Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

mercoledì 28 settembre 2011

LEZIONI DI VOLO

E vola vola vola

e vola lu cardille

nu vasce a pizzichille

né mi le può nega'

Vola vola, canto popolare abruzzese (Dommarco, Albanese)


Vola vola vola nin ti pozz’ auardà

Chiuse dentr’a ‘sta gabbie

Senza puté vulà

A cantà sempr’ a cantà

Ma che cante senza la libbertà

Vola vola vola, di Mimmo.


Vola il pavone e vola il cardellino

Vola il pavone e vola il cardellino

Se vai cercando un sassolino d'oro

Vedi che nel mio cuore ce n'è uno

Che se lo trovi non ti pare vero

Se vai cercando d'oro un sassolino

Vola il pavone e vola il cardellino

Volavola, di Francesco

Lo spunto per lo scritto odierno mi è offerto da uno spettacolo che si terrà a Roma, all’Auditorium Parco della Musica, nell’ambito delle manifestazioni dell’Ottobrata romana, il primo di ottobre. Il titolo, Vola, vola vola, mi ha suggerito immediatamente un proverbio, “Chi la fa l’aspetti” in riferimento all’abitudine di Mimmo, di cui ho parlato in tante occasioni, e sulla quale sovente si sofferma scherzosamente anche lui, di far propri titoli di opere altrui. In questo caso, per una volta, altri hanno utilizzato il titolo di una sua canzone, ma la citazione assume un senso più ampio in relazione al noto canto popolare abruzzese, Vola vola, perché lo spettacolo è imperniato proprio sulla tradizione musicale popolare. Ammesso che sia stato cercato, il riferimento a Mimmo, più che un plagio, lo interpreto come un omaggio affettuoso a un amico, forse (chissà) con una punta di ironia proprio per la sua ben nota abitudine. Lo spettacolo, infatti, vede protagonisti due amici di Mimmo, Francesco e Ambrogio, che hanno avuto la bella idea di collaborare (non è la prima volta, vedi La Notte della Taranta) usando come malta la comune passione per la musica popolare. Francesco canterà canzoni del patrimonio popolare, e anche canzoni del suo repertorio con un arrangiamento particolare, e con l’accompagnamento di strumenti della tradizione suonati dallo stesso Ambrogio, musicista di talento e studioso di musica popolare, e dai componenti dell’Orchestra da lui diretta. In casi di spettacoli come questi, e anche in molti altri, a dire il vero, non posso non soffermarmi sulle possibilità che offre vivere in una grande città con un’offerta culturale alta, e sui limiti, almeno da questo punto di vista, della vita in una città non grande, per di più separata dal mare.

Per maggiori dettagli sull’evento, come al solito, inserisco dei link

http://www.auditorium.com/eventi/5066854

http://www.auditorium.com/eventi/4950478


Francesco lo andrò a sentire sicuramente nel suo concerto in un club qui vicino, i primi di novembre (dopo un primo breve momento di delusione per la cancellazione del suo concerto alla Fiera, sono stata felice dell’inserimento di Cagliari nel “Tour dei club”) mentre rimane un mio desiderio, in fondo realizzabile prima o poi, di assistere a qualche spettacolo di Ambrogio, magari una prossima edizione della Notte della Taranta. Mimmo lo vorrei sentire sempre, e in particolare mi attraggono i suoi prossimi impegni: il concerto al Teatro Valle occupato e la lezione-concerto in una università rumena. Ho la quasi certezza che anche in questi due casi dovrò soffrire fortemente della sindrome dell’esclusa che mi coglierà senz’altro, in quelle date. Mio desiderio “estremo” sarebbe vederlo ospite del nostro ateneo proprio per una lezione-concerto.

Tornando alle ali, al desiderio e alla capacità di volare, al dolore di non riuscire a farlo, perché non ne siamo più capaci, o perché ce lo impediscono, e non so quale sia la circostanza peggiore: in principio fu Vola vola, canto popolare abruzzese per eccellenza. L’autore dei versi è Luigi Dommarco, la musica è del maestro Guido Albanese. Scritta nei primi anni venti, partecipò alla Maggiolata abruzzese, rassegna e concorso di musica popolare, e molti anni dopo, quando ormai era diventata famosa anche oltre i confini, al Festival della canzone italiana a Parigi, nel 1953. Mimmo si è ispirato a questa canzone, e ha aggiunto un vola nel titolo, quando ha composto quello che a buon diritto definisce il suo inno alla libertà contro ogni bieca tirannia, la sua unica canzone in dialetto, un abruzzese medio, come lo ha definito lui, comprensibile in ogni landa d’Abruzzo. La canzone, lo sappiamo tutti noi che lo seguiamo, ma lo ripetiamo, è nell’album Piano piano del 2004. Mimmo si commuove sempre quando la canta, ancor di più da un certo momento in poi - e non occorre sottolineare perché – pensando all’Aquila.

Francesco ha composto anche lui una canzone intitolata Volavola, che trova posto nell’album Per brevità chiamato artista, del 2008. L’Abruzzo è nei suoi ricordi d’infanzia: da bambino ha vissuto a Pescara, dove il padre Giorgio ricopriva l’incarico di Soprintendente bibliografico per L’Abruzzo e il Molise. Di recente ho letto un libro che mi ha molto toccato, intitolato La mia vita tra le rocce e tra i libri, in cui Giorgio D.G. ripercorre le tappe della sua vita professionale e anche familiare, con piccoli e discreti riferimenti affettuosi al figlio divenuto celebre. Un uomo d’altri tempi, di quelli di cui davvero oggi, come si usa dire, è andato distrutto lo stampo, un esempio di dirittura morale e rigore professionale, nel lavoro autorevole e non autoritario, capace di delicati e teneri sentimenti. Prende atto dell’avvenuto cambiamento di rotta in una famiglia in cui prima la vocazione, per molti componenti, era tutta bibliotecaria (anche se c’erano attitudini musicali in alcuni: c’è poco da fare, è tutto già scritto). Da bibliotecari a cantautori il passo può essere breve, e le due cose possono, per un certo periodo, perfino convivere, come nel caso del primogenito Luigi, finché la biblioteca comincia a stare un po' stretta.

Concludo con una riflessione un po’ amara, a proposito del desiderio di volare, inteso come anelito di libertà e raggiungimento delle proprie aspirazioni, ma anche come capacità di provare entusiasmi e passioni; a volte questo desiderio, che è anche un'urgenza, è frustrato da circostanze esterne, altre da qualcosa dentro di noi che ci rende incapaci di librarci, prigionieri di sabbie mobili interne che ci vietano anche il più piccolo tentativo di volo. Mi serve per esternare quello che talvolta è anche un mio stato d’animo, ma anche per rendere omaggio a una canzone bellissima, Canzone per l’estate, scritta tanti anni fa da Francesco e Fabrizio, e pubblicata all’interno del notissimo Volume 8, del 1975.

Quelle dei due artisti sono due interpretazioni totalmente diverse. Le ascolto entrambe senza voler ne’ poter fare un inutile confronto, ma mi sembrano davvero due canzoni diverse. La versione che al momento attuale riesce a suscitare in me emozioni più intense, è quella che Francesco ha proposto nell’album Amore nel pomeriggio, (anche questo titolo mi suggerisce qualcosa...) del 2001. La ascolto spesso. “Com’è che non riesci più a volare”… mi domando talvolta e so, per fortuna, trovare una risposta. Fare la diagnosi esatta è un passo fondamentale per curare meglio la malattia. Spero di riuscire a volare ancora a lungo, con gli inevitabili atterraggi di fortuna, a volte necessari per poter poi ripartire al meglio .

Ecco testo originale di Vola vola

Vulesse fa’ ‘revenì pe’ n’ora sole
lu tempe belle de la cuntentezze,
quande pazzijavame a vola vola
e te cupre’ de vasce e de carezze


E vola, vola, vola, vola, vola
e vola lu pavone,
si tiè lu core bbone
mo fammece arpruvà.


‘Na vote pe’ spegnà lu fazzulette,
so’ state cundannate de vasciarte.
Tu te scì fatte rosce e me scì ditte
di ‘nginucchiarme prima e d’abbracciarte.


E vola, vola, vola, vola
e vola lu gallinacce,
mo si ti guarde ‘n facce
mi pare di sugnà


Come li fiure nasce a primavere,
l’ammore nasce da la citilanze.
Marì, si mi vuò bbene e accome jere,
né mi luvà stù sogne e sta speranze.


E vola, vola, vola, vola
e vola lu cardille,
nu vasce a pizzichille
né mi le può negà.


Nà vota 'r'na pupuccia capricciosa,
purtive trecci appese e lu fruntine,
mo ti si fatte serie e vruvignose,
ma ss'ucchie me turmente e me trascine.


E vola, vola, vola, vola
e vola la ciaramella,
pe' n'ore cuscì belle
vulesse sprufunnà.


Ed ecco la traduzione



Vorrei far tornare per un’ora sola
il tempo bello della contentezza,
quando giocavamo a vola vola
e ti coprivo di baci e di carezze.

E vola, vola, vola, vola
e vola il pavone,
se hai il cuore buono
ora fammici riprovare.

Una volta, per disimpegnare il fazzoletto,
sono stato condannato a baciarti.
Tu ti sei fatta rossa e mi hai detto
d’inginocchiarmi prima e d’abbracciarti.

E vola, vola, vola, vola
vola il gallinaccio,
ora se ti guardo in faccia
mi pare di sognare.

Come i fiori nascono a primavera,
l’amore nasce dalla fanciullezza.
Maria, se mi vuoi bene come ieri,
non togliermi questo sogno e questa speranza.

E vola, vola, vola, vola
e vola il cardellino,
un bacio con pizzicotti sulle guance
non me lo puoi negare.

Una volta eri una bambina capricciosa,
portavi le trecce appese ed il frontino,
ora ti sei fatta seria e vergognosa,
ma quegli occhi mi tormentano ed mi ammaliano.

E vola, vola, vola, vola
e vola la ciaramella,
per un'ora così bella
vorrei sprofondare.

mercoledì 21 settembre 2011

COINCIDENZE

La blogger sentimentale continua a cercare spunti di scrittura. In alcuni casi accanirsi nel ruolo di "operatrice di scavo" non serve a nulla, perchè più cerchi e meno trovi, o meglio trovi sempre qualcosa che prima non sapevi, ma che non ti apre nuovi mondi sul tuo artista. Accade invece talvolta che non vorresti scrivere, ma le notizie ti cercano, ti avvolgono con spire tentacolari, e di scrivere non puoi farne a meno. Accade anche che segui per giorni una pista, attendi con trepidazione dei files, e poi la pista si rivela falsa, e rimani lì, delusa, con un palmo di naso, nel caso fosse necessario aggiungerne uno a quello che hai già.

Accadono tante cose alle blogger sentimentali, perchè stai pur certa che se nelle cose ci metti sentimento, poi raccoglierai i frutti. Mica vero, spesso è proprio l'esatto contrario e mettere troppo sentimento nelle cose, troppa partecipazione, è deleterio. Un lettore affezionato di questo lavoro, mi ha detto, ed è stato un complimento assai gradito, che era tutto "di cuore e di passione". Un altro, credo casuale visitatore, ha parlato di "encomiabile dedizione". Insomma, sono la Madre Superiora dell'Ordine delle Oblate di Mi. Lo. Ci ho messo troppa passione e il fatto che ci abbia messo (e rimesso) la testa si è notato poco.

Alle blogger sentimentali, proprio perchè agiscono all'interno della sfera emotiva e sotto le sue leggi, e si muovono in uno strano mondo di segni, intercettazioni di pensieri, chiamate e voci, accadono spesso dei fatti che, a chi agisce invece all'interno di una corretta dimensione razionale, appaiono niente altro che combinazioni fortuite, mere coincidenze.

Ne potrei elencare un discreto numero. Limito l'ambito al mondo in cui mi muovo, fisicamente, quotidianamente: quello dei libri. Insomma, non ho più pace, questi mi chiamano continuamente, e io invece di passare dritta, di ignorare questi richiami, mi soffermo proprio davanti a quello scaffale dove sono passata centinaia di volte in passato senza vedere niente, e gli occhi vanno proprio lì, e le mani non possono fare a meno di afferrare. Così mi sono trovata di fronte al lavoro sul canto sardo a chitarra di un vecchio amico di Mimmo, noto chitarrista, con cui in passato collaborò, ma anche etnomusicologo. Il libro è l'approfondimento della sua tesi di laurea. Questo signore è un esperto di musica sarda tradizionale, argomento che in verità ha non pochi estimatori.

Altro libro che mi si è letteralmente imposto all'attenzione nello stesso identico modo: un omaggio di un musicologo docente nell'Università cagliaritana, a una Signora musicista, che ho avuto il piacere di vedere a teatro, ospite nello spettacolo di Mimmo. Sottolineo musicista perché dalla lettura del libro emerge chiaramente che lei rivendica il diritto di essere definita prima di tutto musicista, perché tale è, e compositrice, e non cantante folk tout court, o etnomusicologa, perchè - dice lei - sa pochissimo di etnomusicologia. La musicista ha frequentato a lungo il Folkstudio e lì, nei primi anni settanta, ha conosciuto e fatto amicizia con alcuni giovani cantautori che si mettevano alla prova nel famoso e fumoso locale, e tra questi Mimmo. "Li chiamavamo i piccoli" racconta la musicista, "perchè avevano almeno dieci anni meno di noi" e a me, che sono sentimentale, ha fatto una gran tenerezza sentire definire il giovane Mimmo "piccolo".

La coincidenza più recente, che mi ha anche un po' turbato, ha avuto luogo ieri.
Ha sempre a che fare con i libri, ma in questo caso, non mi ha bussato alla porta, il libro in questione: sono andata io a cercarlo, dopo aver fatto una delle tante ricerche bibliografiche (prima o poi pubblicherò la bibliografia incompleta, perchè è un lavoro in divenire, di tutto ciò che ho consultato o della cui esistenza sono venuta a conoscenza in questi due anni due di Folgorata): Il libro, Enzo Gentile, Guida critica ai cantautori italiani, Milano, Gammalibri, 1979, sono andata a cercarlo per - come dice bene l'autore nella dedicatoria, elencando le varie tipologie di lettori - vedere "se c'è". Non c'è, Lui, (molti sono però i riferimenti all'imprescindibile Folkstudio) ce ne sono tantissimi altri di cui non avevo mai sentito parlare, ci sono perfino dei cantautori che all'epoca avevano pubblicato solo un disco, (Mimmo due, ma era nella musica da un bel po' di anni) ascoltato probabilmente da loro e altri due, ma l'autore giustamente ha il diritto di metterci chi gli pare, e ne ha fornito motivazione. Devo dire che ha spaziato molto e che il libro, a distanza di tanti anni e al di là di valutazioni opinabili e di un certo dogmatismo giovanile, merita un giudizio positivo. Me lo sono portata a casa, con tutta l'intenzione di indagare soprattutto su alcune cantautrici, di chiara matrice femminista, di cui non avevo mai sentito parlare. Ho tentato di indagare, trovando pochissimo, su Alfredo Cohen, a me sconosciuto totalmente, che sembra un personaggio assai interessante. Credo che sia scomparso da tanto tempo. Apprendo che era abruzzese, e che nelle sue perfomances teatrali usava molto il dialetto. Abruzzo, dialetto... Si saranno conosciuti?

Eravamo partiti da una coincidenza, potrebbe obiettare qualcuno veloce che non ha tempo da perdere, arriviamoci prima che il sonno abbia il sopravvento. Eccola, la coincidenza. Ho preso il libro e l'ho aperto a caso: pagina 124, Stefano Rosso. Immagino sia stato anche lui amico di Mimmo, come tanti altri che frequentavano il locale di cui sopra. Leggo la scheda. Nel '79 Stefano Rosso aveva già pubblicato, credo, le sue canzoni più note, almeno al grande pubblico: Letto 26, Una storia disonesta, E allora senti cosa fo'. Confesso che non me ne vengono in mente altre. Le mandavano molto alla radio, in quegli anni, me lo ricordo bene. Qualche tempo fa sono capitata in un sito, che si chiama Il prato, dedicato al ricordo di Rosso.

Dunque il mio incontro con la pagina 124 è avvenuto di mattina. Di sera leggo la pagina con cui Mimmo, nonostante il mezzo non sia molto nelle sue corde, inizia ad avere un rapporto più disinvolto; leggo un suo pensiero mattutino, rivolto, al risveglio, al vecchio amico Stefano, prematuramente dimenticato ancor prima dell'altrettanto prematura scomparsa.

Coincidenze, niente altro che coincidenze. Io per prima penserei così se mi raccontassero un piccolo particolare come questo, capitato ad un altro. Tuttavia mi affascinano molto, queste coincidenze. Sarò felice se ne capiteranno altre. Forse non ne sarò neppure tanto sorpresa.

...Infine: come ho scritto prima, tempo fa mi era capitato di trovare un sito dedicato a Stefano Rosso. Se ne occupa la figlia. Si chiama Il prato di Stefano Rosso. Chi entra può lasciare un pensiero dedicato a lui. Ci sono più di seimila pensieri, quindi, se anche era stato dimenticato o sottovalutato dall'ufficialità, appare evidente che c'è tanta gente che lo apprezzava, e gli voleva bene.

venerdì 16 settembre 2011

VINUM BONUM ET SUAVE: MIMMO, E NON SOLO, NEL PROGETTO BELLAVITA

Sono molto felice di seguire fedelmente il mio Cantante di riferimento, sempre, ma in alcune circostanze lo sono in particolar modo. Sono quelle in cui, grazie alla mia attenzione per lui, vengo a conoscenza di progetti, iniziative, manifestazioni, di cui mi sarebbe in tanti casi difficile essere informata. Uno di questi è il Progetto Bellavita, una iniziativa tutta abruzzese, ma poi nei fatti, e credo anche negli auspici, con possibilità di essere estesa ben oltre i confini. Non mi attardo a raccontarvela per intero: inserisco un link http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=9486 che ne offre una descrizione attenta e particolareggiata (uno dei tanti articoli apparsi sul web: questo mi sembra molto esaustivo), ma mi limito a esternare e condividere quali pensieri abbiano affollato la mia mente mentre leggevo. Ho pensato che Mimmo vi aveva aderito con piacere e orgoglio, perchè questo progetto accoglie in sé molto di ciò che, mi pare, per lui abbia importanza: il luogo dove il progetto è nato, la sua amata terra d’Abruzzo, di cui parla con accenti che ogni volta mi colpiscono, per il suo profondo senso di appartenenza; il fine solidale legato alla medicina e in particolare alla medicina oncologica, soprattutto (ma non solo) in quel percorso di accompagnamento del malato oncologico nella assistenza domiciale e nelle cure palliative; l’arte, nel suo felice e già in altre occasioni collaudato, connubio con il vino. La gioiosa convivialità, perché la manifestazione che si terrà domani pomeriggio alle 18 a Controguerra, in provincia di Teramo, presso l’Enoteca Comunale, sarà si un momento di riflessione e confronto, ma culminerà in una festosa convivialità: sarà possibile degustare prodotti del territorio e l’ottimo (lo garantisce Mimmo, che è una auctoritas in campo enologico,) vino, quello contenuto nelle bottiglie impreziosite dallle etichette d’artista, racchiuse poi in un bel catalogo. Una parte dei proventi della vendita dei vini e l’intero ricavato della vendita dei cataloghi andrà devoluto all’Associazione L’ Aquila per la vita. http://www.sctf.it/laquila.php Non mancherà la musica. Spero che ci sia tanta gente e che tutti comprino il catalogo e molte bottiglie. Immagino che le aziende vinicole, perché questa è ormai la tendenza, vendano anche online e spero che anche per il catalogo, sia reso possibile l’acquisto a distanza. Tutti gli ingredienti confluiti in questa iniziativa, amalgamati magistralmente a creare un’ottima ricetta molto gradita a Mimmo, sono di certo anche di mio gusto.

La nota introduttiva al catalogo, è stata scritta da lui. Io ho sempre una forte curiosità nei confronti degli scritti di Mimmo e sono andata a ricercare con minuzia certosina ogni piccola introduzione, articolo, contributo di cui fosse autore. Mi colpisce sempre il sentimento che mette in ciò che scrive, la semplicità, i piccoli voli poetici, e uno stile in qualche caso formale, a tratti anche un po’ scolastico, che si differenzia molto dal registro più colloquiale di quando lo sentiamo o lo vediamo, nelle interviste, alla radio o in televisione, e ancor di più dal registro informalissimo e colloquialissimo, assai spiccio, per niente forbito, di quando te lo trovi davanti e magari ci scambi due parole. Uno della vecchia guardia, Mimmo, in questo senso, in tempi in cui la distanza tra lingua scritta e parlata si fa sempre più impalpabile.

Basta. Ora lascio la parola a Lui, in questo piccolo scritto pieno di tutte le cose di cui ho parlato prima. Ho fatto come gli antichi amanuensi, ho ricopiato parola per parola, un po’ perché non mi è riuscito il pratico copia e incolla, un po’ perché così, pur dedicandovi un po’ di tempo in più, ho potuto gustarmele una per una, queste belle parole. Ci ho messo anche le miniature, ma non compaiono: sono i pensieri che mi hanno accompagnato nella trascrizione.

In una recente intervista mi è stato chiesto quanto rilevante sia stata la mia matrice abruzzese nel percorso artistico e professionale che ha caratterizzato la mia vita. La risposta è scontata, forse addirittura superflua. Mille e mille volte, quando i miei pensieri si sono tinti d’Abruzzo, mi sono trovato d’incanto avvolto dagli odori, dai sapori e dai colori di questa straordinaria terra e di questa straordinaria gente. Credo accada a molti di noi abruzzesi.

È una appartenenza speciale, magica, romantica, culturale, geneticamente e misteriosamente tramandata. Un itinerario spirituale sulla rotta dell’anima che si traccia ogni volta da solo.

Che felice riscoperta, e che orgoglio! Riconosco a noi abruzzesi delle qualità speciali che, per quanto non esclusive, riescono talvolta, (o sovente) a raggiungere livelli fantastici.

Il senso di appartenenza si esprime anche con un senso di comunione e solidarietà, quasi un matrimonio ideale, celebrato a sostenersi vicendevolmente “nella buona e nella cattiva sorte”, come si dice.

E quindi non mi stupisco per niente di fronte a questa importante, particolare ed affettuosa iniziativa sulla quale, con molto onore e partecipazione, mi trovo a scrivere qualche riga di presentazione.

Nove cantine di questo angolo d’Abruzzo, tra quelle che danno lustro al nostro patrimonio enologico, si schierano compatte a sostegno del progetto: “in vino veritas” ma pure “in vino humanitas” se tanto mi da tanto.

Diciotto artisti (due abruzzesi, gli altri inevitabilmente attratti) creano diciotto opere/etichette da appiccicare con la colla sulle mille e mille bottiglie che, oltre al vino, avranno il contenuto speciale della solidarietà.

Il risultato dell’equazione si chiama BELLAVITA che è insieme un’alleanza ed un ottimo vino. E qui partono i complimenti. Chi ha pensato a questa iniziativa ci ha visto davvero giusto: oggi il vino è non solo commercio ed economia, ma anche cultura, identità, tradizione, mezzo di trasporto su cui l’amicizia viaggia davvero comodamente e felicemente. Le aziende che sostengono il progetto hanno costruito un ponte di mattoni solidi senza i quali nessuna distanza tra rive può essere colmata.

Chi ha accolto nella ufficialità istituzionale le voci di queste necessità ha confermato che le buone amministrazioni esistono davvero e vogliono (e sanno) fare la propria parte, nonostante tutto.

In ultimo, un pensiero di gratitudine va rivolto agli attori che sulla scena malferma dell’assistenza ufficiale, recitano ruoli di fondamentale rilevanza con la loro quotidiana testimomianza di fraterna solidarietà. Mi riferisco ai volontari che si prodigano all’interno dell’Associazione “Aquila per la vita”. Essi supportano con dedizione davvero totale la ricerca e le attività di assistenza domiciliare svolte dalla Unità Operativa di Medicina Oncologica dell’Università dell’Aquila. Sarei tentato di aggiungere molte altre considerazioni ma poi, alla fine, credo di aver detto tutto o gran parte di quello che penso di questa bella esperienza.

Allora non resta che fermarsi, sedersi e concedersi un buon bicchiere di vino: Bellavita di certo. Ma con bellagente, ci potete giurare.

sabato 3 settembre 2011

RITORNO A BREMA




Non amo particolarmente tornare su argomenti già ampiamente trattati, ma talvolta se ne presenta l’occasione e la necessità, come quando, nel mio ambizioso progetto di riuscire a conoscere tuttotuttotutto del nostro Artista, ascolto certi pezzi per la prima volta, dopo aver dedicato ad essi “alate parole” a scatola chiusa. Parole scritte sulla fiducia e sull’onda dell’emozione di un desiderio da realizzare. Nel momento in cui si finalmente si realizza, si fa una incursione sull’argomento, meno basata sull’azzardo. Dopo la bella esperienza dell’ascolto dell’anelato secondo album, che per tanto tempo mi è sembrato un miraggio, dopo Quelle piccole cose, eccomi giunta a quello del brano ispirato ai Musicanti di Brema. Come scrissi già a suo tempo nel post, (quello del 3 gennaio 2010, se qualche sconsiderato si volesse affacciare) a dire il vero un po’ delirante e fantasioso, dedicato al tema, fu pubblicato qualche anno fa un bel volumetto intitolato Felici e cantanti*, contenente i testi di canzoni scritte appositamente per l’occasione, ispirate a fiabe celebri. Ciascun testo è arricchito da una bella e colorata illustrazione. Le canzoni, come è ovvio che sia, non solo si leggono, ma soprattutto si ascoltano: al libro è accluso un CD. Mimmo interpreta il Gallo dei Musicanti di Brema, nella canzone ispirata all’omonima fiaba, dove trovano voce anche gli altri musicanti, interpretati da altri artisti (ma quello che canta di più, va da sé, è il Gallo). Nella canzone appare anche il presentatore dello spettacolo che i Musicanti terranno a Brema, e questo Presentatore ha la voce dell’amico Frankie. Frankie è anche uno degli autori del testo, e di parte di alcuni altri testi di canzoni delle fiabe, e interpreta anche, in una di queste, un divertente Pollicino rap. Altri artisti, alcuni molto noti, altri meno, danno voce ad altri personaggi delle fiabe, o suonano gli strumenti.


La foto pubblicata è quella della copertina del libro: divertitevi, se volete, a riconoscere gli artisti, almeno quelli noti. Mica è facile: io che mi aspettavo chissà perché un Mimmo nerovestito, quasi quasi non riuscivo a trovarlo tra tante facce, e lo avevo scambiato per un noto musicista. Dopo un attento esame ho scoperto un tipo truce, un bravaccio con un cappellaccio giallo e una sorta di chimono anch’esso giallo, che aveva qualcosa, ma solo qualcosa di familiare nei tratti del volto. Ho guardato la legenda e ne ho avuto conferma.L’ho indicato con la freccia, quel Mimmo col chimono.


Dopo aver scritto il vecchio pezzo, cercai e trovai un assaggio della canzone, i trenta secondi consentiti, e poi, accantonai la questione, se non la dimenticai. Non so bene che cosa in questi ultimi giorni, possa avermi richiamato alla mente Brema e i suoi Musicanti. Una rapida ricerca mi ha condotto a colpo sicuro in una piccola Biblioteca per ragazzi, che ho visitato con piacere e con un po’ di tristezza perché l’ho trovata vuota. Le seggioline colorate, i tavolini, i libri illustrati e invitanti aspettavano invano piccoli lettori potenziali, che io mi sono immaginata ancora al mare, o in casa, davanti alla tv, o a Fb o ai videogiochi, con le patatine e le merendine davanti. Mi è venuta una gran voglia di occupare una di quelle piccole sedie, e di mettermi a sfogliare lì il libro che poi mi sono portata a casa, e magari sognare di essere uno dei personaggi dei Musicanti di Brema. Quale ad esempio? Uno che non c’è, ma potrebbe, anzi dovrebbe esserci, perché a leggere il testo della canzone e a sentire il povero gallo, che lamenta l’assenza di bevande e fumo da tre giorni, mi son subito trasformata in vivandiera e sigaraia, senza contratto, che non accampo pretese, della singolare band.


Una volta a casa, mi sono dedicata prima di tutto (non stavo nella pelle) all’ascolto, molto curiosa di sentire quel Gallo cantare; ho sofferto con lui e i suoi amici per le fatiche del lungo cammino a piedi, e per la mancanza di generi di conforto, anche se il massimo conforto, per loro, come per tutti i musicisti, e la massima gratificazione è riuscire a raggiungere il luogo dove, all’aperto o in un teatro, chissà, terranno un concerto. C’è un bel coretto in inglese, in cui chiara spicca la voce del gallo poliglotta (Brema a parte, quando ascolto le canzoni di Mimmo in cui cè qualche verso in lingua straniera, io vado in brodo di giuggiole: darei oro per farmi cullare dalla voce di Mimmo che legge Goethe in tedesco, ma potrebbe imbrogliarmi e leggere qualsiasi cosa, tanto non capirei nulla e sarei felice e contenta ugualmente). L’amico Frankie è un divertente presentatore-imbonitore e la canzoncina ha ritmo e grinta. Tutte le canzoni dell’album sono moderne nei testi e nelle musiche, alcune ironiche, altre sentimentali, alcune veloci e grintose, con frequenti incursioni nel rap, che ai bambini piace molto, altre più lente e romantiche. Io sono stata conquistata dal testo de La bella e la bestia, anche se il mio cuore batte per gallo e sodali, e non solo per contratto. Il mio piccolo viaggio a Brema si conclude qui: il concerto dei Musicanti ha avuto un successo strepitoso e alla fine sono stati sommersi da applausi, doni, cibi e bevande, nonché sigari di lusso. Ho tentato di avvicinarmi per complimentarmi, ma una corpulenta guardia del corpo mi ha sbarrato il passo e i Musicanti sono stati inghiottiti da una limousine nera come la notte di Brema. Non ho potuto chiedere loro il permesso di trascrivere la canzone più applaudita di tutto il concerto, ma rischio e lo faccio ugualmente, per la gioia di grandi e piccini.


Gallo Quanto manca per Brema
Non si ferma nessuno
Son tre giorni che vado
Che non bevo e non fumo

Brema è lontana
Lontana da qui

Io sono il gallo
Quell’altro è il somaro
Lui il cane, lui il gatto
Ma si crede un giaguaro
Brema è lontana

Gallo Lontana da qui
E asino

Musicanti A town called Bremen
Is waiting for us
A town called Bremen
Is waiting for us

Gallo Per la gente di Brema
Faremo un concerto
Forse dentro un teatro
O forse all’aperto

Gallo
E asino
Brema è lontana
Lontana da qui
Brema è lontana
Lontana da qui
Brema è lontana
Lontana da qui



Musicanti A town called Bremen
Is waiting for us
A town called Bremen
Is waiting for us



Presentatore Sembra quasi sicuro
Che non appena qui farà scuro
Farà scuro sarà
Il momento dei musicanti
Che attaccheranno
I loro strumenti e suoneranno
A miloni di watt
L’asino il cane col gallo
Ed il gatt
Il pubblico freme
La terra già trema signore e signori
Sono qui con voi finalmente
I musicanti di Brema!


Gallo Brema è lontana
E asino Lontana da qui

* Felici e cantanti: le canzoni delle fiabe, Milano, RCS Libri, 2007

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