Mimmo & Greg

Mimmo & Greg
Grazie Mariangela, grazie Mimmo!

martedì 30 marzo 2010

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...




Alcune curiosità sul nostro Nume tutelare, o Genius loci se vogliamo continuare a darci un tono.


Prima parte


In principio erano I Puri
Il primo gruppo musicale di Mimmo Locasciulli, fondato da lui medesimo quando aveva quattordici anni, si chiamava I Puri. Mi interesserebbe sapere come erano organizzati, questi ragazzi, che iniziarono suonando nelle feste scolastiche, e poi si fecero un nome nei locali della costa abruzzese. Ce ne sarà stato qualcuno più grande che avrà guidato un furgone, oppure avranno noleggiato un autista? A pensarci, però, al tempo dei locali sul mare, non saranno stati più I Puri, nel duplice senso che magari erano un po’ cresciuti e i componenti, Mimmo a parte, potevano essere cambiati.
Quanto al repertorio so che facevano canzoni di altri gruppi allora noti, molto Beatles e Rolling Stones, e anche altri in famosi in Italia, che all’epoca avevano nomi simili a quello scelto da loro. Una foto di M. col caschetto beat, mi manca, ma può darsi che il tipo di capello non si adattasse.

Mimmo Ferri, chi era costui?
Nei primi anni settanta Mimmo, arrivato a Roma da Perugia, dove grazie ai suoi primi incontri internazionali aveva avuto modo di accrescere la sua cultura musicale, prese a esibirsi nei vari locali utilizzando lo pseudonimo di Mimmo Ferri. Spesso lo accompagnava l’amico chitarrista Andrea Carpi, con cui collaborerà anche in seguito e manterrà un rapporto di amicizia che dura tuttora. Mimmo l’ha invitato di recente anche a una Festa del vino, e Carpi, che a sua volta aveva ricevuto un altro invito, ha scelto Mimmo e il vino: io avrei fatto la stessa identica cosa, anche se mi fosse arrivato un invito di George Clooney in persona avrei declinato. “Grazie George, sarà per un’altra volta, ma il vino di Mimmo è migliore dello spumante che offri ai tuoi ospiti. Egli, inoltre ha un fascino non dico maggiore del tuo, ma senz'altro a me più congeniale.”

Si faceva chiamare Mimmo Ferri, un po’ perché non voleva che i suoi sapessero della sua attività musicale, un po’ perché il suo vero cognome Locasciulli gli pareva poco adatto per un artista. Non sa bene per quale motivo scelse proprio Ferri; azzardo io delle possibili spiegazioni; nome corto, molto comune, orecchiabile, e poi, insomma, nomen omen, di lì a poco avrebbe iniziato la sua carriera di chirurgo, mai nome fu più profetico. Curioso appare come, quando iniziò a usare il suo vero cognome, alcuni pensassero che quello fosse il nome d’arte, e Ferri il nome vero. In particolare il giornalista Isio (diminutivo di Efisio? il nostro Efis martire gloriosu?) Saba, “Mimmo Ferri, non capisco perché, ha deciso ora di farsi chiamare Locasciulli. Mimmo sia ben chiaro che io mi rifiuterò di chiamarti così."
A pensarci bene Mimmo Ferri era perfetto, armonico nel suono ed equilibrato nel numero delle lettere. A quel nome associo l'immagine giovanile di Mimmo con la barba.

Bertold Brecht
Dopo l’uscita con la RCA del suo album Quello che ci resta, che vendette poco, ma contribuì a farlo conoscere, Mimmo iniziò a scrivere nuove canzoni, un po’ difficili, poco commerciali o commerciabili, tra le quali c’era anche una versione in musica della poesia La leggenda del soldato morto di Bertold Brecht. Queste canzoni non piacquero ai discografici e Mimmo, poco incline a compromessi e mediazioni, lasciò la casa discografica; per circa due anni non incise, ma continuò a esibirsi nei locali e naturalmente a fare il medico. Cosa sia rimasto della versione in musica (più breve, spero) della poesia di Brecht, ormai lo sa solo lui, temo.


Il mistero del Pronto soccorso.
Quando nel 1981, il 13 maggio, ci fu l’attentato al papa, evidentemente portato al Santo Spirito prima di essere trasferito al Policlinico Gemelli, M.L. avrebbe dovuto essere in ospedale. Avrebbe potuto diventare celebre come l’uomo che ha operato il papa, invece quel giorno rimase a casa, tranquillo davanti al suo pianoforte a comporre una ballata. Questo episodio, che ho desunto da un’intervista su un settimanale svizzero, in tedesco, mi confonde di molto le idee. Anche in passato ho pensato spesso a un’evenienza del genere, data la estrema vicinanza tra Piazza S. Pietro e Santo Spirito, e ho anche pensato come verosimile che M. potesse essere di turno al Pronto soccorso, in quella occasione. Mi sono guardata tutti i giornali dell’epoca, e mai ho trovato accenno al ricovero al Santo Spirito, ma solo al Gemelli, dove il papa fu sottoposto al noto lungo intervento chirurgico.
Insomma non mi tornano i conti: potrebbe essere che d’urgenza il papa fosse accompagnato all’ospedale più vicino e poi trasferito al Gemelli: se Mimmo rilascia una simile dichiarazione sarà senz’altro così. In ogni caso non cambia la sostanza, lui quel giorno rimase a casa, a comporre, forse, un pezzo per l’album che sarebbe uscito l’anno dopo, nel 1982, cioè Intorno a trentanni. Mi piacerebbe sapere di che cosa si trattasse: Gli occhi? Due ore? Buoni propositi? Ecco cosa mi piace di Mimmo, a parte tutto il resto: l'alone di mistero che spesso lo circonda; vorrei sapere tutto tutto tutto, e invece devo accontentarmi di quello che passa il convento.

I grilli (Non quelli per la testa, ma gli insetti canterini.)
Mimmo e Francesco, con gli altri musicisti, lavoravano all’album Sognadoro: era il 1983. S’era fatto tardi: intenti a registrare Pixi Dixie Fixi, non erano del tutto soddisfatti del risultato; mancava qualcosa, ma cosa? A un tratto si accese un lume: perché non registrare il canto dei grilli nei campi sotto lo studio? Detto fatto: prontamente furono piazzati dei microfoni, il canto registrato; ecco che cosa mancava per rendere la canzone davvero perfetta.
Se non si ascolta con attenzione, e ci si distrae proprio alla fine, non si coglie, questa chiusa originale: qualcuno pensa che siano uccellini; no, sono grilli, me l’ha detto Mimmo in persona. (Mi son cresciuti venti centimetri di naso, già lunghetto di suo, e le gambe si son fatte ancora più corte; diciamo che me l’ha detto non personalmente, ma indirettamente.)


Fine prima puntata: la seconda non vede l'ora di essere pubblicata e letta. Impaziente come l'autrice.


venerdì 26 marzo 2010

PASSIONI IRRINUNCIABILI: BAROLO E MUSICA



Nel mio peregrinare incessante ed instancabile, mi sono spesso imbattuta in notizie che mi raccontavano della presenza di Mimmo Locasciulli in Piemonte. Del perché si riscontri la presenza di un artista in un luogo invece che in un altro, o massimamente in una determinata regione è questione che ha a che vedere, immagino, con svariati fattori: il riscontro del pubblico, l’indice di gradimento, il grado di popolarità. La presenza di luoghi particolarmente graditi all’artista, dove Egli si esibisca volentieri e si senta a suo agio; dei fattori legati alla promozione e ai contatti. Altri che mi sfuggono. Mimmo in Piemonte c’è stato anche di recente, nel mese di novembre, ed ebbi occasione di parlarne, in riferimento ai suoi concerti al Diavolo rosso di Asti e a Settimo torinese.


Un appuntamento per lui molto importante è quello col Folkclub di Torino, dove si è esibito (credo) per l’ultima volta nel febbraio del 2009. Al Folkclub, celebre centro culturale torinese nato tanti anni fa per il tenace impegno di Franco Lucà, figura di spicco nell’ambito della musica e in particolare della ricerca intorno alla musica etnica italiana e internazionale, uomo di cultura e insieme imprenditore culturale, Mimmo come sappiamo è molto legato. Grandi nomi hanno frequentato e frequentano il locale torinese, dove lavorano con amore e dedizione dei volontari e delle volontarie, in un clima particolarmente cordiale e coeso. L’impegno continua anche ora che Franco Lucà non c’è più. Mimmo a proposito di Idra volge un sentito ringraziamento a Franco Lucà, perché, cito testualmente, “Tutto è partito da lì.” Questa è una cosa che sanno tutti, intendendo per tutti i fedeli di Mimmo, ed io la ripeto perché mi piace molto.


L’Assessorato alla cultura del comune di Torino nel 2007, quando Torino fu, con Roma, capitale internazionale del libro, chiese a Lucà di coinvolgere cinque cantautori in un progetto particolare: ciascuno di questi cantautori (non so chi siano gli altri quattro, non ne ho trovato tracce, so solo che uno dei cinque era Mimmo) era invitato a mettere in musica delle poesie di un autore a scelta. Taglio i passaggi intermedi e arrivo subito a Leonard Cohen, e alle musiche che M.L. compose per accompagnare alcune poesie dell’autore canadese. Le presentò dapprima in un recital al Maison musique di Rivoli, http://www.maisonmusique.it/index.asp altro tempio della musica, e non solo, fratello del Folkclub, e in un secondo momento in un recital al Cairo, in occasione della Fiera internazionale del libro del Cairo, dove l’Italia era paese ospite; pareva che l’anno successivo l’Egitto dovesse essere il paese ospite del Salone Internazionale del libro di Torino. Come è noto invece, in occasione del sessantesimo anniversario della costituzione dello stato di Israele, il paese ospite fu, tra mille polemiche e mille prese di posizione, proprio Israele.

Una della poesie di Cohen che Mimmo musicò, fu Idra, e tutto il resto non lo ripetiamo, ma caso mai rimandiamo alla già citata intervista sull’Isola che non c’era, la mia preferita, quella dove Mimmo racconta nei dettagli tutto il percorso che da quell’Idra iniziale l’ha condotto alla sua Idra: questa sera, 26 marzo, Mimmo sarà di nuovo in Piemonte, di nuovo a Settimo torinese, alla Suoneria, dove parteciperà ad un incontro d’autore in cui canterà e si racconterà, al fianco di un giornalista musicale e autore di libri che abbiamo già citato su Folgorata, Enrico Deregibus. La sua partecipazione è all’interno di un ciclo di incontri che ha visto protagonisti anche altri artisti.


Mimmo è un grande appassionato di viaggi, ai quali per sua stessa ammissione si accosta con lo spirito del viaggiatore, più che del turista. Questo atteggiamento mentale implica una giusta predisposizione di spirito, che di per sé, non è legata al tempo a disposizione e al denaro, ne’ alla distanza geografica dei luoghi che si visitano, da quelli da cui si parte, tuttavia, anche se molti veri grandi viaggiatori partono con molto tempo a disposizione, e poco denaro, se si può contare su entrambi, a mio avviso ci si trova meglio. Mi viene in mente che talvolta Mimmo unisca lavoro e piacere e si conceda qualche giorno di sosta in luoghi in cui si reca in occasione di uno spettacolo. Uno di questi luoghi potrebbe essere il Piemonte, le Langhe in particolare per il paesaggio e per la ricchezza di prodotti del territorio. Non dimentichiamoci che Slow Food http://www.slowfood.it/ è nato lì, e non dimentichiamoci della giovane Università di Brà. http://www.unisg.it/

Può darsi che si trattenga due giorni, ma poi deve rientrare perché lo chiama alla base il dovere di buon elettore. (Qui mi metto a ridere da sola per come gli studio e gli organizzo la vita, a questo signore: nel caso si dimenticasse che deve votare.) A proposito di tavole apparecchiate, sono venuta a conoscenza di un altro progetto di lavoro cui Mimmo parteciperà con altri artisti, in cui musica e cultura culinaria si fonderanno deliziosamente. C’è tempo, sarà tra qualche mese: Non dico di più perché è opportuno che tenga ancora qualche freccia nel mio arco. Scoccherò il dardo a tempo debito.


All’artista auguro che la serata alla Suoneria (ingresso a prezzo bassissimo, consumazione compresa) riscuota il meritato successo e che il pubblico, se ciò è previsto, gli faccia domande inconsuete e interessanti. Gli auguro anche che a cena gli servano, tra l’altro, un gran bollito trionfale e un buon risotto al Barolo: io preparo una versione sarda più economica ma ugualmente buona con un bel Cannonau o Carignano e riso carnaroli sardo. “Ecco, adesso si dà arie anche di gran cuoca.” Insomma, si fa quel che si può, i piatti di Sandra sono come i pezzi di Folgorata, a volte riusciti, a volte meno. Purtroppo la blogger e la cuoca interagiscono, e può capitare che metta sui fornelli il mio computer portatile che mi segue ovunque, e che tenti di mantecare la tastiera dello stesso, o che ci versi su il vino: sono rischi che bisogna correre. Con queste notizie di vitale importanza, spiacente di non poter pubblicare una mia immagine in versione cuoca, mi accomiato. Il gran bollito non mi avventuro neppure a pensare di prepararlo, però c’è qualcuno che lo fa per me, un bell'esemplare di toscano trapiantato nell'isola: ottima commistione, di uno così se ne sentiva l'esigenza; gratitudine imperitura soprattutto per la salsa verde a base di tenere foglie di ravanello da servire con il bollito, che qui non conosce nessuno, se non quelli che l'hanno assaggiata da lui. Un po' come Mimmo, e il paragone non appaia offensivo e inopportuno: sono ottimi entrambi, ed entrambi noti a pochi, qui, nonostante la mia pertinace catechesi, del secondo prodotto nella fattispecie. Tu Mimmo, mio eroe, raffinatissimo tra i palati raffinati, la conosci?

giovedì 25 marzo 2010

NON MI POSSO DISTRARRE UN ATTIMO


Questo è un evento straordinario: per la prima volta nella storia Mimmo e Folgorata in sincrono. L'avevo detto che mi sarei tenuta informata sulle sue eventuali partecipazioni in cielo in terra e in ogni luogo, e così ho fatto, anche se sono arrivata un po' in ritardo, accidentaccio. Mimmo Locasciulli a Decanter, in men che non si dica accendo la radio e non posso dire mi metto al computer perchè c'ero già: un sesto senso mi ha spinto sul solito sito di Carta da musica. Mimmo, a me fa molto piacere, ma non è che ultimamente ti stai lanciando troppo? Sei dovunque! Non è che mi diventi artista di massa? Sempre di più mi complimento con me stessa, in un crescendo di auto-esaltazione pericolosa. Io davvero di questa passione di Mimmo per il vino non ne sapevo niente fino a qualche mese fa, (o forse avevo orecchiato qualcosa in passato e l'avevo custodita ben bene nell'archivio della memoria e al momento opportuno è saltata fuori) però lo sentivo che quest'uomo già quasi perfetto anche senza la passione e il sapere per il vino, aveva quel quid in più. Produce pure, una piccola produzione, di Montepulciano d'Abruzzo, come avevo ben supposto io. Sarebbe interessante scoprire in che misura Mimmo si occupi del suo vino, e quanto invece affidi ad altre mani, menti, nasi esperti, perchè va bene che ha i superpoteri, ma cand'è troppu è troppu. Ecco la risposta che volevo: fa la sua parte, sabato va a controllare le sue vigne e le sue cantine: c'è da fare il travaso di primavera. "Sabato sono in ferie": io insisto a chiedere "quante ferie ha un Dirigente di Reparto ospedaliero?" Il segreto sta nell'organizzare e nel delegare mantenendo un ruolo di supervisore: uno dei vantaggi dell'essere il Primario. Saranno contenti di lui, i suoi collaboratori, sarà un capo amato o qualche volta anche contestato?

"Ho una bella cantina"- Ci fa sapere Mimmo (e morire d'invidia) di circa mille bottiglie. I suoi vini preferiti sono quelli piemontesi: qualche soffiata mi era giunta, da questo mondo di spie che è la rete. (Confesso: ho nel cassetto un pezzo che a me piace molto, di quelli un po' deliranti, che ha per protagonista Mimmo e il nebbiolo; non l'ho mai pubblicato soffrendo come una dannata per la rinuncia, ma è di quel genere che al Genius loci non piace: un po' troppo dionisiaco.) Insomma il vino lo metto quasi sempre in Folgorata: anche nel pezzo che avevo intenzione di pubblicare domani, già scritto oggi, (mi porto avanti col lavoro) ne parlo. Certo io non ho la cultura enologica e la profonda conoscenza e raffinatezza dell'organizzatissimo nume, però io e le mie papille gustative siamo molto appassionate. La materia ci attrae molto. Quanto al pezzo, avevo intenzione di pubblicarlo e lo farò, senza apportare nessuna correzione alle mie congetture, perchè Mimmo mi ha raccontato il suo programma per sabato, invece io gliene avevo confezionato un altro. Farò come se non l'avessi sentito.

Il "grande" Mimmo Locasciulli, come dicono Fede e Tinto ha salutato ed è andato a cena: non so cosa berrà stasera: le sue scelte saranno comunque ottime e pienamente condivisibili.

Il pigiamino lo indosserà non prima delle due, e poi domani in Ospedale, maiuscolo, come scrive lui: io ormai eseguo. Sono Zelig, totalmente locasciullizzata: ho anch'io una cantina di mille bottiglie, molte Riserve, uso il cappello e le giacchette nere e quando parlo di me in terza persona dico e scrivo Ella. Bene, Ella ora saluta; grata alla sorte e alla sua costanza nel seguire le tracce di Mimmo, va a leggere un po', che non di solo Mimmo si può vivere, e poi a nanna che Ella si alza alle cinque, la mattina, e a letto alle due ci va solo se c'è un motivo che la tenga sveglia. Stasera non c'è. Ah che continua sorpresa la vita, quanti doni inaspettati: Mimmolocasciulli a Decanter. L'avessi saputo qualche ora prima non avrei vissuto l'eccitante brivido dell'imprevisto.

lunedì 22 marzo 2010

E SUBITO NEL PETTO SBIGOTTISCE IL MIO CUORE


Mesi e mesi che dedico, con costanza e frequenza regolare, degli scritti più o meno riusciti a un personaggio pubblico. Un tributo che nasce veramente da una fascinazione, reale, strana, una di quelle scintille di cui forse hai bisogno per accendere un momento spento e un po’ buio. Una cosa un po’ adolescenziale in età alquanto matura. Non è la prima, e spero che non sia l’ultima, ma sicuramente è stata, è e sarà l’unica in questa inconsueta forma; l’unica per un personaggio, non per una persona. A me in genere dei personaggi pubblici in sè, ricchi, importanti, famosi, contesi, importa pochissimo; oserei dire niente. Non sono attratta da status symbol, non da lustrini, non mi interessano le divinità da mettere sul piedistallo, e questo non solo ora che ho la mia età, ma nemmeno da ragazzina. A me interessano le persone, le idee, i sentimenti, i mondi interiori, la possibiltà attraverso altri di scoprire ed entrare in mondi altri da me e dal mio, le rare intese, la ricerca del simile nel diverso, o del diverso nel simile. Qualcosa di simile a questo mi è parso di poter cogliere nel personaggio in questione, ma non è certo stata una cosa costruita a tavolino. Non è che una mattina mi sia svegliata e abbia detto ora gioco a far "la folgorata da Mimmo". Le fascinazioni accadono, e sono anche molto belle, soprattutto se si prendono per quello che sono e se si riesce anche a non lasciarsene del tutto travolgere, ma si mantiene almeno uno spiraglio di lucidità e di possibilità di osservarle anche con un po’ di ironia.

Nel corso dei mesi la fascinazione si è evoluta; non dico che sia venuta meno, perché è sempre viva, anzi mi impegno molto perché continui ad esserlo, la nutro costantemente. Certo ha subito delle evoluzioni. Ho conosciuto meglio il personaggio, per quanto ciò sia possibile, con gli strumenti che ho a disposizione, ho cercato di vederlo quanto più possibile come persona, di togliere gli strati esterni per tentare di arrivare a un nucleo essenziale. La fascinazione è stata la molla per scrivere, per farlo in una forma diversa da quelle che finora avevo attuato. Io sono molto contenta di Folgorata, non tanto per la qualità della scrittura o dei contenuti, che possono piacere e non piacere, e che sicuramente non ambiscono ad essere considerati capolavori (per quanto, questo lo devo dire, si leggano delle cose a mio avviso di scadente qualità, molto lodate) non certo per il numero assai modesto dei suoi lettori, ma perché è la mia piccola isola felice, un luogo in cui mi muovo molto a mio agio, e mi diverto.

A volte mi soffermo a pensare come sarà il mio incontro con l’oggetto di tale fascinazione; non è ancora accaduto, molto per motivi reali e personali, un po’ anche perché, come ho già detto, l’attesa di qualcosa che si desidera, è una condizione perfetta che forse è meglio far durare quanto più possibile. C’è anche un po’ di paura del dopo. Del rimanere orfane della fascinazione; potrebbe accadere; noi ragazze di quest’età dovremmo essere corazzate anche a una eventualità di questo tipo, ma non avremmo più il bel giocattolo che per tanti mesi ci ha tenuto compagnia, e siccome senza giocattoli non sappiamo stare, avremmo l’incognita di un eventuale giocattolo nuovo, che forse bello come questo potrebbe non essere, perché è stata davvero un bel giocattolo, questa fascinazione.

Ci sarà prima o poi quest’incontro, perché voglio che ci sia. Sarà un breve incontro, molto discreto, prima o dopo un concerto, di questo son certa, perché non ho intenzione alcuna di cercare nessun altro tipo di occasione al di fuori da una circostanza legata a uno spettacolo, o altro tipo di incontro col pubblico, o manifestazione pubblica. L’artista mi riconoscerà, anche prima che io, parlando, manifesti la mia provenienza regionale, perché le folgorate hanno tuttintorno un’aura particolare che le rende riconoscibili a un primo sguardo. Poi… Ma, chi lo sa, dopo un concerto c’è sempre tanta gente che desidera incontrare il suo artista preferito, artista al contempo stanco, ma forse contento del momento di incontro e gratificazione, o forse un po’ annoiato, che però sente il dovere-piacere di dedicarsi un po’ al suo pubblico di persone sensibili che lo segue costantemente.

Un’attesa più o meno lunga, altri prima di me, alcuni lo conoscono già, sono i fedelissimi, e poi io…
Ecco come mi piace immaginarmi dopo mesi e mesi di attesa, e dopo centinaia di migliaia di caratteri uniti a formare parole e frasi unite insieme a formare testi spesso molto lunghi, per cui non si può certo dire che mi manchino le parole, tuttavia…

“…E subito nel petto
sbigottisce il mio cuore:
se io ti vedo solo un istante, subito la mia
voce si spegne.
Mi si spezza la lingua, ed una fiamma
sottile mi trascorre per le membra,
ed io non vedo nulla più con gli occhi;
romban gli orecchi.
Freddo sudor m’inonda, ed un tremore
Tutta mi prende, e più verde dell’erba
Io sono, e non mi sembra esser lontana
dalla mia morte.

Mi piacerebbe poter dire che sono versi miei, ma così non è. L’autrice è Saffo, che rende molto bene nella sua celebre lirica, ripresa anche dal poeta latino Catullo, le manifestazioni fisiche di una forte emozione legate alla vista, nel caso dei poeti, della persona amata, (per Catullo l'amata e odiata Lesbia) colta mentre una terza persona si delizia del suo fascino, nel mio caso alla vista in carne ed ossa del “fascinatore” circondato di fans, fino a quel momento del tutto impalpabile e incorporeo.

Tra le persone che mi conoscono, poche sono quelle che pensano che io potrei rimanere senza parole, davanti a chicchessia, anzi pensano che per zittirmi occorra intervenire con la forza, immobilizzarmi e subitaneamente imbavagliarmi; altri ancora sostengono che provvidenziale potrebbe essere l’intervento di una squadra di esorcisti. Io, che mi conosco meglio di tutti, invece non escludo, dopo avergli dedicato tante parole, a Mimmo Locasciulli, di poter rimanere senza proprio durante il tanto atteso breve incontro. Di una cosa però son certa: se non mi verranno le parole sicuramente una gran risata mi soccorrerà, e mi piacerebbe poterla condividere con Mimmo, quella risata, anche senza parole. Solo una cosa spero, che non mi seppellisca: la risata, non Mimmo! Cosa avevate capito?

sabato 20 marzo 2010

MA QUANTO LAVORI, MA SOPRATTUTTO QUANTI GIORNI DI FERIE HAI?


Giusto per non smentirmi mai e non farmi mai i fatti miei. Ho deciso che non dovrà mai più capitare che Mimmo Locasciulli appaia in Tv o da qualsiasi altra parte e io non ne sia al corrente, per cui ho pensato di fare le cose davvero per bene.


Devo dire che è anche piuttosto semplice, alla portata di tutti, e lo sapevo anche da prima quale fosse il percorso, ma è necessario essere più costanti: si fa così, si entra nel sito di Mimmo (in realtà si potrebbe saltare lo step, come dice lui, ma una visita quotidiana bisogna farla) si va alla pagina dei link dove appare anche (indegnamente e non so ancora per quanto) quello di Folgorata; proprio sotto c'è il link di Carta da musica, agenzia che si occupa di promozione discografica, ufficio stampa, eventi e concerti e management per Mimmo e molti altri artisti interessanti. Cliccate e come per magia vi appariranno tutte le indicazioni su dove trovare il nostro amico superimpegnato.


Purtroppo alcune volte è ospite su canali satellitari, e io, che già ho sofferto come una bestia squartata quando, essendo stata la Sardegna fortunata regione pilota nell'adottare il digitale terrestre, mi sono dovuta attrezzare non senza difficoltà, non ho intenzione alcuna di installare l'antenna satellitare, anche se so di perdermi molto. Mimmo sono dolente, ma con tutta la stima, l'affetto, la costanza che ti ho dimostrato, il satellitare proprio no: un po' di sano luddismo ogni tanto non guasta. Mi rimane la possibilità di farmi ospitare da terzi compiacenti (li vedo già che storcono il naso) oppure di immaginarmi la trasmissione, di farmi il film, come si usa dire oggi, tanto me ne faccio tanti. Vedo però che una trasmissione che si intitola Il caffè, dove Mimmo sarà ospite il 22, in onda su RaiItalia, sarà trasmessa anche sabato 27 marzo di notte, sul palinsesto di Rai2. Ecco una veglia in onore di Mimmo la posso anche fare. La trasmissione è dedicata all'Abruzzo e questo mi pare davvero un segno del destino, anch'io ho dedicato la mia precedente puntata all'Abruzzo. Peccato che non l'abbia letta (quasi) nessuno.


In conclusione e promettendo nella prossima uscita un pezzo serio e dettagliato dedicato a... mi domando: ma Mimmo, qualche volta, davanti a quel bel camino della sua Riserva, steso sul suo bel divano, riuscirà ad apprezzare un meritato riposo con un bel piumino sulle ginocchia, con le pantofole tirolesi, e un bicchiere di ottimo cognac, o una cioccolata calda, e magari un gattino che fa le fusa, o un cane steso davanti? Io mi sono stancata solo a pensare alla sua settimana, dal 18 al 21 un impegno consistente al giorno più altri ancora, e lui pimpante e vispo come un adolescente: mi sorge un dubbio, che abbia superpoteri: secondo me il cappello e gli stivali sono magici. Mi è giunta anche voce che nel suo armadio sia custodito anche un ampio mantello fatato...

giovedì 18 marzo 2010

ABRUZZO MON AMOUR



L’ho già scritto tante volte: Mimmo ha un legame strettissimo con la sua terra. Di questo fatto, senza avere in passato notizie particolari che me lo confermassero, sono sempre stata certa. Da quando ho iniziato a documentarmi in maniera approfondita, posso contare su valanghe di notizie che me lo testimoniano.


Quello con l’Abruzzo è un legame indissolubile, un cordone omelicale che mai si reciderà. Uno dei punti cardine del “Locasciulli-pensiero” è la salda fedeltà alle radici. Ciò non vuol dire non andare oltre, ma tenere sempre viva la propria impronta peculiare. Vuol dire essere legato al territorio, al dialetto, alle tradizioni, alle persone. Questo non è in contrasto con un’apertura verso il mondo: Mimmo è contemporaneamente provinciale, nel senso positivo del termine, e internazionale.


D’altronde molti sono gli Abruzzesi nel mondo, e molti hanno raggiunto posizioni di rilievo fuori dalla loro terra, proprio grazie alla tenacia del loro carattere, alla forte tempra.
Gli Abruzzesi che vivono fuori dalla loro regione, ma non solo essi, hanno tendenza a mantenere rapporti saldi, a incontrarsi, se possono si sostengono, e cercano di sostenere e promuovere la loro piccola patria. Fuori dai confini, e questo vale anche per Italiani di altre regioni, Sardi in testa, in genere poco coesi in patria, si mettono da parte piccoli antagonismi o rivalità locali, e si solidarizza molto.

A Roma c’è una nutrita cerchia di Abruzzesi: alcuni sono anche noti, alcuni sono professionisti affermati, intellettuali, altri meno noti e meno affermati. Molti si raccolgono intorno all’Associazione Abruzzese di Roma, fondata da Silvio Spaventa, patriota e politico originario di Bomba in provincia di Chieti, nel 1886, che spesso offre occasioni culturali e d’incontro. Credo Mimmo frequenti, tempo e impegni permettendo. Per Mammabruzzo tuttavia, cerca di esserci sempre.


Molte sono gli eventi culturali, e non solo, in cui lo si può incontrare in Abruzzo: di Scanno abbiamo già ampiamente parlato e non ci torneremo ora. Di Teramo anche.
Spesso si esibisce o partecipa a manifestazioni nella sua terra. Nelle città principali, ma anche in piccoli centri dai nomi suggestivi e curiosi, che io non avevo mai sentito, come Colonnella o Gessopalena. Grazie a Folgorata ho anche ripassato, anzi per molti aspetti studiato ex novo la geografia dell'Abruzzo, regione non troppo nota rispetto ad altre, ma altrettanto ricca di luoghi d'arte, per non parlare della varietà delle bellezze naturali.

Saranno orgogliosi i Pennesi della loro gloria locale? Da quel che leggo in quel piccolo mondo che è il gruppo su Facebook che si riunisce intorno all’ammirazione per Mimmo, dove ci sono Pennesi, o figli di Pennesi, evidentemente lo amano molto.


Tanto per non smentirmi e fare la solita citazione autobiografica, tanti anni fa, nel 1984, conobbi un bel ragazzo pennese che per un breve periodo fu il fidanzato di un’amica. La prima cosa che gli chiesi dopo le presentazioni fu: Sei di Penne? Allora conosci Mimmo Locasciulli! Risposta: Si, è il figlio del veterinario, lo conosciamo tutti, anche se lui abita a Roma. Poi però di Mimmo non ne parlammo più. Il ragazzo partì, e la storia con la bella sarda si concluse presto, senza lasciare troppe tracce.

Si sostengono e si offrono reciprocamente molte attestazioni di amicizia, gli amici d’Abruzzo fuori sede. Ad esempio, domenica, al Piper di Roma, ci sarà una festa, La festa di primavera, organizzata da un signore che fa politica, un abruzzese tenace che si è fatto da sé: un amico e coetaneo di Mimmo. Me l’ha detto lui quando sono entrata nel suo sito, perché per forza di cose, in questo mia piacevole fatica, visito molti siti che mai e poi mai avrei avuto interesse e occasione di frequentare. Insomma domenica pomeriggio a questa Festa di Primavera, che credo sia un’occasione di incontro non solo di amici, ma anche di potenziali elettori, due saranno gli ospiti, abruzzesi, chiamati dal padrone di casa, abruzzese, ad allietare la serata: due personaggi apparentemente agli antipodi: il colto chirurgo cantautore grondante dotte letture e frequentazioni internazionali, e un comico e cantastorie abruzzese per sua stessa definizione (ho visitato anche il suo sito, mai e poi mai mi azzarderei a dare giudizi simili) “ignorante”. Questo signore l’ho trovato altre volte nel mio peregrinare per feste e manifestazioni d’Abruzzo, talvolta anche nelle stesse in cui era presente Mimmo.


Tra una canzone di Idra, Vola vola vola, e forse, dato il contesto, anche Vola vola, una boutade del Signor Comico, che si chiama Germano, ma tutti lo chiamano ‘Nduccio, la serata andrà avanti dalle 17 alle 22. Il padrone di casa mi ha confermato la presenza di ricco buffet abruzzese, e ottimo vino, che piace sia a me sia a Mimmo, solo che lui ha più occasioni per degustarne di nuovi e pregiati, in manifestazioni prestigiose nazionali e internazionali. Sono convinta tuttavia che non disdegni se capita, un onesto bicchiere di vino di buona qualità a prezzo contenuto, o anche, se fatto come si deve, il vino del contadino: basta che non sia vinaccio. (C'è ancora l'opinione diffusa che solo il vino fatto in casa sia quello buono: non è di per sè una garanzia, a volte è pessimo.)


Lui, anzi, Egli, (riscuote di più il suo consenso) ha questo di buono: se la gente gli piace, se si stabilisce un’intesa, sa star bene con chiunque, siano dotti intellettuali, musicisti internazionali, politici illuminati, luminari della medicina o gente senza grandi pretese; lo status, il censo non hanno importanza, quel che conta è parlare la stessa lingua, sia essa inglese, tedesco, yiddish, o abruzzese. Speriamo anche un po’ di sardo, mischiato a latinorum, che non guasta mai. Speriamo anche che non gli venga mai in mente, quando mi legge, il celebre Timeo Danaos et dona ferentes, dato che da un semestre, ormai, ogni mio scritto, oltre che un divertimento per me, è un piccolo dono per lui. Del tutto disinteressato.

martedì 16 marzo 2010

A SAPERLO PER TEMPO, NON SAREI ANDATA AL LAVORO.


Il mio è un destino crudele, una sorte matrigna. Gli dei cospirano contro di me e Mimmo Locasciulli mi coglie alla sprovvista, sorprendendomi al punto che sono ancora attonita. Io me lo immaginavo tutto intento, stamattina, a visitare (non Folgorata, purtroppo, cui dedica quando appare il nuovo post, tre secondi e mezzo, mentre si mette il pigiama o mentre beve il caffè, e gli avanza pure qualche nanosecondo, avendo sviluppato da uomo super-intelligente una tecnica di apprendimento super-veloce: un lungo articolo scientifico in tedesco lo legge e lo memorizza in tre minuti e otto secondi, e contemporaneamente degusta un ottimo vino, e ne compila la scheda di valutazione) i suoi pazienti e invece lui decide di andare ospite a Cominciamo bene. A saperlo prima avrei preso un giorno di ferie, e sarei rimasta inchiodata davanti alla televisione, in trepida attesa del mio inclito nume. Mimmo, mi sono morsicata le mani, per la rabbia e la delusione: ora sono tutte sanguinolente e mi toccherà rivolgermi a uno dei tuoi gentili colleghi isolani, di quelli che conosco io, (qualcuno so che l'hai conosciuto anche tu) che tenteranno di porvi rimedio.
Che cosa ti avrà domandato il simpatico Frizzi, o ti avrà intervistato la signora Di Gati? Quante canzoni hai cantato? Scommetto che c'è stato un siparietto con Rita Forte, scommetto che quando ti hanno presentato lei accennava al pianoforte Intorno a trentanni... forse, o forse no. Hanno chiesto anche a te che senso ha il divismo oggi, e qual'è a tuo avviso quel quid che fa di una persona un sex symbol? (I temi del giorno erano questi, se le mie fonti non sono ingannevoli.) Che dirti, me ne farò una ragione, come di quasi tutto, ma soffro molto, e non in silenzio, come vedi. Scrivere mi aiuta ad arginare e a controllare la sofferenza. Non solo le mani, ma anche il cuore sanguina, anche se quello non sono arrivata a lacerarlo con questi denti da anziana che mi ritrovo.


Mica avevo intenzione, io, di scrivere questo post: ne ho quasi pronto uno chilometrico in cui racconto cose serie (inframezzate però di qualche lepidezza) ma esistono delle priorità, e il fatto che Mimmo vada da Frizzi e Di Gati e io non ne sia al corrente giustifica questo raptus scribendi. Il mio stato d'animo è simile a quello della nivea fanciulla modestamente agghindata per partecipare al gran ballo, che d'improvviso vede sfumare la sua grande occasione: il suo principe preferisce la bionda vaporosa incendiaria in baby doll.

Dato che sono in ballo, ballo e ne approfitto per ricordare a chi si trovasse a passare da queste parti, che nei prossimi giorni Mimmo sarà impegnato in una serie di concerti nel Lazio: il 18 a Colleferro, in provincia di Roma, il 19 nella capitale, e il 20 a Sezze, in provincia di Latina, e di questo abbiamo già parlato qualche tempo fa. Per maggiori dettagli http://www.mimmolocasciulli.com/concerti_ml.html
I primi due concerti, sempre che le mie fonti siano attendibili (io declino ogni responsabilità di cattiva informazione) sono addirittura gratuiti, mentre in quello di Sezze il prezzo del biglietto è davvero popolare, solo 15 euro (io per Mimmo ne pagherei anche 80, come al Live at Sunset nel Landesmuseum di Zurigo quando si scatenò il diluvio universale e gli Svizzeri rimasero lì, sotto la pioggia scrosciante, con i loro impermeabilini a seguire il concerto: gli artisti per fortuna si esibivano sul palco coperto. Ti ricordi Mimmo quanto rimanesti colpito? Anzi anche 150 ne pagherei: ce li ho già nel salvadanaio!) ed è auspicabile che abbia un grande riscontro perchè il ricavato al netto delle spese sarà devoluto ad Emergenza Haiti, e in modo specifico a bambini haitiani già ospitati attualmente in Italia. Andateci o voi che potete.
Io ogni volta che Mimmo si esibisce mi faccio tutto un piano: controllo la disponibilità del volo, mi studio il tragitto del treno, (come nel caso di Sezze) prenoto l'hotel, dopo aver verificato che sia vicino vicino al luogo dove il concerto si svolge, perchè un'anziana indifesa da sola in giro di notte è bene che non vada, mi studio mise, trucco e acconciatura (crocchia e veletta) e poi sto qui, a godermi l'attesa del prossimo, perchè sono una fautrice della filososfia del "sabato del villaggio": al di là della gioia sfrenata davanti a Mimmo in concert c'è il dolce piacere dell'attesa, che è uno dei piaceri più belli. Pregustare una cosa cui si tiene tanto è forse anche più stimolante che viverla. La domenica a me non è mai piaciuta: non sa mantenere le promesse.
Signora Di Gati, signora Forte, affascinanti donne baciate dalla sorte, se permettete vi scriverò in privato: ho una voglia matta di chiedervi che impressione vi ha fatto Mimmo! Devo al più presto sapere se in lui ci sono tracce di divismo. No, se lo reputate un sex symbol non arriverò a chiederlo: anche in una quasi senza ritegno come me, è rimasta una traccia esangue di pudore.

giovedì 11 marzo 2010

TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULL'INDICE DI GRADIMENTO DI FOLGORATA


(MA NON AVRESTE MAI OSATO CHIEDERGLIELO)


Sono verde d’invidia; non è bello provare invidia, non è un sentimento nobile, ma è umano, e io davanti a certe scoperte, non posso che esserlo, invidiosa, anzi invidiosissima, superarcistrainvidiosissima, e credo anche di avere un pochino di ragione. Oggi controllo gli avvisi di Google Alert riguardanti Mimmo. Come ho già scritto, talvolta vi trovo delle notizie interessanti, che possono darmi spunti per scrivere, altre volte, e sono le più frequenti, si tratta di segnalazioni di luoghi virtuali dove il Nostro viene citato, altri in cui vengono pubblicate sue canzoni, con o senza commento: meglio senza, talvolta. Oggi trovo una di queste canzoni, molto nota, molto bella, uno dei manifesti della poetica locasciulliana, pubblicata su un blog che nel titolo richiama un animale da cortile. Clicco sul link per vedere un po’ di che si tratta: nell’ultimo post c’è la canzone nuda e cruda e la foto del Nostro, quella della copertina di Idra, mi pare, non mi sono tanto soffermata. Sono sorpresa nel constatare che ci sono ben 11 utenti online e che oggi quest’accidente di blog ha avuto 571 visite. Cose folli! 571 visite??? Come può essere possibile? Ci deve essere un trucco, oppure quest’animale da cortile è uno molto noto, uno molto importante che scrive cose interessantissime e imprescindibili. Sicuramente deve essere così: io però, la soddisfazione di far crescere il numero delle visite non gliel’ho data, a questo, o sarà una questa?
Ho preferito non leggere eventuali mirabilia, e sono immediatamente uscita, e sono venuta nel mio piccolo regno di regina senza corona (una citazione del Genius loci, seppur adattata, non guasta mai) pronta anche a fare delle confessioni piuttosto intime che forse dovrei tenere per me, ma io senza alcun pudore, esibisco i numeri del mio successo: 1741 visite totali, dal 30 settembre a oggi, 4174 pagine lette. Piccolo numeri, ma per un blog di nicchia che più di nicchia non si può, cosa vogliamo pretendere? 55 visite un giorno in cui un folla oceanica si è riversata su Folgorata, di quelli di maggior afflusso, che ho per forza di cose segnato nel mio diario personale, per un totale di più di settanta pagine lette. Dopo i giorni delle vacche grasse, arrivano sempre quelli delle vacche magre (oggi sono entrati solo quattro visitatori, uno spinto dal motore di ricerca, chiave di ricerca: A. H. sigaretta) e poi ci sono i giorni medi, in cui facciamo diciassette, diciotto ingressi e già è grasso che cola. Dovrei farmi più furba, metterli i nomi di questi benedetti famosi di cui parlo quando parlo di Mimmo, nome e cognome, e non le iniziali puntate come spesso ho fatto ultimamente, quasi a non voler attirare l’attenzione, a non voler disturbare gli “allertati” che un piccolo "affaccio", per vedere che cosa si scrive di loro lo fanno, e se non personalmente, c’è chi lo fa per loro: bisogna monitorare costantemente.

C’è tuttavia uno zoccolo duro di persone che, Dio me le conservi sane e attente, mi sorprende sempre perché, spinte non si sa bene da cosa, quando c’è un nuovo post entrano a trovarmi, sempre, o quasi, con accesso diretto, cioè sanno dove stanno andando, non sbagliano strada. Non lasciano quasi mai tracce, ma non importa, io qualche impronta e qualche briciola, la trovo, e sono contenta. Qualcuno entra di notte, nelle ore più impensate; qualcuno entra anche da luoghi lontani, e mi dico, ma chi saranno, esponenti della diaspora abruzzese nel mondo? Amici di amici di amici di amici, suoi ammiratori che si tengono informati e che leggono qualsiasi cosa Lo riguardi? (Folgorata, tanto per non autoincensarmi troppo, non è "proprio proprio" una cosa qualsiasi.) Qualcuno sarà e qualcuno che con me ha poco a che fare, perché, a parte un altro zoccolo duro di pochissime persone amiche mie che mi leggono (perché le ho prese per sfinimento) i miei conoscenti se la sono filata, perché in buona sostanza non sono interessati ne’ a me, ne’ a Mimmo. Vorrà dire che non ci meritano, peggio per loro.

Quelli che entrano attraverso i motori di ricerca si dividono in più categorie: quelli seri, che usano chiavi di ricerca serie, e talvolta trovano anche risposte serie; quelli a caccia di gossip, e infine quelli che vorrebbero tutt’altre cose, ma digitano delle parole chiave che surrettiziamente li portano a me: difficilmente memorizzeranno l’indirizzo di Folgorata per tornare a visitarla con cognizione di causa. Riferendomi alla prima categoria, devo dire che provo anche un piccolo moto d’orgoglio quando scopro che qualcuno è entrato perché cercava notizie serie su Vanina Vanini, o sui Musicanti di Brema, o sulla Piccola Treccani, o su alcuni altri libri di cui ho parlato, o su Piero Ciampi, o su Marsia e Apollo di Ardengo Soffici, e le trova.

Sorrido molto quando vedo che, nel trascorso periodo carnevalesco, molta gente arrivava da queste parti pensando di trovare istruzioni per confezionare un bel costume da gallo, e in particolare il becco, che deve essere davvero difficile. Molta gente si domanda perché Enrico abbia perso i capelli, come mai usasse gli occhiali bianchi, e cose simili, notizie sulla sua ormai ex miopia in testa. Ancora grande successo per la seconda vita di Mimmo, anzi la prima, cioè quella di chirurgo e nutrizionista. Alcuni desiderano sapere l’indirizzo dello studio privato, e lì, spiacente, non li posso accontentare, e anche se sapessi, non divulgherei.

Una certa (sempre in relazione ai miei modesti numeri) curiosità c’è anche sull’attività forense del giovane Guido; qualcuno vorrebbe sapere come è fatta la casa romana di Gigliola, e c’è perfino chi si domanda se Francesco sia anch’egli un chirurgo, ma molto incuriosce la sua misteriosa vita privata, che se tale è, tale deve rimanere. Non se ne trova traccia da me, a parte i riferimenti al padre illustre bibliotecario.

La fame atavica ha avuto un successo strepitoso, proprio con questa chiave d’accesso, ma molti sono arrivati da me spinti da tematiche molto serie, la fame nel mondo, la bulimia e l'anoressia, e guarda cos’hanno trovato! “Alessandro H. e le donne” hanno suscitato grande attenzione, come pure “le città fantastiche”; cercano da me anche le seduttrici, (post sulla luna, Seduttrice del cielo) ma la chiave d’accesso più curiosa è stata la seguente: “Vorei trovare una bela bionda da andare aleto” (scritto proprio così, uno straniero, o scarsa dimestichezza con l’ortografia?) Chissà cosa avrà pensato questo quando ha visto che non era davvero una vetrina virtuale di cocottes, Folgorata, anche se sono stati citati i letti (d’ospedale) e una “bionda di turno” (la protagonista di Una vita che scappa nell’interpretazione del giornalista “biografo autorizzato” di Mimmo).

Non abbandonatemi, vi prego, “zoccolo duro” o meno, amici che entrate perché volete bene a Mimmo o a me, amanti della notte, dell’alba o visitatori di mezzogiorno, dall’Italia o dal mondo, -dall’Insula pochi, nemo profeta (propheta) in patria - "allertati" o casuali. Certo non sarà il sito della First Lady francese, questo, che a causa dell’altissimo numero di visite, ha mandato in tilt il sistema, e neppure il blog di cui sopra, con 571 visite (non ci credo) in una mattina, (Sic!) ma anche se ce ne fosse uno solo, di lettore, che si ricorda di passare a casa di Folgorata, e magari trova risposta a ciò che cercava, o anche sorride, a volte, o si ferma a pensare, io lo ringrazio e lo curo e ne tengo conto. A chi mi visita mando un abbraccio virtuale e anche un bel vassoio, sempre virtuale, di pardulas, amaretti e una bottiglia di Malvasia di Bosa, così entrate di nuovo per conoscere l’indirizzo dello studio privato di Mimmonutrizionista, e io non ve lo dò: mica ci può andare chiunque!

Poichè in questo post mi sembra di non aver omaggiato abbastanza il Genius loci, lo faccio in chiusura trascrivendo questa canzone tratta dal “mitico” Tango dietro l’angolo tutto intriso di Nuovomondo. A Mimmo Locasciulli New York dà una gran carica: penso ci torni spesso, “a sciacquare i panni in Hudson” a trovare gli amici, a immergersi come dice lui nel cuore pulsante della Grande Mela.

La canzone è Tutto bene: Mimmo ha scritto il testo, l’amico Greg Cohen, cui “indegnamente” dedicherò un pezzo monografico in una delle prossime puntate, la musica.

TUTTO BENE


Testo di M. LOCASCIULLI - Musica di G. COHEN
© 1991 Edizioni Musicali Piccola Luce / Polygram

Tutto bene è una notte chiara
C'è il deserto io non ho paura
Solo gatti e ombre addosso ai muri
Ma io non li conto più
Vado avanti e indietro già da un pezzo
Senza rete senza più dubbi addosso
È un quartiere di terza mano
No non è nebbia è solo fumo

Non c'è niente da spiegare
Meno capisci e meglio va

Tutto bene c'è un po' di luce
Non è freddo so che sei felice
Ho un sassofono nella testa
Io sento quello che mi basta
Non c'è niente da cercare
Meno ti serve e meglio stai
Non c'è niente da scoprire
Meno ti chiedi e meglio va

Tutto bene non c'è più rumore
Io sono l'unico grande attore
Sono il re sono il servitore
Io faccio bene il mio mestiere

Non c'è niente da inventare
Meno ne prendi e meglio stai
Non c'è niente di speciale
Meno succede e meglio va.



New York, 9 novembre 1990, ore 23,25.

Cammino per Washington Square. Un ubriaco spazzola i muri, ha una bottiglia appesa nella mano. Canta parole incomprensibili, disegna nell’aria cerchi con le mani, inciampa, barcolla, tiene il passo. È un artista, è un cantante, è un amante perduto, è il custode dei suoi spettri, è tutto quello che vuole. O che non vuole. E non lo sa. (Mimmo Locasciulli)


Vicinissimo a Cagliari, 11 Marzo 2010, ore 18,44

Sono qui davanti a questo schermo che è diventato la mia seconda vita, ma ne ho anche una prima e una terza e chissà quante altre. Piccole vite minime: la più bella è quella fatta di cose impalpabili e sussurrate, spesso non vissute, di intrecci di pensieri, di piccoli sogni con i piedi però sempre ben aderenti a terra; infinite sono le vite vissute con e nei personaggi dei libri. Poi c’è l’altra vita, quella del lavoro non sempre gratificante, spesso di routine, ma capita a volte che una giornata noiosa si accenda per un incontro, per un’intesa con qualcuno cui puoi essere utile e che magari non vedrai più. O rivedrai, chissà.


Mi guardo le mani, mani di lavoratrice, che consuma chili di crema, ma tanto non serve a nulla, perché non usa i guanti e la crema la leva via subito. Le mani incominciano a presentare qualche macchiolina bruna, regalo dell’età.


Un profumo arriva dalla cucina: ho preparato le polpette che cuociono placide a fuoco basso; mi alzo per andarle a controllare: nessun danno. Le polpette sono una mia specialità, ogni volta introduco qualche variante. Da pranzo è avanzato un piatto di pipe rigate col ragù: il trionfo della carne macinata, oggi. Il primo che entra da Folgorata dopo questo nuovo post, ma non per caso, ha diritto a consumare questa cena modesta. Io vado a letto presto, perché domani mi alzo alle cinque, ma lascio apparecchiato. Mi levo all’ora in cui Mimmo probabilmente va a letto, per lasciarlo anche lui dopo poche ore, perché inizia la sua disciplinata giornata. Ciascuno di noi ha più vite, o ha la possibilità di averle. Non è sempre possibile fare cose eccezionali, almeno non per tutti è così, (non sempre Quisque arbiter fortunae suae, come dice Mimmo, o Faber est suae quisque fortunae, come dico io: è uguale) però ognuno, se vuole, può ritagliarsi degli spazi, abitare stanze solo sue, giardini segreti. Io cerco sempre di coltivarne qualcuno.

domenica 7 marzo 2010

MIMMO DELL'AMICIZIA

Quando, lunedì scorso, appena arrivata al lavoro, la collega del prestito interbibliotecario mi ha annunciato l'arrivo del libro (Mimmo Locasciulli, Il giardino in-cantato, Pescara, Edizioni scientifiche abruzzesi, 2005) che avevo richiesto alla Biblioteca Provinciale di Teramo, mi sono sentita felice. Mi accontento di poco, sono una di quelle persone che davvero è ancora in grado di gioire per piccole cose che farebbero sorridere molte persone, che invece non son mai contente. Il guaio è, semmai, che si tratta di sprazzi di felicità, ma si sa: la felicità non è durevole.
Mi sono sentita come una bambina degli anni sessanta di condizione modesta, di quelle che già in prima elementare ha smesso di credere a Gesù Bambino, (ogni riferimento autobiografico è puramente reale e voluto) davanti a un inaspettato pacco dono contenente la Bambola Michela e il microscopio.
Il mio pacco dono attuale, invece, conteneva il famoso libretto del quale vado parlando ormai da diversi post, e che si è rivelato davvero un piccolo giardino di delizie, molto al di là delle aspettative.
Intanto è un bel libro, proprio dal punto di vista dell'oggetto: bella carta, curato da un punto di vista dell'immagine, dei caratteri usati: elegante, discreto; a un prezzo molto basso, 10 euro: peccato sia esaurito e quindi, per una che si è scelta come pane spirituale Mimmo Locasciulli e tutto ciò che con lui può avere attinenza, e che vuole percorrere tutte le strade possibili per conoscerlo meglio, sia stato necessario ricorrere a un servizio che per fortuna funziona bene: quello del prestito interbibliotecario.
Insomma la mia dichiarazione programmatica era di usarlo come strumento di lavoro, questo piccolo libro, e in effetti sto portando avanti il programma.
Gli ho dato un rapido sguardo quando ne sono entrata in possesso (temporaneo, lo devo rendere entro il 25) e poi già nel viaggio di ritorno a casa, in autobus, ne ho letto una parte. Il resto di pomeriggio, a casa, divorato in un sol boccone, come uso fare io con le cose che mi piacciono. In seguito, ogni giorno, ne ho riassaporato con più calma una parte. Tutta contenta, perchè aprendo le pagine, anzi cogliendo i fiori di quel giardino, aspirandone i profumi, ho trovato cose che non avevo ancora trovato, risposte a domande che non ne avevano ottenuto ancora una o l'avevano ottenuta parzialmente; molte mie curiosità sono state soddisfatte, alcune piccole lacune sono state colmate, e molte mie intuizioni, non suffragate da dati concreti, hanno trovato conferma.
Se provo a guardarmi con un po' di matura obiettività, quasi uscendo da me stessa, vedo una ragazza vecchia che sorride tutta contenta perchè, "Ma guarda, è davvero così come avevo pensato io!" e questa ragazza mi fa da un lato una certa tenerezza, dall'altro mi fa molto ridere, e penso anche che mi dovrò attivare fin d'ora per cercarle un succedaneo di quel pane spirituale, quando l'avrà mangiato tutto, certa che niente sarà più come prima, dopo un'esperienza così coinvolgente e sconvolgente. Certa è una cosa: il succedaneo non sarà un altro cantante, ne' è detto debba essere una persona. L'importante è che sia una passione.
Nel libro ci sono diverse foto: alcune le avevo già viste da altre parti, nel sito di Mimmo, ad esempio, ma non solo. Ce n'è una di Mimmo con la barba, degli anni settanta; c'è quella di Mimmo cinquantenne che è una delle mie preferite; ce n'è una di Mimmo ragazzino, magro magro, con quel boccolo sulla fronte, alle prese con il suo Farfisa, che dice di aver comprato di nascosto dai genitori, e di aver convinto il venditore a fargli firmare delle cambiali. Quando mai si potevano far firmare delle cambiali a un ragazzino, seppur con ottime capacità di persuasione? Mimmo qui si diverte ad ammantare di un'aura di leggenda il suo passato.
Ci sono due amici che parlano di lui, in questo libro: il primo, è l'autore di una dedicatoria molto dotta tutta intrisa di cultura classica, intitolata Mimmo dell'amicizia, sulla falsariga del Laelius de amicitia ciceroniano. Questo signore l'avevo incontrato già nel corso del mio "andar per Mimmo" e li avevo visti insieme in una foto, in occasione di una manifestazione nell'Università abruzzese, di cui, questo insigne intellettuale, è stato promotore e rettore. Amici da tanto tempo. Ho cercato di nuovo sue notizie e ho scoperto che non c'è più. Un altro che se n'è andato degli amici di Mimmo; ne ho già incontrati diversi, che sono partiti anzitempo, e ogni volta mi sono trovata a riflettere e a pensare come Mimmo si ponga, di fronte a un dolore di questo tipo, purtroppo non infrequente, e anche, mi rendo conto che l'argomento non è uno dei più facili, che rapporto abbia con la morte.
Non voglio ora raccontare tutto il libro. Consiglio ai miei pochi lettori, sempre che non l'abbiano già fatto, perchè ricordiamolo, sono io, non gli altri, che cerco di recuperare tutto il tempo perduto, che colmo un decennio abbondante di astinenza, fagocitando tutto ciò che può saziare la mia fame di conoscenza, di leggerlo. Il libro è uscito nel 2005, e anche se non credo abbia avuto larga diffusione, un certo numero di fans entusiasti potrebbe averlo letto. Tu, Piumino, l'hai letto? Se no, fallo al più presto, vai in Biblioteca a Pescara o a Teramo, o chiedi a Mimmo, quando vai a salutarlo dopo il prossimo concerto, di prestartelo. Rimarrai incantato.
Nel capitolo intitolato "Autobiografia in terza persona" ho trovato come accennato prima molte cose nuove, o molti anelli mancanti, o tessere per completare con più precisione il mosaico, io che sono fissata con le notizie minute e i dati precisi, che vorrei sempre far quadrare i conti. Mi ha colpito molto il modo di raccontarsi di Mimmo, molto schietto e per niente preoccupato di mostrare alcune sue insicurezze, o timori. Ci sono delle espressioni che ricorrono molto nei suoi racconti: eccitazione e ispirazione. Si respira in quelle pagine l'entusiasmo che animava il protagonista quando si trovava a vivere certe situazioni.
Una sorpresa molto gradita è stata trovare nel libro tre poesie giovanili di Mimmo (una, Silenzio, l'ho pubblicata qualche giorno fa). Altrettanto gradito è stato trovare tre prose, anzi P-rose, trattandosi di giardino. Avevo la curiosità di sapere come scrive Mimmo, e quindi è stato molto bello trovarmi davanti a tre brevi scritti di argomento diverso, ma tutti con chiari riferimenti personali.
Nel primo, con alcune modifiche riguardanti nomi, e altre varianti, ho ravvisato una storia familiare e di amicizia, che ha come protagonista un nonno ebbro di gioia, alla nascita del primo nipote maschio, che potrebbero essere davvero il nonno e il fratello maggiore di Mimmo.
Il secondo è uno scritto molto bello e profondo, di lettura meno immediata del primo, sulla capacità dell'artista di sentire le emozioni e di elaborarle, di viverle, ma anche di osservarle, di nutrirsene senza lasciarsene sopraffare (sto semplificando, per brevità) per poterle poi trasmettere, elaborate, ai fruitori della sua opera. Un pezzo lucido, intelligente, sentito, che ha bisogno di una lettura attenta, di un po' di concentrazione.
Il terzo é una riflessione personale che nasce dal desiderio di staccare la spina in un momento di stanchezza profonda. Cosa c'è di meglio che progettare un nuovo viaggio, magari in Africa? L'entusiasmo iniziale viene meno quando l'autore si sofferma a pensare alle guerre, alle carestie alle malattie, alle sofferenze e alle tragedie di questo continente. "Non ho più voglia di andare da nessuna parte" è l'amara conclusione di questo scritto.
Al di là del contenuto, ho apprezzato lo stile narrativo di Mimmo. Uno stile chiaro, pulito, essenziale, senza essere freddo. Maschile, si potrebbe capire che a scrivere è un uomo, anche se l'autore fosse anonimo. Periodi brevi, in genere. In ogni caso, lineari: non di quei periodi in cui bisogna andare indietro a rileggere perchè a un certo punto ci si perde. Nessun ricorso alla parola ricercata ad ogni costo, all'effetto speciale; semplice, ma curato; c'è l'uso costante del pronome personale maschile di terza persona "Egli" con funzione di soggetto. Questo l'avevo già notato in altri casi, anche nelle note biografiche del sito. In effetti è corretto così, anche se sa un po' di scolastico, e se oggi si accetta tranquillamente l'uso del più informale "Lui" il cui uso corretto sarebbe quello di complemento. Mimmo segue le regole tradizionali. Una prosa corretta e onesta, quella di Mimmo. In perfetta sintonia con i pensieri espressi.
Sai Mimmo che ti dico? Che sarei proprio contenta di trovare un tuo libro prossimamente in libreria. Un libro di racconti, o un romanzo, anche breve. Mettiti a scrivere, comincia una di queste notti. Guardati intorno, o guardati dentro, come vuoi, ma questa volta, ti prego di non farlo crocifisso su una sedia: mettiti comodo. Non è necessario scrivere cinquecento pagine: non è la quantità, che conta. Io aspetto. Nel frattempo io continuo a scrivere di te, "finchè ce n'è ce n'è", come dice quel tuo amico, cantante regista poeta e scrittore: generi diversi, non si potrebbero, ne' dovrebbero fare paragoni; in ogni caso, e questo è il viatico per un buon sonno, che tra qualche ora coglierà anche te, (è passata la mezzanotte) che domani devi calarti nella tua disciplinata vita reale, per poi gustarti meglio la tua vita fantastica, sei molto meglio tu, credimi.

mercoledì 3 marzo 2010

Primo fiore colto


1966

In un paese della provincia di Pescara, che si chiama Penne, vive un ragazzo. Ha diciassette anni, è bruno, magro; gli piace la musica: suona l'organo in un gruppo musicale, un complessino, come si diceva allora; oggi si direbbe una band. Ha un carattere determinato; è un giovane leader, e in genere se decide di realizzare un progetto, ci riesce. Studia, con successo, ma ama anche divertirsi: non è un secchione. Si è già "innamorato" diverse volte, ha in passato confidato alla carta certi acerbi amori adolescenziali; forse ora è innamorato, forse finalmente è corrisposto. Non gli mancano i numeri per incantare una ragazza, anche se non fa nulla di troppo per mettersi in mostra, ne' ha atteggiamenti da piccolo "sciupafemmine". Lo caratterizza un certo entusiasmo, uno spirito romantico. Gli piace stare con gli amici, ma ha anche dei momenti in cui ama ripiegarsi su sè stesso, nutrirsi di poesia, altrui, e cimentarsi nella stesura di versi, suoi. Sa già da qualche anno che da grande farà il medico, lo ha già deciso: l'abbiamo detto che è determinato. Realizzerà anche molte altre cose. Alcune, allora, in quel lontano 1966, forse non arrivava neppure a sognarle.

Le sue poesie non sono convenzionali: dentro ci sono i suoi pensieri e l'eredità di altri che ha letto, ammirato e assimilato. Sono un po' criptiche, le sue poesie, e questa è una caratteristica che in molti casi, sarà presente nella futura produzione artistica che, ancora ignaro, lo attende.

Il giovane poeta si chiama Mimmo Locasciulli.

Nel mio lavoro di aiuto giardiniere, che di fatto più che un lavoro é un'ammirata permanenza e contemplazione di un giardino in-cantato, mi sono lasciata inebriare dal profumo di questo primo fiore, non ancora del tutto sbocciato.

Vediamo se con un po' di magia riesco a fare in modo che se ne inebri anche qualcun altro.



Silenzio


C'è silenzio nella tua casa

E forse tu non pensi a niente

Pensano forte

I mendicanti pazzi

Venuti da Ragusa


Quando la notte sfuma

-lontano-

Misurane il silenzio

E i tuoi numerici pensieri

Se ne andranno in tilt


Tu cogli ciclamini

E li lasci andare al vento

Che li uccide


C'è silenzio nella tua casa

E forse tu non pensi a niente

La tua logica è un mistero

Per chi si appende alla sua vita


Uomo di silenzio

Giardino inaridito

Ciclamini abbandonati

martedì 2 marzo 2010

Ci vediamo a Regensburg



Che poi sarebbe Ratisbona, antica città della Baviera della quale molto si è sentito parlare in questi ultimi anni perchè un "Illustre Signore", prima di trasferirsi dalle parti dell'Ospedale dove lavora il nostro artista (del bisturi, in questo caso), ha insegnato teologia nella prestigiosa Università della città. Chi è lo dovete indovinare voi, io non lo scrivo, perchè si sa, come sono questi personaggi famosi, hanno tutti attivato il servizio di Google Alert che li informa di tutto ciò che viene pubblicato on-line su di loro, e sarei molto a disagio se entrasse da Folgorata e non la trovasse in linea con i suoi dettami... Umorismo discutibile a parte, ci tengo a informare il mio popolo, che essendo molto avveduto, ed essendo prima di tutto popolo di Mimmo Locasciulli, (ma io sono molto più di nicchia) lo saprà già da tempo, di un altro evento che lo vede protagonista. Il solito pretesto per far fare ginnastica alle dita. Dunque il 5 di marzo, venerdì prossimo, quindi molto presto, alle ore 20, alla Runtingersaal di Regensburg, si terrà un concerto della Premiata Ditta Locasciulli & Son, Mimmo e Matteo. Per una serie di circostanze che conosco meglio per ciò che concerne la frequentazione di Mimmo con la Svizzera tedesca, e che presto narrerò, (HELP!!!) ma quasi per nulla per ciò che riguarda la Germania, il Nostro usa e ama esibirsi nei paesi germanofoni, e immagino dietro questa scelta non ci siano solo incontri e un intreccio di coincidenze, ma anche un sincero interesse per i luoghi, la lingua e la cultura. C'è molto Sturm und Drang nella sua personalità, di questo sono fermamente convinta. In passato ricordo di aver scritto che Mimmo probabilmente aveva intrapreso anche lo studio del tedesco, proprio per comunicare con il pubblico e con tutti quelli che girano intorno alla sua musica in quei paesi. Riflettendo, penso che forse lo conoscesse già, almeno a un livello basico, per potersi magari avvicinare a un testo scientifico: molte pubblicazioni mediche di rilievo sono in tedesco, oltre che in inglese. Mi tornerebbe utile la sua consulenza per tradurre i numerosi articoli in tedesco che lo riguardano, le interviste, anche se devo dire che in maniera del tutto istintiva ed empirica, per una serie di elementi che senza essere ne' germanisti, ne' troppo intelligenti, ma solo appena appena attenti, se uno si affaccia su qualcuna di queste interviste coglie subito un piglio scherzoso, e dei riferimenti piuttosto espliciti che nelle interviste italiane quasi mai si colgono. (Solo in un video tratto da un concerto.) Non che io voglia essere sibillina ad ogni costo, semplicemente rispetto quella che mi appare come una precisa volontà dell'artista. I curiosi vadano a leggersi la stampa estera. Eccomi dunque a caccia di notizie sul concerto di Regensburg, armata di entusiamo e pazienza, e di un bel dizionario italiano-tedesco, tedesco-italiano. Da quel che mi pare di capire, ma metto subito le mani avanti e avviso che potrei aver travisato, il concerto del 5 è all'interno di un ciclo di manifestazioni volute dall'Associazione culturale Italianistenverbandes, che accoglie al suo interno docenti proveniente da Austria, Svizzera e Germania, che insegnano nei rispettivi paesi la lingua e cultura italiana. Le Deutscher Italianistentag 2010 sono incentrate sul tema "Testo e ritmi" e si svolgono in collaborazione con l'Università di Regensburg, Dipartimento di lingue romanze, dell'Istituto italiano di Cultura di Monaco e della Società Dante Alighieri di Regensburg. Se avessi scritto sciocchezze e qualcuno, anche delle istituzioni citate dovesse casualmente leggermi, perchè "allertato" e sentisse l'esigenza di correggere o precisare, come al solito non mi sentirei sminuita, ma al contrario arricchita.


La sala sarà piena, immagino, come spesso in occasioni del genere. Magari ci sarà anche qualcuno che Mimmo non sa nemmeno chi sia, anche se lui dice (e mi fido ciecamente) che in Svizzera è molto noto, e anche in Germania lo è abbastanza, questa potrebbe essere l'occasione per imparare a conoscerlo e ad apprezzarlo. Per quanto mi riguarda come al solito muoio di invidia: la sola idea di pensarlo mentre con quella voce parla e magari canta in tedesco, (qualcosa dirà anche se i dotti partecipanti sono studiosi di italiano) mi fa andare in brodo di giuggiole. Meno male che avevo giurato di non gratificare mai più un uomo, in vita mia, mai più. (Ma tanto Mimmo è come già detto più volte, categoria a sè: è l'eccezione che conferma la regola.)

Auf wiedersehen!




lunedì 1 marzo 2010

Contratto a tempo determinato


Ho trovato un nuovo lavoro: un lavoro a tempo, precario, non remunerato, perfettamente in linea con le caratteristiche del lavoro, oggi: scordiamoci il posto fisso, adattiamoci, ma facciamo esperienza e mettiamoci impegno: lavorerò come aiuto-giardiniere nel Giardino in-cantato di Mimmo Locasciulli. Un lavoro che mi terrà occupata per un po', e che svolgerò con immenso piacere: ho già approntato vari tipi di terriccio, zappette, rastrelli, e indosserò una tuta da lavoro, stivali di gomma e un cappello di paglia. Acqua ce n'è in abbondanza e la primavera è alle porte, quindi lavorare all'aperto sarà un piacere. Dei fiori del giardino, quelli che riuscirò a cogliere, farò sentire su queste pagine il profumo. Molti non riuscirò a coglierli, e forse saranno i più belli.

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