicizia, o l'incrinatura di essa, spesso ha a che vedere con il tradimento di un sentire comune. Viene meno l'unità di intenti e di vedute e si soffre molto, quando accade.

Se quanto suggerisce l'amico anonimo fosse vero, io al di là della lepidezza scritta per smorzare il tono, nel mio commento (che nascondeva davvero una più che fievole speranza) ne sarei dispiaciuta, perchè un'amicizia che finisce, o che incomincia a manifestare crepe, forse fa più male di un amore che presenta gli stessi problemi, o fa male allo stesso modo, e son dolori forti.



Certo questo anonimo deve essere bene informato, oppure millanta, o vuole forse lanciare una piccola provocazione e divertirsi un po': tanto ora la boccalona grafomane coglie la palla al balzo e inizia a salmodiare. Infatti.

Il mio artista, noto per essere l'uomo riservato che sicuramente è, non credo sia tipo da raccontare certe cose ai quattro venti. Nelle interviste, anche recenti, quando gli chiedono, e glielo chiedono spesso, di che parlino con F., risponde "Poco di musica, molto di poesia e di letteratura, di cinema." Oppure, molto simpaticamente, assai di recente "Mangiamo e beviamo" che è sempre la cosa migliore. Uno mette l'olio, l'altro il vino.



Nella sua pagina del social di cui sopra appare la pagina ufficiale di F. con tante altre di artisti che gli interessano. In ogni caso, brancolo nel buio, ma, se ne sapessi anche molto di più, eviterei accuratamente di fornire ragguagli sulla questione e su altre questioni di quest'ordine. In ogni caso, tra il vedere e il non vedere, eviterò, in futuro, avendolo già fatto ampiamente in passato, in assoluta buonafede, e ahimè negli ultimi scritti, di far riferimenti all'artista F.. Eviterò anche accuratamente di "recensire" il suo concerto prossimo venturo, qui. Se non ci fosse stato quel commento, forse, in assoluta buonafede, lo avrei fatto, almeno per inciso. Ci andrò con uno stato d'animo un po' malinconico, a quel concerto, perchè quell'ombra, vera o presunta, un po' mi immalinconisce.


Ammettiamo per assurdo: si può rovinare un'amicizia per una canzone? O forse la canzone, ammettiamo ancora per assurdo, potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso, o, per usare una metafora più dotta, che credo sia ascrivibile a un autore tedesco molto da intellettuale, che il nostro artista conosce bene, potrebbe rappresentare la seggiola sul collo di Atlante che già regge il mondo. Abbiamo sufficientemente elucubrato, e magari elucubrato sul nulla.



Cosa c'è dietro una canzone? Un'immagine fotografata per strada, un appunto su un foglietto, un pensiero inciso nella mente, un metaforico salvadanaio pieno di metaforiche monetine accumulate nel tempo, o di files salvati nella memoria, uno scavo profondo dentro di sè o un fatto di cronaca, il sorriso di una persona, o un ricordo lontano, una folgorazione improvvisa... Il desiderio di colpire chi ascolta, di sedurre, di lanciare un messaggio, di divertire, per qualcuno di far pensare, di suscitare emozioni... un'urgenza creativa e un mettersi in gioco, o semplicemente la ricerca di un successo facile con un pubblico di bocca buona, la fama, un utile meramente economico.



Ci può essere questo e molto altro; può anche essere semplice routine, un lavoro come un altro, anche se diverso.

Ciò che non bisognerebbe mai dimenticare è che dietro le canzoni ci sono quelli che le scrivono, che sono persone, che certo conducono una vita particolare, gratificante e stancante al contempo, privilegiata quanto si vuole, ma persone, con sentimenti, amarezze, grandezze, miserie, aspettative, sofferenze, delusioni, ferite, strappi, debolezze, momenti di euforia e momenti di stanchezza. Persone: di questo non ci si dovrebbe mai dimenticare.


Cercherò di non dimenticarlo.

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