Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

mercoledì 24 agosto 2011

QUELLE PICCOLE COSE









































Squillo di campanello in un assolato e afoso pomeriggio. Chi è? - Il corriere… Da quando Sandra veste i panni colorati ed eterei, tutti intrisi di emozione ed entusiasmo, di Folgorata, ogni squillo di campanello a seguito di un ordine online, si ripercuote sui battiti del suo cuore, che improvvisamente accelerano. Le sembra di essere una fidanzata del tempo di guerra, in attesa di notizie del suo amato e promesso sposo, che improvvisamente e inaspettatamente arrivano. Gliel’ha raccontato la mamma, cosa si provava a ricevere finalmente quelle lettere dal fronte e a lei piace sostenere di provare (in realtà a Sandra sembra un po’ esagerato, ma a Folgorata no) le stesse emozioni in attesa di un pacchetto, che contiene sempre, invariabilmente, strumenti del mestiere. Ogni volta è una festa l’apertura del pacchetto, che contiene libri o dischi, ma ancora di più lo è lo svelamento, nel momento della lettura o dell'ascolto.

Sono quelle piccole cose, quei piaceri minimi che è bello riuscire a provare, quelle piccole cose che rendono la vita più lieta, per chi ne sappia godere. Quelle piccole cose è appunto un album, anzi un album doppio, il cui titolo si rifà a una canzone del cantautore catalano Joan Manuel Serrat. Un album che, se non ci fosse stato il suo cantante, dentro, la nostra blogger sentimentale forse non l’avrebbe mai conosciuto, e sarebbe stato un vero peccato, perché le è sembrato proprio bello. Bello a guardarsi, bello a leggersi, bello ad ascoltarsi. Uno di quei lavori che catturano lo sguardo e lo riempiono di sensazioni piacevoli, curato, decorato con gusto, che ti sorprende quando lo apri e vedi i due CD e al centro un libretto nero con i testi a caratteri bianchi. Lo ha scritto un signore cui certo non mancano le parole, di quelli che potrebbe stare a parlare tutta la notte e tu a leggerlo pensi chissà che voce avrà, e se ascoltarlo possa essere piacevole come leggerlo.

Il disco porta la firma sconosciuta, almeno per me, di Pan Brumisti, nome misterioso, ad orecchio mezzo greco, per via del pan, e mezzo sanscrito, per via dei brumisti, che possono far venire in mente i bramini. In realtà il sanscrito non c’entra niente. Brumista vuol dire vetturino e Il Brumista era un locale milanese dove si suonava e si mangiava, punto di ritrovo di una cerchia di amici, che aveva costituito un gruppo chiamato appunto Pan Brumisti. Ogni città ha il suo locale entrato nel mito, di un gruppo di amici che a distanza di decenni lo ricorda con nostalgia e tenerezza e con la convinzione di aver vissuto momenti difficilmente riproducibili in altre circostanze. Questi Pan Brumisti hanno cantato e suonato e fatto parte del movimento culturale di quegli anni, ma di fatto hanno inciso solo un album.

Alcuni di loro sono stati tra i fondatori e sono tuttora le anime del Club Tenco. Il disco è appunto uno dei dischi del Club Tenco; raccoglie un certo numero di canzoni inedite del gruppo, ma non solo. Sono presenti infatti quaranta canzoni, molte di autori stranieri alcuni assai noti, altri meno, se non a un pubblico di raffinati estimatori, come i signori del Tenco, che hanno il merito di tentare di renderli più noti, proprio grazie a lavori come questo, che certo non hanno un intento commerciale: non sono questi gli album con cui si fanno i soldi. Le versioni italiane delle canzoni sono sempre del solito signore, che si chiama Sergio e che sembra avere una energia inesauribile. Dico non a caso versioni italiane perché hanno una vita propria e non sono traduzioni letterali pure e semplici.

Mimmo, non nuovo a progetti col Club Tenco, (non voglio tornare ora su Guardami bene: torno spesso ad ascoltarla) interpreta una canzone di un autore francese, Renaud Sechan, (ecco il link del sito ufficiale)
http://www.renaud-lesite.fr/Home/(offset)/4) non molto noto in Italia.
Si intitola C'est quand qu'on va où
http://www.kweeper.com/flutalors/video/55905 ed é tratta da un album del 1994, À la belle de Mai.

La canzone, che in italiano diventa Quand’é dove si va, racconta di un ragazzino che si pone delle domande e le pone a suo padre, domande sul senso di un certo tipo di educazione scolastica tradizionale e nozionistica giudicata inutile, sia per la crescita personale che per un eventuale sbocco nel mondo lavorativo. C’è un profondo senso di frustrazione per punizioni e ingiustizie subite, c’è tutta la ribellione giovanile, c’é anche molta tenerezza e molta richiesta d’aiuto, c’é disillusione e desiderio di condivisione.

Avevo sentito a suo tempo, quando seppi del disco e cercai informazioni sull’artista francese, la canzone. Non ricordo che impressione potessi averne avuto, allora.

Ho levato con impazienza il cellophane dalla confezione e ho subito messo su il secondo CD, quello che contiene Quand’è dove si va, ancor più impaziente di sentire l’interpretazione di Mimmo. Il timore di non riuscire a “sentirla” è stato fugato già al primo ascolto, perché, l’ho subito sentita mia, e, per quanto non del tutto convinta dalle rime alternate dell’esordio, certo necessarie per questioni di ritmo, mi sono tuffata nelle note e nella bella, bella, bella e potrei scriverlo altre cento volte ancora, bella voce di Mimmo, per almeno cinque ascolti di seguito. Acque limpide nelle quali immergersi con fiducia. Come al solito la canzone è splendidamente locasciullizzata, cioè assume quella connotazione particolare per cui quando la ascolti, anche se non è sua, pensi che potrebbe benissimo esserlo. Locasciullizzata senza però stravolgerla, perché quando sono tornata ad ascoltare, con nuovi strumenti a disposizione, la versione originale, mi è parsa ugualmente bella e sentita, e ho percepito chiaramente che, pur con le differenza di testo e di interpretazione, era la stessa canzone, non era stravolta. Mimmo in questo canzone, oltre il piano e l’organo, suona anche la fisarmonica (non è la prima volta che accade) e io ho una vera passione per questo strumento, e per gli strumenti affini. Uno dei miei desideri, chissà se realizzabili, è di sentirlo almeno una volta suonare la fisarmonica dal vivo. Mimmo così come é adesso ha il perfetto physique du rôle del suonatore di fisarmonica, almeno di quello che alberga è nella mia fantasia.

Mi incuriosisce sapere come avviene l’attribuzione di una canzone, in un lavoro come Quelle piccole cose. Ciascuno si sceglie il pezzo dell’artista che sente più vicino? Se ne discute insieme, si fanno delle proposte, e si arriva a una conclusione? Sarà un equilibrio tra vari fattori. Immagino che Mimmo, per come l’ho sentito esprimersi in alcune occasioni, e certo per sensibilità personale, si senta vicino alle tematiche della canzone che interpreta. Nella raccolta compare anche un’altra canzone di Renaud, Mon amoureux, sempre tratta dallo stesso album del ’94. Cantata da Marco Ongaro, testo italiano, dal titolo Il fidanzatino, anche questo, di Sacchi, parla di una ragazzina innamorata che, in un dialogo immaginario col padre, gli racconta il suo ragazzo, e tutte le cose possibili che pur nella distanza generazionale possono avere in comune. Il senso è Vedrai, papà, ti piacerà, è come te. Avete valori e gusti comuni, vedrai, ti piacerà… Anche questa avrebbe interpretato bene, il nostro Cantante, lui che figlie femmine non ne ha: proprio per questo mi permetto di esprimere una sensazione del tutto personale: (avesse delle figlie me ne guarderei bene) il cuore gli avrebbe grondato sangue, nel momento in cui all’orizzonte fosse capitato il primo fidanzato.

Da notare la cura, da parte di Sacchi, di rendere il testo più vicino alla realtà italiana, con l'inserimento anche di nomi di personaggi amici, di cantautori famosi, che il ragazzo ama, così come li ama il padre. Splendida la chiusa della canzone
Quanto a droga non farti problemi lui ha/ dipendenza soltanto da me.
Insomma ho apprezzato per quel che ho potuto sentire Renaud; allo stesso modo i pezzi del CD 2 che ho ascoltato. Con molto piacere, con calma, farò la conoscenza con le altre canzoni.
Quanto a Mimmo, di lui, come uso spesso dire, e lo ripeto ancora, voglio conoscere tuttotuttotutto, comprese le raccolte di canzoni già pubblicate, che prima consideravo, avendo già ascoltato le canzoni negli album di appartenenza, se non inutili, non indispensabili. Ho cambiato idea da quando ho avuto tra le mani I Successi del 1999. C’è un arrangiamento di Cara Lucia, voce, pianoforte e armonica, che mi dà i brividi, nel senso stretto e non solo metaforico del termine. Anche le raccolte possono riservare piacevoli sorprese.

E ora, scusate, ho un appuntamento: Mimmo deve cantarmi Quand’è dove si va e anche se è sempre bene, secondo taluni, che le signore si facciano aspettare un po’, io proprio non ce la faccio: a parte il fatto che sono contraria a far aspettare allo stesso modo in cui mi irrita aspettare, ma poi…chi può resistere al canto delle Sirene?






ECCO I TESTI DELLE DUE CANZONI

L'originale in francese:

C’est quand qu’on va où?

Je m'suis chopé 500 lignes :

"Je n'dois pas parler en classe"

Ras l'bol de la discipline !

Y'en a marre c'est digoulasse!

C'est même pas moi qui parlais,

Moi j'répondais à Arthur

Qui m'demandait, en anglais,

Comment s'écrit

No Future

C’est quand qu’on va où?

Si on est punis pour ça

Alors je dis :

'Halte à tout !

'Explique-moi, Papa,

C'est quand qu'on va où ?

C'est quand même un peu galère

D'aller chaque jour au chagrin

Quand t'as tell'ment d'gens sur Terre

Qui vont pointer chez "fous-rien"'vec les d'voirs à la maison

J'fais ma s'maine de soixante heures,

Non seul'ment pour pas un rond

Mais en plus pour finir chômeur!

Veulent me gaver

comme une oie 'vec des matières indigestes,

J'aurais oublié tout ça

Quand j'aurai appris tout l'reste,

Soulève un peu mon cartable,

L'est lourd comme un cheval mort,

Dix kilos d'indispensable

Théorèmes de Pythagore !

L'essentiel à nous apprendre

C’est quand qu’on va où?

C'est l'amour des livres qui fait

Qu'tu peux voyager d'ta chambre

Autour de l'humanité,

C'est l'amour de ton prochain,

Même si c'est un beau salaud,

La haine ça n'apporte rien,

Pis elle viendra bien assez tôt

C’est quand qu’on va où?

Quand j's'rais grande j'veux être heureuse,

Savoir dessiner un peu,

Savoir m'servir d'une perceuse

Savoir allumer un feu,

Jouer peut-être du violoncelle

Avoir une belle écriture,

Pour écrire des mots rebelles

A faire tomber tous les murs !

C’est quand qu’on va où?

Tu dis que si les élections

Ça changeait vraiment la vie,

Y a un bout d'temps, mon colon,

Qu'voter ça s'rait interdit !

Ben si l'école ça rendait

Les hommes libres et égaux,

L'gouvernement décid'rait

Qu'c'est pas bon pour les marmots!

C’est quand qu’on va où?

C’est quand qu’on va où?




Ed ecco la versione italiana




Mi son preso questa nota
Ma la gente ormai si è rotta
Della disciplina idiota
E del voto di condotta
Per di più io non parlavo,
rispondevo solo a Marta
che mi ha chiesto un genitivo
irregolare della quarta.

Dimmi tu se questo ha un senso
Se ci pensi non ne ha
Spiegami papà
Quand’è dove si va?
Che mi sembra da galera
Farsi un mazzo tutto il giorno
Per finire nella schiera
Dei cocoricò in eterno
E sgobbare senza sosta
Per di più neanche pagati
Sempre a spremersi la testa
E poi finir disoccupati

Ingozzarsi a perdifiato
Di un pastone un po’ indigesto
Che verrà dimenticato
quando avrò imparato il resto
E quanto al peso della scienza
Senti un po’ questa cartella
Quanti chili di sapienza
E di teoremi sulla spalla

Rovinarmi le budella
No, davvero, non mi va
Spiegami papà,
quand’è dove si va?

L’essenziale poi sarebbe
Che tutti questi libri qua
Spalancassero le gabbie
Verso ogni umanità
Verso tutta l’altra gente
Buoni o stronzi, che del resto
L’odio non ci darà niente
E verrà comunque presto

Se non passa tutto questo
Dimmi tu che senso ha
Spiegami papà
Quand’è dove si va?
Molte cose in un domani,
Io vorrei sapere fare
Usare bene le mie mani
Per suonare o disegnare
O saper scagliare quelle
Cannonate nel futuro
La parola più ribelle
Per abbattere ogni muro.

Tu sostieni che se il voto
Ci cambiasse un po’ la vita
Ogni elezione in toto
Ci sarebbe già proibita
E io dico: se la scuola
Ci insegnasse dove e quando
Togliere la museruola
Già sarebbe messa al bando.

Se anche tu lo stai pensando
Se anche a te questo non va,
Allora papà
Quand’è dove si va?
Se anche tu lo stai pensando
Se anche a te questo non va,
allora, papà
quand’è dove si va?



venerdì 12 agosto 2011

UN'ALTRA NOTTE DA RICORDARE

Il nostro Cantante, in una occasione recente, ha invitato il suo pubblico ad essere presente a un suo importante concerto almeno col pensiero, nell’impossibilità di esserci fisicamente. Da che ho intrapreso questo percorso…iniziatico, ho rivolto più di un pensiero misto a un po’ di sofferenza, nelle tante occasioni in cui non ho potuto partecipare personalmente. Fosse per me diventerei una specie di “suppellettile” da concerto, al pari dei microfoni, degli amplificatori, degli strumenti, o della valigetta dove il Cantante custodisce i suoi CD, da mettere a disposizione del pubblico, dopo la performance. Insomma accarezzo l’idea di una Folgorata custodita dentro un trolley antiurto, tutta ben piegata, magari conservata sottovuoto, con le funzioni vitali ridotte al minimo, in una sorta di letargo autoindotto, che al momento giusto salti fuori per seguire il concerto, dovunque sia. Non è molto grande, quindi piegata in quattro può essere trasportata come bagaglio a mano in aereo, o sistemata nel cofano della macchina, insieme alle altre valigette con diverso contenuto.

La manifestazione di stanotte, e cioè la lunga notte nel borgo medievale di Roccacaramanico in festa, all’interno della quale il concerto di Mimmo sarà solo una tappa (si presenteranno libri, si celebrerà pure una messa dedicata Celestino V, si pianteranno un certo numero di alberi, si camminerà attraverso i sentieri di montagna per arrivare a vedere sorgere il sole, e in conclusione, verso le sette del mattino, si offrirà ai presenti una bella colazione di un tempo, sana, a base di prodotti del luogo: pane appena sfornato, latte appena munto e altro ancora) sarebbe stata per me un momento di autentica gioia. Al di là del concerto stesso, Mimmo in trio con Matteo e Fabrizio, già visti e apprezzati ormai in diverse occasioni, avrei certo goduto della bellezza del borgo, del movimento di gente allegra, dell’alba in montagna. Avrei apprezzato il fresco notturno dei mille metri, perché, pur nata e vissuta sul mare, mi vanto di avere nel sangue la montagna degli avi, e avrei sfoggiato volentieri un bello scialle pesante, stanotte. Lo so, è più adatto e pratico un giubbotto, ma lo scialle fa più scena. Solo che mica si può avere tutto, o fare tutto: spesso, nonostante il desiderio ardente, si deve, con dolore, ma anche con rassegnazione, rinunciare. Quanto al letargo autoindotto che mi permetta di sopravvivere a lunghe permanenze nel trolley, a breve seguirò un corso, e ne seguirò anche uno per contorsionista. (Mi viene sempre in mente una Mariangela Melato di tanti anni fa, magrissima e agilissima, che veramente sbucò fuori, in una di quei varietà del passato in prima serata, da una valigia, e poi, altrettanto agilmente, vi rientrò.)

Nell’attesa di tutto ciò, tento un esperimento di intima, non so se semplice, connessione con il palco della notte bianca, intorno alle 22,30-23,00.

Con che cosa iniziamo? Un po’ di tempo ancora? Vola vola vola ancora più sentita visto che siamo in terra natia? Siamo noi, che è una sorta di manifesto di identità, e c’è molto affezionato, Mimmo. Non so in che ordine, ma le farà forse tutte e tre. Mi tuffo negli occhi dell’artista, con l’intento di manifestargli tutta la mia sconfinata ammirazione, senza parlare, perché le parole talvolta rovinano tutto, e lui, da non crederci, canta proprio Gli occhi, che, tra le sue canzoni, è ancora una di quelle che fa venire i brividi, sempre, ogni volta che la canta. A volte dice di commuoversi anche lui, a cantarla; a volte fa il cinico, e racconta al pubblico che tutto quel tormento e sentimento erano finti, cioè erano solo dentro la canzone.

Sapete che in certi casi, quando una storia finisce, non necessariamente un amore, non c’è bisogno di dirsi addio, perché la fine era già tutta nella storia stessa? Insomma, a suo avviso non c’è bisogno di formalizzare. Faremo in tempo a dirci addio, senza nemmeno un addio… Punti di vista, con e Senza un addio, le storie che finiscono lasciano sempre qualcosa, a volte un gusto un po’ amaro, altre un grande senso di liberazione.

Vedo bene? Cosa fa, ora, si alza? Con un bicchiere in mano? Una vita che scappa…Questo è il mio momento, non devo perdere nemmeno un istante, perché poi mica è il video del CJC che guardo e ricomincio a guardare dieci volte, quando non c’è nessuno nei dintorni, beninteso. Certi piaceri sono da coltivare in beata solitudine. Mimmo ricomincia, please! E lui da capo, senza protestare, esegue.

Torna al pianoforte. Si sente a casa, anzi è a casa, e poi come sempre accanto a lui c’è un contrabbassista che casualmente porta il suo nome… Aria di famiglia.
Altra lunga introduzione musicale…Batte le mani…un’altra delle mie preferite, Passato presente. Sto per mettermi a piangere di gioia, e non vorrei che in questo esperimento telepatico insieme con il flusso di pensieri arrivassero anche le lacrime, e che qualcuno le scambiasse per pioggia… Stanotte non è prevista.

No, ti prego, anzi ti imploro, non ricominciare con la storia di quel ragazzo, del romanziere austriaco…lo sai che non la sopporto! Va bene, se è lo scotto da pagare per poter sentire una canzone di limpida bellezza come L’interpretazione dei sogni, posso passarci sopra, anzi, non ho capito bene: mi puoi raccontare di nuovo la relazione tra la tua canzone e l’omonimo romanzo di quel ragazzo austriaco di tanto tempo fa? Nooo, niente da fare?

Va bene, si, ci sto: Il giorno più difficile la ascolto molto volentieri, anche per una forma di immedesimazione: non si può dire che la testa non mi sia andata in bambola, in tutta questa vicenda. Eccoci, ora canta Piccola luce, il classico dei classici che mi dà sempre allegria, ma mi procura ancora qualche palpito, perché tutto è partito da lì… Di nuovo una lunga introduzione musicale, eccola, la canzone trascinante, quella che la canto per ultima perché vado sopra le righe... Tango dietro l’angolo. Che bello andare sopra le righe in questo modo! Questa notte è dedicata à moi!

Omaggio ai musicisti… che presenta di nuovo. Applauso. Saluti e ringraziamenti al pubblico, pubblico di casa, che con il suo calore non ha fatto sentire il freddo, a quest’ora ancora più pungente. I concerti sono tutti speciali, per un artista, ma per Mimmo quelli nel seno caldo e accogliente della sua Mamma Abruzzo sono ancor più speciali.
Scherzi, già finito? Vogliamo il bis!

Buoni propositi, proprio quella che auspicavo! E questo giorno che deve arrivare è già arrivato… Lassù nonostante il freddo si sono riscaldati, perché non c’è niente di meglio che un clima gioioso, fatto di musica e scambio di emozioni tra gli artisti e il pubblico, dentro un borgo incantato in mezzo alle montagne, poi... C’ero anch’io, alla fine ce l’ho fatta, ho messo il mio scialle e sono arrivata. La mia scaletta, se non è proprio come quella realmente proposta stanotte, è verosimile, forse maggiore è il numero di canzoni, ma vere sono le mie belle sensazioni a distanza: ho cercato di imprimere un’intensità particolare al mio pensiero, e l’ho messa tutta in questo piccolo pezzo notturno: a volte i pensieri viaggiano a raggiungono i destinatari, a volte, nonostante la buona volontà, l’esperimento non giunge a buon fine. Forse è necessario che ci sia sintonia tra le parti. Chissà come sono andate le cose, questa volta…


La loro notte non ha cancelli, continuerà per molte ore fuori dal palco, magari con lo sguardo verso il cielo terso. Cielo di metà agosto, notte da ricordare.

lunedì 8 agosto 2011

DA MIHI "DISCOS" MILLE, DEINDE CENTUM...


Si. D’accordo, il titolo è penoso, lo ammetto: scomodare Catullo, e al posto dei basia metterci i discos, termine che in latino esiste, (discus,i - sost.masch.) ma non designa certo l’oggetto al quale ci riferiamo noi, qui, oggi. Si adatta tuttavia al nostro caso, perché Mimmo, che io immagino in vacanza, magari in campagna, con un po’ di tempo in più, e uno stato d’animo adatto, ha deciso di pubblicare la lista dei cento (ma avrebbero potuto essere molti di più, magari mille, ed ecco giustificato il titolo) dischi che maggiormente hanno inciso nella sua vita, nella sua formazione personale e artistica.

Per rimanere fedele a me stessa, mi lancio pure in una visualizzazione dell’artista in vacanza. L’ho sempre visto in “abito di scena”, o, in qualche occasione, in “abito da professionista”, perfino col famoso camice, quello che tanto avrei voluto stirare (non paga di tutto ciò che normalmente stiro, nemmeno in maniera così perfetta) ma mai, proprio perché il privato è privato, in tenuta-relax. Non mi addentro nei particolari, che pure ho immaginato: li tengo per me, limitandomi a supporre un abbigliamento comodo e fresco. Fresco deve essere pure il luogo dove l’artista in relax opera, perché Mimmo soffre se c’è troppo caldo. Aria condizionata effetto Siberia, dunque, o luogo all’aperto, sotto una pergola, o un albero frondoso. Il cappello non può non esserci: io vorrei che fosse un bel cappello di paglia, chiaro, ma magari è uno di quei cappellucci con la visiera che di tanto in tanto indossa e che non mi piacciono per niente. Poco importano i miei gusti in fatto di cappelli e di signori in tenuta comoda. L’importante è che si mettano davanti a un computer, i signori, e pensino al loro pubblico. Prima di renderla nota, attraverso la sua pagina ufficiale su FB, ha dovuta redigerla, questa lista di dischi, e questo sicuramente non è stato un lavoro da poco, perché è evidente che non è venuto fuori così, di getto, ma è stato frutto di accurata riflessione. Mimmo ha i suoi tempi, ma quando ci si mette, il risultato è sempre un lavoro serio e accurato. Ha risposto in questo modo a tutti quelli che, in diverse e numerose occasioni, più formali, come interviste, o meno formali, come incontri o e-mail, gli abbiano domandato di enumerare, per usare un’espressione che serve solo a semplificare, i "dischi della sua vita".

Appena mi sono trovata di fronte - io che amo cercare e scovare notizie nei luoghi più disparati, anche con un po’ di difficoltà, per poi cucirle insieme in una sorta di patchwork certo spesso imperfetto - a una ghiotta pietanza servita su un piatto d’argento, cucinata dall’artista medesimo, ho provato due stati d’animo contrastanti: il primo di grande gioia e anche di gratitudine e rispetto per il tempo prezioso del Cantante messo a disposizione del suo pubblico; il secondo di piccola delusione di fronte allo svelamento. Il primo ha prevalso sul secondo, perché se è vero che in tante occasioni, interviste, testimonianze dirette, scritte o esternate durante special a lui dedicati, o trasmissioni in cui era ospite, conversazioni o altro, ha assai spesso palesato i suoi gusti musicali, le sue influenze, e certi nomi erano ormai cosa nota a tutti quelli che lo seguono almeno con un po' di attenzione, qui ha davvero superato sé stesso, fornendo una messe insperata di informazioni.

Sulla cultura musicale di Mimmo non nutrivo certo dubbi; ciò che più mi ha colpito, non è tanto la vasta conoscenza, ma la capacità di apprezzare suoni e voci i più disparati, senza alcuna discriminante che non sia quella della qualità, pur nelle differenze. Ne emerge il ritratto di un uomo curioso, attento, informato, aperto, attratto da generi diversi. Scelte accurate e particolari, all’interno della produzione di artisti noti, per alcuni brani, anche a un pubblico meno esperto e raffinato; scelte altrettanto accurate e particolari all’interno della produzione di artisti di cui molti (mi inserisco nel novero senza alcun timore di rivelare la mia ignoranza) non sanno neppure l’esistenza. Ci sono naturalmente i suoi amati Dylan e Springsteen e Waits, presenti ciascuno con diversi album, e i Beatles, naturalmente, e i vari Randy Newman, Leonard Cohen, Simon e Garfunkel, Neil Young, Cat Stevens e James Taylor, ma ci sono anche Barry White, Rod Stewart, Prince, Joe Cocker e Stevie Wonder, e perfino i Nirvana. Ora io sto fornendo un mero elenco esemplificativo, in cui mescolo tutto un po’, senza tenere alcun conto della rigorosa distinzione per generi adottata da Mimmo. La riporto: musica italiana; colonne sonore e progetti speciali; cantautori rock; band; artisti pop e rock; jazz, blues, Rhythm and blues; Francia. Sedici gli album di musica italiana, e tra questi qualcuno mi sorprende, (Vasco, non so perché, non l’avrei detto) mentre qualcun altro, era scontato. Trovo con piacere Sergio Endrigo; non compare, e ciò mi stupisce, De André; una sola artista italiana, lei, Carmen, con quel suo vecchio album bellissimo che anch’io non mi stanco di ascoltare. Di più le artiste straniere: Janis Joplin, Carol King, Aretha Franklin… ma anche Tracy Chapman e Alanis Morissette; sono lì per altri motivi che non l’appartenenza al sesso femminile: Mimmo non si è certo posto il problema delle “quote rosa”, ne’ intendo farlo io. Non poteva mancare, infine, la sezione dedicata à la France, grande amore del nostro artista. Gli altri me li aspettavo, ma, sorpresa, c’è anche Aznavour: evviva.

A proposito di Francia, Mimmo, in uno degli album del Club Tenco, intitolato Quelle piccole cose, del 2008, (2009?) ha interpretato una canzone di un autore francese, Renaud, di cui non sapevo neppure l’esistenza. Mi sono informata e ho capito di non essere la sola. Vorrei al più presto ascoltare Quand’è dove si va, titolo con il quale è stata tradotta C'est quand qu'on va où? (Appena ci riuscirò, riporterò le mie sensazioni.) Di Mimmo voglio conoscere tutto, ma proprio tutto tutto tutto, altrimenti come potrò, quando lo bandiranno, partecipare al "Concorso massima esperta mondiale di Mi.Lo. dopo lui medesimo"? Come pare abbia detto in questi ultimi giorni (non v’è certezza), qualcuno citato in questo post, devo mangiare ancora molta polenta, ma forse sarebbe il caso di adeguarsi e parlare di arrosticini (mi sono convertita, anche se parzialmente: la pecora abruzzese ha un gusto più gentile rispetto alla sorella sarda) prima di arrivare all’ambito status, conscia che potrebbe non bastarmi…un’intera vita!

Infine, che uso personale trarre dalla selezionatissima selezione di Mimmo? Fare un corso accelerato di ascolto di tutto quel moltissimo che non conosco, riascoltare quel non molto che conosco e ascoltare fino allo sfinimento, come dice lui, quello che conosco bene, e che quindi ho già ascoltato e ascolto fino allo sfinimento assai spesso? Non è escluso che succeda, magari è già successo, in passato: un caso per tutti, Bolivia di Gato Barbieri, citato in una intervista. Ascoltato, conquistata, però, insomma, io mi muovo dietro “chiamate”, spinta dalla passione, non per dovere, e nemmeno perché voglio essere una fan di quelle degne di tale artista: sono come sono, con le mie lacune e i miei limiti, musicali e non, ma animata sempre da passione, in molti aspetti della mia vita, e anche qui dentro. In questo periodo, non so bene perchè, la “chiamata” è più forte: inaspettatamente sto riscoprendo una spinta a scrivere che sembrava non appartenermi più, e la molla è sempre la stessa.

Dentro la lista di Mimmo, c’è tutta la sua vita, non la mia; le sue esperienze, le sue emozioni, i suoi ricordi, legati a momenti particolari, a viaggi, a incontri, a concerti dei non pochi degli artisti presenti che avrà avuto la fortuna e il piacere di seguire, e a chissà che altro; un’immensa stratificazione di esperienze: il suo universo, non il mio.
La stima che ho per l’artista è confermata, e aggiungo un po’ di gratitudine per la lista: io avevo parlato a suo tempo di 31 canzoni, e qui siamo andati oltre ogni più rosea previsione.



Au revoir. Chi non lo avesse fatto (dubito che qualcuno entri qui e non vada lì, ma conosco ad esempio un ammiratore appassionato e informatissimo che credo non abbia mai visitato la sua pagina di FB, per scarsa simpatia nei confronti del mezzo) legga ciò che racconta Mimmo e la “lista” completa.http://www.facebook.com/notes/mimmo-locasciulli/i-miei-100-dischi/229996523702686




Preparate anche un carme di Catullo a scelta, da declamare tra una canzone a l’altra: ne varrà la pena.

lunedì 1 agosto 2011

IL DIO DELLA PIOGGIA


Piove e non piove
E cammino ma dove
Ma quanto nessuno lo sa.

M.L. Piove e non piove.

E questa pioggia da un momento all'altro
Potrebbe smettere di venir giù
E non avremmo più scuse allora per non uscire
Ma che bel sole, ma che bel giallo, ma che bel blu!

F.D.G. Viaggi e miraggi.

Pioggia o no, davanti ai miei occhi, quando canta Mimmo, si dipinge sempre il più sontuoso degli arcobaleni.

Testimonianza di fan che vuole mantenere l’anonimato.

Ormai ciò che prima, dentro di me, era solo un sospetto, un dubbio, ora è diventato una certezza: Il nostro protagonista è una moderna emanazione di un antico dio della pioggia, oltre che della folgore, come era già noto da tempo. La certezza assoluta, dopo tanti fatti pregressi, di cui narrano le cronache e di cui sono stata, in qualche occasione, diretta testimone, l’ho avuta leggendo che Mimmo, presente a Pescara con il suo amico cantastorie esponente delfolkagricolo, in una circostanza sulla quale non mi soffermo, limitandomi a inserire un link http://www.quotidianodabruzzo.it/politica/9036/parco-di-cocco-dalfonso-nduccio-e-locasciulli-per-difenderlo.html non ha potuto esibirsi a causa di… indovinate cosa? Facile: della pioggia... Non ha voluto mancare Mimmo Locasciulli nonostante l'impossibilità di suonare a causa delle condizioni atmosferiche avverse - narrano le cronache.

É che all’epoca non ero così addentro al suo mondo, cioè pur ascoltando la sua musica, non ero così informata su aspetti collaterali, altrimenti, nei primi anni novanta, e nel primo scorcio del nuovo millennio, in due momenti di gravissima siccità in Sardegna, quando il cielo non stillava neppure una goccia, avrei spinto i nostri governanti a invitarlo d’urgenza: qualcosa sarebbe sicuramente capitata. A quell’epoca, extrema ratio, si fecero uscire perfino i santi in processione, in quella commistione e prolungamento di riti pagani confluiti nel cristianesimo. I risultati si videro, ma molti anni dopo, e ora piove fin troppo spesso, perfino a luglio.

Non posso, e ciò non appaia irriverente, non fantasticare di un san Mimmo, in costume di gala, cappello piumato, corpetto damascato e scarpini con le fibbie d’argento, con la palma del martirio in mano (martire della penna virtuale di Folgorata, che come direbbero qui, d’ari bocciu, mischinu*) portato su un cocchio dorato, trainato da buoi dalle corna ornate di fiori e nastri colorati, in giro per le afose strade di campagna dell’isola, seguito da un lungo corteo di fedeli e fan che lo implorano “Ti preghiamo, portaci la pioggia, ma anche cantaci una canzone!” Una canzone in tema? Cosa gli potrebbero chiedere, al santo in processione? La pioggia e l’esilio, un’altra delle non poche canzoni del suo repertorio in cui ci sono atmosfere umide? Io, in un impeto di totale mancanza di autocontrollo non improbabile, io, penitente tra la folla, scalza e con le vesti lacere, potrei sollecitargli Buonanotte nella pioggia o Piove e non piove.

*L'ha ucciso, poveretto!

Magari qualche incauto potrebbe spingersi fino al punto di chiedergli di cimentarsi in canzoni non sue, classici della pioggia come Piove, E la pioggia che va, Scende la pioggia, La pioggia (non bagna il nostro amore quando il cielo è blu). Qualche raffinato gli potrebbe suggerire di cantare Giorno di pioggia di Francesco, oSinging in the rain con relativo balletto, (Mimmo che ballicchia è imperdibile, me lo guardo incantata) o un altro classico, Raindrops keep fallin’ on my head, ma la risposta sarebbe in ogni caso un eloquente silenzio, assai più eloquente di qualsiasi parola. I santi in processione per contratto sono imperturbabili, muti ed austeri, e non mischiano il sacro col profano.

Certo, la pioggia è un elemento di grande suggestione per molti esponenti della canzone, d’autore e non. La prima canzone a venirmi in mente è Piove di Modugno, insieme con quelle citate prima, tutta roba del tempo lontano e un po’ mitizzato, in cui a casa mia piovevano… quarantacinque giri a gogò. Non so perché, ma L’uomo in frack, che fa parte del mio patrimonio musicale fin dalla più tenera infanzia, mi richiama alla mente strade lucide di pioggia, e invece la pioggia non compare nel testo. Sarà per il fiume, sempre acqua è. Racconta una storia drammatica, ma ugualmente me la cantavano, da piccola, e io ero tutta contenta. Il vero significato della canzone l’ho scoperto molto dopo, ma fin d’allora immaginavo, erroneamente, quel signore elegantissimo percorrere strade lucide di pioggia e ne subivo il fascino, allora come oggi.

Alla parte di Mimmo umbratile e pensosa, crepuscolare, che sicuramente esiste, almeno nel suo mondo musicale, la pioggia e le nebbie come ben sappiamo si addicono molto. Le nuvole sono sicuramente sue ammiratrici, per questo e per altri motivi, per cui, non avendo altro modo per manifestargli il proprio plauso, in diverse occasioni, prima, o durante i suoi concerti, hanno mandato a seconda dei casi, piccole gocce o chicchi grandi come noci, come dice lui nella sua canzone più nota. Non era un dispetto, casomai lacrime di commossa gioia.

La pioggia, pur non essendone l’argomento principe, è anche citata in una sua piccola canzone che si intitola Giorno di noia, contenuta come sappiamo in Idra, una canzone forse un po’ schiacciata dal fulgore di altre sorelle presenti nell’album, con il rischio di farla apparire come una piccola cenerentola. Io, che per Cenerentola ho un debole, voglio rendere omaggio a questa piccola canzone, che descrive molto bene lo stato d’animo di un uomo che vorrebbe staccare la spina, uscire dai doveri e dalle convenzioni sociali, dai soliti discorsi, dal bombardamento di notizie, dagli squilli dei telefoni, ma forse, pieno di impegni e contatti com’è, non può, per cui si limita a sognare una serie di cose, in una giornata un po’ uggiosa d’aprile, (qualcuno lo definiva Incantevole, qualcun altroll più crudele dei mesi, e ho come il sospetto che quel giorno crudele gli sia venuto da lì) con la pioggia e tutto il resto.

E allora, Giorno di noia sia…

GIORNO DI NOIA

Testo e musica di Mimmo Locasciulli

© 2009 Piccola Luce Edizioni Musicali

E' un giorno noioso d'aprile

Un giorno che vorrei dormire

Senza telefono senza giornali

Senza sentire nessuno

Per non dovere parlare

Della politica e del pallone

Vorrei soltanto dormire

Voglio dormire e sognare

Che non ho niente da fare

Vorrei soltanto sognare

Che poi mi posso svegliare

In qualche posto migliore

Invece è un giorno noioso e crudele

Che ti svegli quando viene la sera

E illumini i tuoi pensieri

E capisci che sei rimasto dov'eri

Vorrei soltanto dormire

Voglio dormire e sognare

Che ho qualcos'altro da fare

Vorrei soltanto sognare

Che c'è qualcosa da fare

Per non morire così

E' un giorno di noia e di pioggia

Che ti vorrei qui vicino

Nel letto a trafficare

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